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Lo sviluppo della geotermia a rischio

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Si è chiuso con questa nota di allarme il workshop organizzato dall’Unione Geotermica Italiana (UGI) e dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) lo scorso 16 aprile a Roma: per scongiurare questo rischio è “necessaria una cooperazione Stato-Regioni per un quadro normativo efficace“

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Tema dell’incontro, presieduto da Franco Terlizzese della Direzione Generale Risorse Minerarie ed Energetiche del MiSE e da Walter Grassi, Presidente dell’Unione Geotermica Italiana, le prospettive delle attività di ricerca per lo sviluppo sostenibile della generazione geotermoelettrica in Italia.
All’incontro sono intervenuti i rappresentanti di quasi tutte le circa trenta aziende che hanno recentemente richiesto -ed in parte ottenuto- permessi di ricerca sul territorio nazionale, oltre ai rappresentanti di varie Università, CNR-IGG, INGV, Consiglio Nazionale dei Geologi, dei settori energia delle Regioni Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Campania,Sardegna e Lombardia.
Le relazioni tematiche sono state affidate per UGI a Giorgio Buonasorte (“Lo scenario delle nuove iniziative di sviluppo della geotermia in Italia”) e a Tommaso Franci per UGI, (“Normativa, incentivi e criticità regolatorie”); a Elda Fiorillo del MiSE (“Attuali prospettive e possibilità interpretative della normativa vigente), a Luigi Di Francesco di Broker Studio (“Soluzioni ottimali per la gestione assicurativa del "rischio minerario").
Il dibattito, aperto ai partecipanti, è stato caratterizzato da numerosi interventi in rappresentanza delle principali imprese del settore.
Dal workshop è emerso un documento in cui UGI  dichiara di aver “ apprezzato la scelta del Governo di dotare il Paese di un atto di indirizzo strategico delle politiche energetiche, e che per ottenere questo risultato sia stato attivato un processo di consultazione pubblica rivolto a tutti i soggetti interessati a dare un contributo nella prospettiva degli interessi generali dell’Italia”. Ritiene inoltre che sia “ particolarmente positivo il riconoscimento nella SEN della geotermia come fonte rinnovabile virtuosa, la cui tecnologia ha maggiori tradizioni e ricadute sulla specifica filiera nazionale, rispetto a tutte le altre tecnologie nel settore elettrico”.
Nello stesso tempo, tuttavia, UGI ribadisce “che per il conseguimento di questi obiettivi sono necessari interventi conseguenti, che lo sviluppo della geotermia -oggi a rischio-  sarà possibile solo in presenza di un quadro certo di regole, sia dal punto di vista dei sistemi di incentivazione che dei regimi autorizzativi“.
UGI ricorda inoltre le stime contenute nel PAN riguardo agli aumenti della capacità geotermica pari a circa 170 MW, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh e sottolinea che i risultati ottenuti a seguito delle  politiche “rendono possibile il raggiungimento degli obiettivi 2020“.
In poco più di due anni sono state, infatti, presentate in Italia circa 120 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche da utilizzare per la produzione di energia elettrica, come conseguenza del riassetto della normativa di settore, che con il dlgs. n. 22/2010 ha  liberalizzato l’utilizzo della risorsa geotermica.
“Questo nuovo interesse per il settore –sottolinea ancora l’Unione Geotermica Italiana- trova spiegazione anche in fattori di natura tecnologica; infatti le richieste per i nuovi permessi di ricerca fanno spesso riferimento alla possibilità di produzione geotermoelettrica da risorse di media temperatura (ovvero con fluidi dalla temperatura compresa tra 130 e 150 gradi centigradi),  resa possibile dal consolidamento tecnologico degli impianti a ciclo binario, come quelli che utilizzano fluidi di lavoro organici a ciclo Rankine. Tecnologie tra l’altro in cui l’industria Italiana è ben presente”.
Complessivamente sono stati richiesti permessi per una superficie molto estesa, maggiore di 10.000 km2, dei quali più di 4.900 km2 in Toscana e 3.200 km2 nel Lazio.
UGI indica inoltre che le richieste hanno interessato non solo la Toscana -territorio di tradizionale sfruttamento geotermico che ne può contare ben 54-  ma molte altre regioni: in Alto Adige ne sono state presentate 9, nel Lazio 39, in Sardegna 7, in Sicilia 6, in Campania 2 e una offshore nel Mar Tirreno.
Per circa una cinquantina di queste richieste sono già stati rilasciati i relativi permessi di ricerca e oltre ad Enel Green Power sono entrati nel settore nuovi operatori, sia di rilievo internazionale che nazionale.
Sulla base della superficie totale dei premessi richiesti che –sostiene UGI– “potranno essere autorizzati per una superficie presunta prossima a 5-7000 km2, si può ipotizzare che i fluidi geotermici reperibili possano essere sufficienti per l’installazione di alcune centinaia di MW di nuova capacità, andando oltre le stime del PAN. Con questo obiettivo si può prudenzialmente stimare che nel settore geotermoelettrico potrebbero essere attivati investimenti per circa un miliardo di euro nell’arco di un decennio”.
A differenza delle tecnologie relative ad altre fonti rinnovabili per le quali siamo dipendenti dall’estero, l’investimento nel settore della geotermia inoltre  “consentirebbe di attrarre investimenti sia interni che esteri con ricadute prevalentemente sull’economia nazionale, con il coinvolgimento degli operatori nel settore delle perforazioni e della realizzazione di impianti di generazione”.
Uno scenario virtuoso sia per l’economia che per l’ambiente che “rischia di sfumare se non verranno compiute scelte chiare ed oculate sia sotto il profilo dell’incentivazione che della regolazione”.
Il cahier de doléances dell’UGI parte dal nuovo sistema di incentivazione nel settore elettrico (DM 6luglio 2012), in cui i livelli di incentivazione per la produzione geotermica sono stati ridotti in misura maggiore rispetto alle altre fonti rinnovabili e restano inferiori a quelli previsti nei più importanti paesi europei.
Restano da definire ancora molti aspetti per consentire un pieno sviluppo della risorsa geotermica e mantenere l’interesse di investimenti, anche da parte di società a capitale straniero, in particolare -sottolinea UGI- serve una definizione chiara della politica e delle modalità di incentivazione dell’energia geotermica nel lungo periodo per il superamento dell’incertezza del panorama di riferimento dopo il 2015.
Altrettanto necessario è ridurre l’incertezza dell’attuale quadro di riferimento autorizzativo e di VIA, delegato alle Regioni, sia per i tempi di rilascio sia per la certezza dell’effettivo rilascio.
Vanno inoltre rivisti i canoni minerari ritenuti esosi, anche in considerazione della somma dei tempi autorizzativi (spesso maggiori di 18-24 mesi) e individuati strumenti specifici a supporto del rischio minerario nelle attività di esplorazione per la ricerca della risorsa geotermica; vanno superati i vincoli della programmazione territoriale talvolta ostile alla geotermia, va incoraggiata la promozione dell’uso sostenibile della risorsa geotermica compatibile con la tutela ambientale e l’accettabilità, favorendo la diffusione della corretta informazione sulle effettive caratteristiche della fonte geotermica; è necessaria una migliore definizione del tipo di sviluppo atteso nel lungo periodo dalle diverse tipologie di risorse (basa, media, alta entalpia) e di tecnologie effettivamente utilizzabili.
UGI richiama inoltre la necessità di includere nelle politiche di promozione della ricerca sulle tecnologie rinnovabili innovative anche le tecnologie non convenzionali di sviluppo della geotermia (tra cui Hot Dry Rocks-Enhanced Geothermal Systems, ecc.), per la crescita della geotermia nel lungo periodo.
Infine vengono individuati come principali interventi necessari per la promozione della produzione geotermoelettrica, l’attuazione del “Burden Sharing” e degli obiettivi nazionali fissati dal PAN con la conseguente adozione di strumenti coerenti da parte delle regioni nelle loro politiche per le fonti rinnovabili in termini di programmazione (con stime regionali sul ruolo della risorsa geotermica), regimi autorizzativi e incentivazioni; la promozione ed incentivazione del teleriscaldamento  da fonte geotermica  con l’uso diretto di fluidi endogeni (anche in sinergia con altre fonti termiche rinnovabili); l’attuazione delle attività di monitoraggio dello sviluppo degli usi delle risorse geotermiche a livello nazionale, con il concorso di Stato e Regioni,previste dal Dlgs n.22/2010; lo sviluppo di quadri conoscitivi sulle risorse geotermiche a livello regionale e nazionale.
UGI considera inoltre “essenziale un rafforzamento della cooperazione tra Stato e regioni nella gestione delle politiche di promozione della risorsa geotermica. In particolare si ritiene essenziale che vengano introdotte linee guida nazionali per i procedimenti autorizzativi di tutti i tipi uso delle risorse geotermiche oggi di competenza delle Regioni o degli enti locali”.