In questo modo, secondo le due realtà che rappresentano gli operatori del settore, il principale attore atteso in Europa nel settore del residenziale non avrà un futuro e nemmeno un presente. Escludendo le pompe di calore geotermiche dal 65%, di fatto, si perderebbe ogni incentivo di valore, in quanto, «il Conto Energia Termico (CET) emanato a fine dicembre 2012 non elargisce più del 9% del reale investimento necessario per installare una pompa di calore geotermica che produce energia termica per i nostri appartamenti all’80% rinnovabile (20% di elettricità), contrariamente a quanto diffuso in più occasioni dal MiSE, dal GSE e dai media secondo i quali i contributi coprirebbero circa il 40% dell’investimento».
Inoltre, sempre secondo il consorzio GeoHP ed ANIG hp «ad oggi non esiste nessuno sgravio sull’acquisto di elettricità necessaria ad alimentare le pompe geotermiche e dunque c’è il pagamento pieno della componente A3 che sostanzialmente rappresenta il tributo al Fotovoltaico ed alle FER elettriche in generale: le FER termiche devono finanziare le FER elettriche che già hanno mietuto a man bassa».
Infine, «ai sensi del D.M. 28/12/12, l’AEEG avrebbe dovuto già emanare una nuova tariffa dedicata alle pompe di calore: siamo in alto mare! Sappiamo che ci vorranno mesi e probabilmente più di un anno ancora».
Per questo gli operatori del settore rappresentati dal consorzio e dall’associazione chiedono che venga riconsiderata la decisione dell’esclusione degli impianti geotermici a pompa di calore dalla nuova misura del 65%, mantenendo la possibilità di usufruire della detraibilità fiscale piena del 65% lasciando ai consumatori la decisione se utilizzarla o preferire altre misure di incentivazione, così come è ora possibile per i pannelli solari termici.