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La Strategia Energetica Nazionale (SEN) è legge, anzi decreto

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Il 14 marzo con doppia firma da parte dei ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico è stato varato il decreto che accompagna il documento sulla Strategia Energetica Nazionale, che definisce la futura programmazione dell’Italia in materia di energia.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Dopo vent’anni dal precedente Piano energetico e dopo una lunga procedura che ha visto anche una consultazione pubblica sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, i ministri dello Sviluppo, Corrado Passera e dell’Ambiente, Corrado Clini, hanno posto la loro firma sul decreto che accompagna il documento di programmazione energetica nazionale per i prossimi anni.

«Per una felice coincidenza temporale io e Corrado Passera –ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini- abbiamo firmato il decreto interministeriale che chiude la procedura sulla Strategia Energetica Nazionale».

«Ora toccherà al Parlamento -ha concluso il ministro rispondendo a chi aveva criticato il governo uscente per aver varato il decreto, senza nessuna approvazione parlamentare- recepirlo e modificarlo».

Il Documento finale, che sarà pubblicato nelle prossime settimane in Gazzetta Ufficiale, “ha recepito numerosi contributi” si legge nella nota stampa, derivanti dalle osservazioni giunte in fase di consultazione, avviata a metà ottobre con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del documento di proposta e proseguita con il confronto fino a dicembre di tutte le istituzioni rilevanti (Parlamento, Autorità per l’Energia e Antitrust, Conferenza Unificata, CNEL, Commissione Europea).

Alla consultazione hanno partecipato inoltre associazioni di categoria, parti sociali e sindacali, associazioni ambientaliste e di consumatori, enti di ricerca e centri studi. “Sono stati inoltre ricevuti –si legge ancora nella nota- oltre 800 suggerimenti e contributi da cittadini e singole aziende attraverso la consultazione pubblica che si è svolta on-line sul sito web del Ministero dello Sviluppo Economico”.

Per raggiungere i quattro obiettivi che la SEN si pone (ovvero riduzione dei costi energetici, pieno raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia), restano inalterate le sette priorità individuate dal documento come indispensabili per supportare il processo.

Le priorità sono indicate in efficienza energetica, sviluppo di un mercato competitivo del gas, sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, sviluppo delle infrastrutture e del mercato elettrico, ristrutturazione del settore della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, modernizzazione del sistema di governance del settore.

In aggiunta a queste priorità, soprattutto in un’ottica di più lungo periodo, il documento enfatizza l’importanza e propone azioni d’intervento per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico, funzionali in particolare allo sviluppo dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e all’uso sostenibile di combustibili fossili.

Rispetto al documento posto in consultazione ad ottobre, i principali contributi che sono stati recepiti, fanno sapere dal MISE, riguardano:

una maggiore esplicitazione delle strategie di lunghissimo periodo (fino al 2050), anche se rimane il doppio orizzonte temporale al 2020 e al 2050, in coerenza con la Roadmap di decarbonizzazione europea, e delle scelte di fondo per la Ricerca e Sviluppo:

una quantificazione dei costi e benefici economici derivanti dalla strategia, in particolare per i settori elettrico e gas;

una definizione più precisa delle infrastrutture strategiche per il settore del gas, con particolare riferimento al dimensionamento di nuovi impianti di stoccaggio e di rigassificazione, con garanzia di copertura dei costi in tariffa;

una più precisa descrizione delle misure di accompagnamento alla cosiddetta grid parity delle rinnovabili elettriche (in particolare del Fotovoltaico), una volta terminato il sistema incentivante attuale;

una migliore definizione degli strumenti previsti per accelerare i miglioramenti nel campo dell’efficienza energetica (es. certificati bianchi, PA, standard obbligatori, certificazione);

una più chiara definizione dei possibili miglioramenti della governance del settore.

Le azioni proposte nella strategia energetica consentiranno “ un’evoluzione graduale ma significativa del sistema ed il superamento degli obiettivi europei 20-20-20”, che includono la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo: 18%), la riduzione del 24% dei consumi primari rispetto all’andamento inerziale (obiettivo europeo: 20%) e il raggiungimento del 19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo: 17%). “In particolare, ci si attende che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas con un’incidenza del 35-38%”.

Le azioni prefigurano anche “una significativa riduzione dei costi energetici e un progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli europei; in particolare, è possibile un risparmio di circa nove miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi)“. Inoltre si prospetta una maggiore sicurezza del sistema garantita da una minore dipendenza di approvvigionamento e maggiore flessibilità.

Infine c’è da considerare -scrivono al MISE- un impatto positivo sulla crescita economica grazie ai circa 170-180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili ed efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Anche se, quando si parla di investimenti, si intendono prioritariamente “investimenti privati, solo in parte supportati da incentivi”.