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Energy Roadmap 2050

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Compiti a casa: allineare i prezzi europei

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Giuseppe Zollino

A metà del dicembre scorso la Commissione Europea ha pubblicato l’Energy Roadmap 2050. In essa viene proposto l’impegnativo obiettivo di riduzione progressiva delle emissioni di CO2 fino ad arrivare ad un taglio del 80% al 2050, che per il settore elettrico, in particolare, corrisponde alla pressoché totale de-carbonizzazione. Un simile risultato può essere tanto più economicamente sostenibile quanto più bilanciato sarà il mix di fonti e di tecnologie innovative, a cominciare da quelle per l’efficienza energetica.
Per il settore elettrico, ad esempio, tutti i 5 scenari europei de-carbonizzati proposti fanno ricorso in misura diversa a fonti rinnovabili, nucleare e fonti fossili (gas e carbone) con cattura e sequestro della CO2. La scelta delle tecnologie e del mix è tuttavia competenza dei singoli Paesi Membri.
Molti di questi hanno già pubblicato documenti strategici di politica energetica da qui al 2050, basati in genere su più scenari nazionali, differenti tra loro al variare del contributo delle diverse tecnologie, delle ipotesi di sviluppo di quelle più innovative, dell’accettazione di alcune di esse.
Particolarmente efficace è, ad esempio, il metodo seguito dal Regno Unito che ha pubblicato sul sito del Dipartimento Energia e Clima una sorta di generatore di mix, con cui l’utente può comporre quello più gradito e valutarne le implicazioni (potenze installate, superfici occupate, rifiuti prodotti, emissioni di CO2, costi, ecc.). Certamente sarebbe utile anche in Italia.
Ed è pure interessante la Nuova Strategia Energetica della Germania, per almeno due motivi: la Germania ha la prima industria manifatturiera in Europa e l’Italia la seconda; la Germania ha deciso di uscire dal nucleare e l’Italia di non rientrarci. Essa pone l’ambizioso obiettivo che «al 2050, l’80% dell’energia elettrica dovrebbe essere generata da fonti rinnovabili e solo il 20% da fonti convenzionali», ma ammonisce che la «transizione deve essere graduale e legata ai progressi tecnologici onde evitare un onere eccessivo per le imprese ed i consumatori». Poiché «la Germania deve rimanere un’area competitiva per l’industria e per questo è fondamentale che la ristrutturazione sia economicamente sostenibile».
Lo scopo è in definitiva di guidare (e non subire) la ristrutturazione del sistema energetico europeo, verso nuovi scenari al 2050, in modo che non sia distruttiva per l’economia tedesca ed anzi sia un driver di crescita. Per questo il piano di azione è ambizioso nel lungo periodo e realistico nella gestione dell’ampia fase transitoria. Quattro sono i capisaldi:
1)la promozione di misure di efficienza energetica economicamente convenienti in tutti i settori;
2)una progressiva integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato elettrico, con l’introduzione di un tetto al così detto renewable surcharge;
3)la realizzazione di nuove centrali elettriche a carbone e a gas per garantire l’approvvigionamento elettrico, nel lungo transitorio fino al 2050; nel capitolo non a caso intitolato Acceptance of power station si legge: «Oltre alle centrali attualmente in costruzione, si stima che entro il 2022 sarà necessaria ulteriore capacità a carbone e a gas per 17 Gw e, a causa del phase-out del nucleare»;
4)un robusto programma di ricerca e sviluppo di tecnologie energetiche innovative in tutti i settori (con un budget federale dell’ordine di 1 miliardo di euro all’ anno), nella convinzione che «la ricerca sull’energia è un driver per la crescita e che investire nello sviluppo di nuove tecnologie energetiche paga».
Per contenere il prezzo dell’energia elettrica, le 8 centrali nucleari fermate lo scorso anno e le altre 9 che seguiranno entro il 2022 saranno in larga misura sostituite da centrali a carbone e a gas. Sono al momento in costruzione centrali per 11.2 Gw a lignite e carbone e per 1.2 Gw a gas; tutte dovrebbero entrare in sevizio entro il 2015 e quelle a carbone essere predisposte per la cattura della CO2, ai sensi della direttiva europea. Ed ulteriori 17 Gw si prevede siano necessari entro il 2022.
Naturalmente, altri Paesi in Europa hanno una visione diversa circa l’opportunità di sostituire nucleare con carbone, e non tutte le scelte tedesche sono replicabili altrove, tuttavia vanno sottolineate la coerenza e l’attenzione della Germania alla propria competitività.
Da qui al 2050, la crescita delle fonti rinnovabili dovrà diventare più sostenibile (e se serve in Germania, è ancor più necessario in Italia, dove, tenendo conto dei consumi elettrici, gli incentivi alle rinnovabili – circa 10 miliardi di euro nel 2012 – hanno un peso relativo del 25% superiore, senza contare che quelli tedeschi sono in larga misura a beneficio dell’industria locale) e più integrata con lo sviluppo di nuove tecnologie, promosso da un massiccio piano di investimenti pubblici.
Anche per l’Italia la sfida che l’ambiente pone all’industria dell’energia è terribile ed ineludibile. Solo un piano ambizioso e durevole di promozione di filiere innovative ci può consentire di vincerla nel lungo periodo, mutandola in un driver di crescita e prosperità.
La Strategia Energetica Nazionale, da un mese in consultazione, ha il grande merito di fare finalmente chiarezza sulle anomalie del sistema energetico italiano, di proporre rimedi per il breve periodo (2015-2020) e soprattutto di indicare, tra gli altri, due obiettivi fondamentali di più lungo periodo "l’allineamento di prezzi e costi dell’energia italiani a quelli europei" e "lo sviluppo della filiera industriale dell’energia". Al prossimo governo l’onere di individuare al più presto efficaci strumenti attuativi che consentano di raggiungerli entrambi, puntando decisamente su ingegno e creatività, da sempre elementi essenziali della nostra cultura.