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Un governo europeo avrebbe i soldi per finanziare la ripresa

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ROBERTO CASTALDI, Ricercatore Scuola Sant’Anna, Direttore Centro Studi sull’Unione Europea (CESUE) commenta l’intervento del Commissario europeo per l’ambiente Potocnik che Il 5 aprile a Pisa il, ha risposto alle domande dei cittadini sull’uso sostenibile delle risorse, il modello di sviluppo e il futuro dell’Europa.

Fonte: Il Tirreno, Pagina Aperta

Autore: di ROBERTO CASTALDI

Il 5 aprile a Pisa il Commissario europeo per l’ambiente Potocnik ha risposto alle domande dei cittadini sull’uso sostenibile delle risorse, il modello di sviluppo e il futuro dell’Europa. Ha mostrato serietà, competenza e una visione lungimirante del futuro, ad un livello difficilmente riscontrabile nella classe politica italiana. Alla rapida crescita demografica mondiale non corrisponde un aumento delle risorse naturali finite. La questione di un nuovo modello di sviluppo si impone. Ma la politica deve creare gli incentivi per spingere i modelli di produzione e di consumo in quella direzione e per distribuire equamente i costi della riconversione ecologica verso un nuovo modello di crescita. L’Europa è all’avanguardia in questo campo, ma molto c’è da fare, e alcuni Paesi, come l’Italia, sono indietro su molti temi, dalla gestione dei rifiuti al mix energetico, e così via. Così come cambiano gli equilibri mondiali, e solo unita l’Europa può competere con colossi come USA, Cina, India, Brasile, Russia. Tutto vero, ma non basta. L’UE è la seconda economia e il secondo centro di risparmio del mondo. Avrebbe cioè le potenzialità e le risorse per lanciare un grande piano di sviluppo sostenibile. Ma questo richiede una nuova divisione delle competenze: agli Stati il rigore, all’Europa lo sviluppo. Serve un governo e un bilancio federale europeo, almeno dell’Eurozona, fondati su risorse proprie – come la tassa sulle transazioni finanziarie o la tassa sulle emissioni di CO2 – e con la possibilità di emettere debito europeo. Perché se gli Stati si sono indebitati troppo in passato, e ora hanno difficoltà a finanziarsi, l’Unione non ha alcun debito pregresso e potrebbe finanziare un grande piano di investimenti a tassi irrisori. Il debito di ciascuno Stato è stato speso da ciascuno Stato e va ripagato da ciascuno Stato. Ed è giusto che la spesa corrente sia coperta dalle entrate. Ma se la politica per la crescita e gli investimenti diventano responsabilità dell’UE o dell’Eurozona, è possibile un debito europeo finalizzato agli investimenti produttivi, alla ricerca e allo sviluppo sostenibile, che generino sviluppo e così le entrate per ripagarsi. Non ci sono le condizioni per aprire i cordoni delle borse nazionali, ma per creare una borsa europea. Invece i governi nazionali cercano di ridurre il bilancio europeo – che è un bilancio di investimenti – quando servirebbe aumentarlo. Solo il Parlamento Europeo per ora si batte per andare in un’altra direzione. Vedremo se a giugno avrà la forza di bocciare l’accordo dei governi per la riduzione del bilancio. La strada verso un nuovo modello di sviluppo per l’Europa e per il mondo parte dalle scelte sull’allocazione delle risorse di oggi. Per questo il pomeriggio dell’11 maggio a Firenze i cittadini europei scenderanno in piazza per chiedere un governo europeo per lanciare un piano di sviluppo sostenibile dell’economia europea per superare la crisi.