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Dall’olio usato in cucina si produce il “biodiesel”

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Prersentato il progetto Recoil cofinanziato con fondi comunitari nell’ambito dello strumento Life+.

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: S.L.

Raccogliere porta a porta l’olio esausto utilizzato in cucina per ricavarne biodiesel, trasformandolo così da rifiuto a nuova fonte di energia. Parte a luglio a Castell’Azzara la sperimentazione per un anno del progetto Recoil, cofinanziato con fondi comunitari nell’ambito dello strumento Life+. Castell’Azzara farà da comune pilota del progetto insieme ad Ariano Arpino (Avellino). Tutti i cittadini di Castell’Azzara riceveranno nei prossimi giorni un piccolo imbuto in plastica (riciclata al 50%) con cui gli oli esausti (da quello delle fritture all’olio di conserva del tonno, solo per fare due esempi) potranno essere versati in una bottiglia di plastica. Una volta al mese un incaricato passerà a ritirare la bottiglia da ogni abitazione. Durante i 12 mesi di sperimentazione del servizio la raccolta porta a porta dell’olio esausto sarà monitorata con un sistema informatico che consentirà di valutarne i risultati. I partner del progetto, oltre ai due comuni che lo sperimenteranno facendo da apripista, sono la società di consulenza energetico-ambientale Azzero Co2, Legambiente e il Conoe (Consorzio smaltimento oli esausti). «L’adesione del nostro Comune è il segno di una comunità ormai pienamente responsabilizzata sui temi ambientali – spiega il sindaco Marzio Mambrini – Per noi il progetto Recoil è solo la nuova tappa di percorso virtuoso che comprende i chioschi dell’acqua che hanno ridotto drasticamente le bottiglie da smaltire, il centro di raccolta comunale, le compostiere domestiche e la raccolta porta a porta dei rifiuti. Qui grazie al porta a porta in soli dieci mesi siamo passati dal 18 al 54 per cento di raccolta differenziata, il miglior risultato in tutta la provincia». «Non si devono dimenticare – osserva Angelo Gentili di Legambiente – i danni provocati dallo smaltimento incauto dell’olio esausto nel lavandino o nel water: finendo nella rete fognaria l’olio inquina fiumi e mari quando invece può essere recuperato per farne biodiesel». «Aziende e ristoranti hanno l’obbligo per legge di smaltire correttamente gli oli esausti – ricorda Ilaria Bientinesi di Azzero Co2 – ma la quantità di oli esausti prodotti dalle abitazioni private è ancora maggiore. Poi che il biodiesel si può fare anche con olio vegetale vergine ma in questo modo si evita la dispersione in ambiente di oli vegetali nocivi all’ambiente riutilizzandoli per scopi energetici».
(s.l.)