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«Serve un sistema di incentivi stabili e una politica che punti sugli edifici»

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INTERVISTA al Presidente di Anie, Claudio Andrea Gemme

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Claudio Andrea Gemme

È necessario «dare valore agli investimenti in efficienza energetica e individuare meccanismi incentivanti stabili». Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria Anie (imprese elettrotecniche ed elettroniche), non ha dubbi: per consentire all’Italia di fare uno scatto in avanti servono risorse e strumenti adeguati.
Come gli standard minimi di prestazione energetica degli edifici e i certificati bianchi promossi dal rapporto Enea?
Sono efficaci se consideriamo il livello energetico del parco immobiliare esistente e una generale situazione economica che non supporta la propensione a sostituire prodotti datati con altri energeticamente più performanti. Siamo, però, tutti consapevoli che il quadro nazionale di recepimento della direttiva Epbd (Energy Performance Building Directive) sia ancora incompleto e che l’attribuzione alle regioni in materia di energia ha prodotto provvedimenti sulla certificazione energetica degli edifici a macchia di leopardo, creando incertezza legislativa e disparità territoriali.
Il futuro Governo dovrà rimediare…
Chiunque sarà chiamato a guidare il Paese non potrà non porre il tema edificio tra quelli centrali della politica energetica e industriale italiana. Mi aspetto maggiore coraggio nel determinare una reale evoluzione energetica e in chiave "smart" dei nostri edifici, coraggio di cui purtroppo sono mancanti gli attuali standard minimi di prestazione energetica degli edifici e, quindi, le normative nazionali di riferimento. D’altra parte l’Italia ha condiviso in sede europea scenari sui temi smart cities e smartgrid tali per cui l’edificio cosiddetto smart non può che essere nodo chiave. Ed è, quindi, necessario un approccio sistemico, che coniughi le eccellenze industriali italiane sia per la parte strutturale degli edifici sia per quella tecnologica attiva.
Entro il 2021 l’Italia dovrà assicurare che i nuovi edifici siano "a energia quasi zero". Possiamo farcela?
L’obiettivo è indubbiamente impegnativo ma non impossibile da raggiungere, sempre che ci sia volontà ed impegno. L’analisi presentata da Confindustria tra il 2008 e il 2010 sull’efficienza energetica ha mostrato l’esistenza di una industria proattiva e sensibile alla problematica ambientale, con prodotti e soluzioni sostenibili lungo tutto il ciclo di vita degli stessi, e altrettanto sostenibili in termini di ritorno degli investimenti commisurati sui benefici, appunto apportati in termini di minori consumi, ma non solo. In sostanza abbiamo assistito negli ultimi anni a una vera evoluzione del mercato quanto a offerta, ma spesso sono mancate le condizioni per una decisiva penetrazione di proposte e soluzioni innovative e l’affermarsi di un approccio culturalmente diverso al tema.
Serve una strategia di ampio respiro?
Assolutamente sì. Sarebbe anacronistico pensare il contrario. I percorsi e gli scenari in termini di reti e infrastrutture, città, edifici, sono già delineati e si basano sulla capacità di gestire e scambiare informazioni, sulla maggiore richiesta di funzionalità, sulla integrazione, sulla decentralizzazione di "intelligenza" nelle singole parti. Gli edifici sono destinati a diventare i "nodi intelligenti" di reti intelligenti e, come tali, parti di un sistema più ampio nel cui contesto il parametro energetico "quasi zero" dovrà essere ridefinito.
L’industria ha già raggiunto il 50% dell’obiettivo di risparmio energetico annuale atteso per il 2016. Cosa manca ancora per colmare il gap?
Delle condizioni favorevoli a contorno che, appunto, favoriscano propensione ed investimenti in efficienza energetica, producano semplificazione e snellimento burocratico e amministrativo, tutelino la competitività rispetto a concorrenza sleale, attuando seri controlli sul mercato. L’industria elettrotecnica ed elettronica, che Anie rappresenta, è oggi tra i settori più regolamentati quanto a leggi e normative di carattere energetico, aspetto che ha indubbiamente alimentato la carica innovativa e la qualità dell’offerta di prodotti e soluzioni, ma che deve essere adeguatamente valorizzato e riconosciuto sul mercato nazionale.