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In Veneto la geotermia è in fase di sviluppo e la Regione regola il settore

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A Vicenza sarà utilizzato un vecchio pozzo geotermico per alimentare la rete di teleriscaldamento e la giunta regionale ha approvato un documento che fornisce indicazioni operative in materia di ricerche e concessioni di risorse geotermiche.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La geotermia a bassa entalpia è una sorgente che si presta in maniera eccellente per l’uso diretto come fonte di calore e per la fornitura di acqua calda sanitaria.
La temperatura della terra già alla profondità di 20 m è pressoché costante intorno a 12° gradi tutto l’anno, e in media questa temperatura aumenta di circa 3° ogni 100 m di profondità (il cosiddetto “gradiente termico”), e giacché questo fenomeno si riscontra quasi ovunque, appare evidente che l’utilizzo delle sonde geotermiche per alimentare i sistemi di riscaldamento in inverno, raffrescamento in estate e acqua calda sanitaria tutto l’anno potrebbe essere molto più esteso di quanto lo sia attualmente.
Questo tipo di utilizzo della sorgente geotermica non è invece così diffuso come sarebbe auspicabile, a parte alcune eccezioni, che riguardano un centinaio di comuni italiani, tra cui Vicenza.
A Vicenza il servizio di teleriscaldamento è stato attivato nel 1990 e nacque per sfruttare proprio una risorsa geotermica, attraverso il pozzo di via Cricoli realizzato da AGIP – ENEL nel 1983 (profondo ben 2.150 metri).
In realtà la rete si è poi sviluppata senza il ricorso al pozzo geotermico che non è stato utilizzato per ragioni di convenienza economica; il sistema utilizzato da AIM era incentrato sulla cogenerazione dove per scaldare l’acqua, viene utilizzato anche il calore residuo derivante dal tradizionale processo di produzione di elettricità, recuperando così un’energia che altrimenti andrebbe dispersa.
I vantaggi del teleriscaldamento (risparmio energetico e minore impatto ambientale, e risparmio economico per gli utenti) hanno spinto AIM a sviluppare il progetto che al 31 dicembre 2012 contava 9.808 appartamenti allacciati alla rete, per una volumetria riscaldata di 2.197.000 metri cubi; la tipologia delle utenze allacciate è per il 27% di tipo residenziale e per il restante 73% appartenente al terziario.
Da qualche anno l’azienda ha ripreso in considerazione l’ipotesi dello sfruttamento del pozzo  geotermico già esistente con l’obiettivo di ottenere per questa via fino a 7 milioni di kilowattora termici all’anno, pari a circa il 20% del fabbisogno complessivo del servizio di teleriscaldamento.
L’acqua calda proveniente dal pozzo geotermico sarebbe inserito all’interno dell’attuale sistema di produzione di calore in cogenerazione, che alimenta la rete cittadina.
Il sistema prevede un piano di monitoraggio rivolto al controllo dell’acquifero profondo e dell’impatto ambientale conseguente alla restituzione nel fiume Astichello del fluido geotermico. Le caratteristiche molto favorevoli dell’acqua, infatti, consentono lo scarico nel rispetto dei parametri chimici, fisici ed ecotossicologici.
Per fornire un quadro di riferimento normativo è intervenuta recentemente la Regione Veneto, che, basandosi su uno studio condotto dall’ARPAV (L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) ha approvato un documento che fornisce indicazioni operative in materia di ricerche e concessioni di risorse geotermiche.
Il documento è stato approvato dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore all’ambiente Maurizio Conte, di concerto con l’assessore all’energia Massimo Giorgetti.
«Il Veneto – ha spiegato quest’ultimo- per le proprie caratteristiche geologico-strutturali è interessato dalla presenza nel sottosuolo di importanti risorse geotermiche caratterizzate da temperature inferiori a 90°. Ma l’utilizzo delle acque geotermiche pone in ogni caso una serie di problemi che devono essere sempre affrontati nella valutazione del rapporto costi/benefici relativo a questo tipo di attività. A questo proposito, va rilevato che nel Veneto esiste il principale polo termale d’Europa costituito dal bacino di Abano in provincia di Padova, insieme ad altre importanti realtà».
La Regione ha perciò deciso di subordinare ogni autorizzazione concernente la ricerca e concessione di risorse geotermiche nel sottosuolo del Veneto all’acquisizione di ulteriori conoscenze di carattere generale sulla loro utilizzabilità, al fine di consentire una valutazione complessiva circa la compatibilità delle estrazioni e dello sfruttamento nel tempo dei giacimenti.
Lo studio affidato ad ARPAV era volto alla comprensione degli attuali utilizzi della risorsa per procedere ad una loro razionalizzazione, dati anche i nuovi impulsi allo sviluppo di usi diversi da quelli termali.
La giunta veneta ha inoltre dato mandato alle strutture regionali competenti di procedere con l’istruttoria delle richieste di permessi di ricerca e delle concessioni per usi geotermici in tutto il territorio veneto.