Milano Con le energie rinnovabili, l’Italia riuscirà a guadagnare fino a 49 miliardi di euro grazie alla ricadute sull’occupazione, al risparmio sull’import di combustibili fossili e all’effetto positivo sul prezzo dell’elettricità. È questa la previsione contenuta nell’ultimo rapporto Irex 2013 di Althesys che abbraccia il periodo dal 2008 al 2030. Intanto, il documento riporta che ammontano a 10,1 miliardi di euro gli investimenti nelle rinnovabili italiane nel 2012. Nell’ultimo anno sono state censite 217 operazioni per 7.729 megawatt di potenza installata. Se una parte degli investimenti è per operazioni finanziarie, fa notare lo studio, altri 6,15 miliardi sono per nuovi impianti, con effetti su indotto e occupazione valutati — a trend confermato — tra 45mila e 60mila occupati in più al 2030. Irex conferma poi la corsa delle nostre imprese fuori dai confini nazionali (+55% sul 2011), con un peso crescente in nuovi contesti geografici. Di particolare rilievo i paesi della nuova Europa — primi tra tutti Bulgaria e Romania, quest’ultima con un aumento degli incentivi pari al +123% dal 2011 — e delle nazioni extraeuropee (oltre ai Bric, Usa, Messico e Giappone). «La mappatura delle operazioni relative ai grandi impianti compiute nel 2012 mostra un’industria delle energie rinnovabili in profondo cambiamento — commenta Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e capo del team di ricerca — condizionata dagli ultimi interventi legislativi e che attraversa una fase di ripensamento strategico e di progressivo consolidamento ». Esaurita la fase di tumultuosa crescita, il settore è sempre più appannaggio degli operatori industriali e dei player di maggiori dimensioni. In effetti, secondo il report, sul mercato interno accelera l’eolico, anche per realizzare i progetti prima dell’entrata in vigore del nuovo sistema di remunerazione basato sulle aste. Mentre il fotovoltaico, nonostante la crisi del settore a cui si accompagnano razionalizzazione e recupero d’efficienza nella gestione degli impianti, ha ridotto di 1,4 miliardi di euro i costi dell’elettricità nel nostro paese. L’anno scorso il cosiddetto peak shaving era stato di 400 milioni. L’analisi costi-benefici, dal 2008 al 2030, mostra un saldo positivo compreso tra 18,7 e 49,2 miliardi di euro. Questo risultato, nel minimo in linea con quello dell’anno scorso, sconta il minor valore che il mercato attribuisce al fattore ambientale. Il prezzo degli Eua (European unit allowances, i titoli della CO2), ai quali è valorizzata la riduzione delle emissioni, è infatti calato di oltre il 40% nel 2012. Nonostante ciò, l’eco-beneficio resta elevato: nel 2030 le emissioni di gas serra evitate grazie alle fonti di energia pulita saranno tra 68 e 83 milioni di tonnellate, per un valore economico compreso tra i 2,9 e i 3,6 miliardi di euro. Più in generale, per tutto il settore green (eolico, fotovoltaico, hydro, geotermico, biomasse e waste-to-energy) si conferma la discesa dei costi tecnologici, ma non di quelli burocratici. Anche se, nell’analisi dei costi di produzione la tecnologia rappresenta ancora, insieme al capitale, la principale voce di costo (25,8-36%), contemporaneamente al calo di questa specifica componente cresce il peso di quella burocratica, che rappresenta in media il 9,4% per l’eolico e il 3,4% per il fotovoltaico, circa un punto in più dell’anno precedente. Se in Italia sembrano oltremodo positivi i possibili sviluppi del mercato delle rinnovabili al 2030, non lo sono da meno nel resto del mondo. Come risulta da una ricerca realizzata dagli analisti di Bloomberg New Energy Finance che hanno stilato tre scenari differenti (“New Normal”, “Barrier Busting” e “Traditional Territory”) prendendo in considerazione aspetti diversi: la situazione economica, la crescita della domanda mondiale e locale di energia, lo sviluppo delle tecnologie e l’abbassamento dei costi. Secondo lo scenario più ottimistico (“The New Normal”), nell’anno 2030 gli investimenti in energie rinnovabili raggiungeranno i 630 miliardi di dollari, più di tre volte rispetto a quelli del 2012. Questa cifra, superiore del 35% rispetto ad un altro studio realizzato da Bloomberg l’anno scorso, dovrebbe portare ad una capacità installata pari a 35.000 GW, il 25% in più rispetto al precedente studio. Basandosi sulle proprie stime dei prezzi di gas e carbone, gli analisti di Bloomberg ritengono che solo il 25% della nuova capacità tra il 2012 e il 2030 proverrà da gas, petrolio e carbone, mentre ben il 70% deriverà da energie rinnovabili e il restante 5% dal nucleare. Una stima più ottimistica rispetto a quella prevista nel new policies dell’International Energy Agency secondo il quale nello stesso periodo la nuova potenza installata derivante da tecnologie rinnovabili sarà pari al 57%. Gli altri due scenari, anche se meno ottimistici, delineano comunque una crescita del settore delle rinnovabili. Secondo quanto riportato in “Barrier Busting”, lo sviluppo delle energie rinnovabili richiederebbe investimenti di circa 880 miliardi di dollari e una spesa aggiuntiva di circa 2 trilioni di dollari derivante dalla necessità di migliorare le infrastrutture, come i sistemi di accumulo e di trasmissione. L’ultimo scenario, “Traditional Territory”, descrive in maniera più pessimistica il futuro dell’economia globale le cui difficoltà inciderebbero negativamente anche sulle rinnovabili con investimenti pari a 470 miliardi di dollari fino al 2030.