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Eolico: anno record per l’Italia

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La potenza eolica totale a fine 2012 ha superato gli 8 mila MW.

Diminuito il prezzo del MWh, ma la grid parity è ancora lontana. All’eolico il 10% di tutti gli incentivi

Fonte: Corriere della Sera

Autore: Roberto Rizzo

Il 2012 è stato un anno record per l’eolico italiano: in base ai dati di Anev (Associazione nazionale dell’energia del vento)) e del Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica), nel 2012 sono stati installati 1.272 MW eolici, la potenza annua maggiore di sempre in Italia. La potenza eolica totale a fine 2012 ha così superato gli 8 mila MW e nel 2013 il vento dovrebbe riuscire a soddisfare quasi il 5% circa del fabbisogno elettrico annuo del nostro Paese.
1° GENNAIO – Anev e Coordinamento Free spiegano l’exploit dell’eolico nel 2012 a partire dall’esigenza degli operatori di far entrare in esercizio gli impianti entro il primo gennaio 2013, data di inizio del nuovo sistema di incentivazione per le rinnovabili. Questo sistema è basato su aste al ribasso per gli impianti con potenza superiore a 5 MW e sull’iscrizione ad appositi registri per impianti con potenza inferiore. Vincono le aste e possono quindi accedere agli incentivi gli impianti associati all’offerta più bassa (e che quindi richiedono l’incentivo minore), mentre per l’iscrizione ai registri le graduatorie finali vengono stilate nel rispetto di determinati criteri elencati nel nuovo decreto ministeriale.
ASTE – Il sistema delle aste è stato criticato dagli operatori del settore, in quanto farraginoso e con un incentivo di partenza piuttosto basso. «Non vogliamo accodarci al coro dei detrattori delle aste, ma pensiamo che sia un sistema da migliorare», afferma Fabrizio Tortora, vice-presidente di Aper (Associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili)). Infatti, su 500 MW disponibili per la prima asta per gli impianti eolici onshore sono state presentate domande per soli 442 MW, che sono stati tutti assegnati. Nel caso degli impianti offshore, su 650 MW disponibili sono state presentate domande per soli 30 MW. Per prima cosa bisogna quindi eliminare i fattori che frenano l’accesso alle aste, come le fideiussioni. A fronte di un’asta non satura, i registri hanno visto richieste per 200 MW su una disponibilità di 60 MW».
IL FUTURO – Aper stima che in conseguenza del sistema delle aste la potenza eolica che verrà installata nel prossimo triennio (2013-2015) sarà circa la metà di quella installata nel triennio 2010-2012, che è stata intorno ai 3 mila MW. Le aste hanno però consentito di raggiungere uno degli obiettivi che si era posto il legislatore: la diminuzione del prezzo del megawattora (MWh) eolico, che rimane comunque, in base alle offerte, da 20 a 30 euro/MWh superiore rispetto al prezzo all’ingrosso dell’elettricità sulla borsa elettrica, in media pari a circa 75-80 euro/MWh. «Credo che, almeno sul breve periodo, sarà difficile comprimere ulteriormente i costi del MWh eolico e ci vorranno alcuni anni prima che si possa parlare di grid parity, cioè di parità di costo nella generazione elettrica tra eolico e fonti fossili tradizionali», spiega Tortora. «Stando così la situazione, quello italiano verrà considerato come un mercato maturo e poco attraente per produttori di tecnologia e investitori che rivolgeranno le loro attenzioni in altri mercati emergenti con maggiori margini, a meno che non arrivino fornitori di tecnologia asiatici con prezzi ancora inferiori a quelli odierni».
L’INCOGNITA CINESE – Quasi tutti i produttori occidentali di turbine eoliche posseggono stabilimenti in Cina, sia per diminuire i costi sia per la necessità di entrare su quel mercato. In Cina sono attivi anche diversi produttori cinesi, che però producono principalmente per il mercato interno. La Cina è infatti da alcuni anni il primo Paese a livello mondiale per le nuove installazioni e per potenza totale installata (oltre 62 GW a fine 2011). «I più grandi fra i produttori cinesi stanno iniziando a esportare turbine, ma sono in difficoltà per quanto riguarda la bancabilità dei progetti: sono aziende meno blasonate e riconosciute a livello internazionale rispetto ad altri produttori, ma ritengo che la diffidenza del mondo finanziario andrà via via diminuendo», conclude Tortora.
INCENTIVI – Gli incentivi per l’eolico raggiungono il miliardo di euro l’anno, su un totale che ammonta a circa 10 miliardi di euro l’anno per tutte le rinnovabili. La fetta più grossa va al solare fotovoltaico, con incentivi in Conto energia che hanno ormai superato i 6,5 miliardi annui in base al contatore del Gse (Gestore dei servizi energetici). Si tratta di cifre consistenti, ma hanno anche consentito al nostro Paese di essere fra i maggiori produttori di energia da rinnovabili al mondo: nel 2013 le rinnovabili dovrebbero riuscire a soddisfare quasi un terzo del fabbisogno elettrico italiano e la Strategia energetica nazionale ha posto un obiettivo al 2020 del 38%, con un contributo superiore addirittura a quello del gas.
MENO CO2 – Il Gifi, l’associazione degli operatori del fotovoltaico, ha anche evidenziato alcune delle ricadute positive: grazie alle fonti rinnovabili nel 2011 si sono risparmiati 2,5 miliardi di euro sulle importazioni di gas e abbiamo evitato le emissioni di 18 milioni di tonnellate di CO2. In base alle stime del Kyoto Club, la media delle emissioni italiane di gas serra nel periodo 2008-2012 è pari a -4% rispetto al 1990 (l’obiettivo di riduzione per l’Italia è pari a -6,5% per il Protocollo di Kyoto). Questo miglioramento è conseguenza sia della diminuzione dei consumi energetici per la crisi economica (lo scorso anno la domanda di energia elettrica in Italia è scesa di quasi il 3% rispetto al 2011) sia al forte contributo delle rinnovabili elettriche.