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Agroindustria, Bologna capitale della logistica “green”

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AL POSTO DEI VECCHI MERCATI GENERALI È NATO UN CENTRO CHE DISTRIBUIRÀ LE MERCI IN CITTÀ CARBON FREE. TETTO FOTOVOLTAICO DA 100.000 METRI QUADRATI

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: Antonio Cianciullo

Bologna Grande una volta e mezzo lo Stato del Vaticano. Unico mercato al mondo ad avere la certificazione di prodotto. Principale snodo della movimentazione del biologico in Italia. Un fatturato di 600 milioni con l’indotto. Duemila occupati. E’ il Cento Agroalimentare di Bologna (Caab) che ora si candida a diventare il regista della riconversione green del traffico merci della città: frigoriferi e zucchine, raccomandate e mozzarelle in viaggio verso il consumatore su mezzi elettrici ricaricati con il sole. «Questo centro era nato vecchio, un dinosauro atterrato in un mondo in cui non aveva più mercato perché la grande distribuzione si era organizzata in proprio», racconta Andrea Segré, preside della facoltà di Agraria di Bologna e presidente del Caab. «Con il rilancio ecologico ha trovato nuove funzioni basate sulla visione “spreco zero”: riduzione degli sperperi di cibo, acqua, energia, rifiuti e aumento dell’efficienza e del risparmio. Il progetto prevede in un primo tempo la consegna carbon free dell’ortofrutta a Bologna, ma in prospettiva siamo pronti ad estendere la logistica a impatto zero a tutte le merci». La premessa per lanciare l’operazione “Ultimo miglio green” è il tetto fotovoltaico con 35 mila pannelli realizzato su una superficie di 100 mila metri quadrati, l’equivalente di 15 campi di calcio. E’ un impianto solare da record che dà una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 5.250 tonnellate l’anno (710 volte il percorso della circonferenza terreste effettuato da un’auto diesel di media cilindrata) e, oltre a soddisfare il bisogno delle strutture interne, garantisce l’elettricità necessaria per alimentare la flotta verde dell’ultimo miglio. «Quello che colpisce del progetto », ha dichiarato il senatore Harris McDowell, il consulente di Barack Obama sulle rinnovabili che nei giorni scorsi ha visitato l’impianto per definire un accordo commerciale sull’esportazione di ortofrutta italiana nel porto di Wilmington, in Delaware, «è la capacità di costruire sinergie che permettono di abbattere gli sprechi in settori che vanno dall’energia al cibo». In particolare sono interessanti le prospettive aperte dalla logistica verde dell’ultimo miglio. Si calcola che il trasporto merci sia responsabile di circa un quinto delle emissioni inquinanti delle città italiane (fuori norma in circa la metà dei casi) e che la congestione del traffico provochi ingorghi e danni che valgono l’1% del Pil. «Il progetto Caab è in linea con la sperimentazione più avanzata che si sta conducendo in Europa», spiega Elisa Morganti, impegnata in una ricerca su questi temi all’Ifsttar, l’istituto francese di tecnologia dei trasporti. «A Parigi ad esempio nell’ottobre scorso è diventato operativo un piano di abbattimento delle emissioni della grande distribuzione. La catena Franprix, in partenariato con l’operatore logistico Norbert Dentrassangle e il comune di Parigi, ha dato il via a un servizio giornaliero di container che viaggiano su fiume e strada». Ogni mattina alle 6 una chiatta attracca al porto de la Bourdonnais, ai piedi della Tour Eiffel, con 26 container. Una volta scaricati, i container vengono collocati su veicoli a metano che partono per rifornire gli 80 supermercati della catena nell’area cittadina. Ogni container trasportato via Senna rappresenta un risparmio annuale di quasi 10 mila chilometri su strada. La previsione per il 2013 è trasportare ogni giorno 48 container e quindi ottenere una riduzione totale di almeno 450 mila chilometri percorsi su strada, che si traduce in un taglio delle emissioni per 234 tonnellate di CO2, in 35 incidenti evitati, e in 88.500 litri di carburante economizzati ogni anno. «Trasformare il Caab in un raccordo per la logistica verde dell’ultimo miglio è un’idea che potrebbe portare a una serie di ricadute positive sul piano economico oltre che ecologico», aggiunge Paolo Volta, che fino all’anno scorso ha diretto l’interporto della Toscana centrale e ora insegna trasporti a Parma. «Si tratta infatti non solo di migliorare l’impatto ambientale dei singoli veicoli, ma di rendere fluido il sistema facendo viaggiare i mezzi con un buon carico e in un arco temporale ampio per evitare la congestione. Solo il risparmio che deriva da un’ora in meno di spostamenti al giorno per ogni veicolo impiegato in una città come Bologna vale, in termini di danni evitati, circa 10 milioni di euro l’anno».