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L’eolico viaggia a gonfie vele in Spagna e in Gran Bretagna

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A fine ottobre oltre il 60% della domanda di energia in Spagna veniva coperto dall’energia eolica; in Gran Bretagna, si prevede, anche grazie al contributo del parco eolico off-shore di London Array, che entro il 2018, le rinnovabili superino il nucleare, in quanto a potenza installata.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

L’eolico in Spagna viaggia a gonfie vele: dopo il record di fine settembre quando il 64,25% della domanda elettrica,  veniva soddisfatta grazie a 13.285 MW eolici, a fine ottobre il record si è ripetuto una seconda volta.

Il 27 ottobre, infatti, oltre il 60% della domanda di energia in Spagna era coperto dall’energia eolica, con una media giornaliera di copertura di poco più del 56% della domanda elettrica del Paese.

A settembre, tutte le fonti rinnovabili in Spagna hanno prodotto il 30% della generazione totale elettrica, con un forte incremento rispetto al dato dell’anno precedente quando la quota delle rinnovabili era stata del 22,3%.

Un incremento dovuto ancora all’energia eolica che, con i parchi di Navarra, Andalusia, Cadice, Saragozza, aveva fatto guadagnare alla Spagna nel 2010 il ruolo di leader in Europa per la produzione di energia dal vento, seguita da Germania e Italia, e il terzo posto a livello mondiale, dopo Cina e Stati Uniti.

Un podio che potrebbe essere tolto al paese iberico dalla Gran Bretagna, dove è entrato in funzione -anche se in attività per il momento ridotta- il parco eolico off- shore più grande del mondo.

Si tratta del parco eolico realizzato da una joint venture tra Dong Energy, E.On e Masdar a London Array, a 20 chilometri al largo delle coste del Kent e dell’Essex nell’estuario del Tamigi, su un’area di mare che si estende per quasi 90 chilometri quadrati.

Il parco eolico, i cui lavori di costruzione sono partiti nel marzo del 2011, a completo regime potrà contare su 175 turbine per una potenza complessiva di 630 MW con un risparmio pari a 19milioni di tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera, ogni anno.

Attualmente sono state installate e sono entrate in esercizio 151 turbine da 3,6 MW prodotte da Siemens.

«London Array è il primo progetto della prossima generazione di grandi parchi eolici offshore. -ha spiegato Benji Sykes, Country Manager Uk per DONG Energy- Siamo dunque lieti di avere dato avvio alla fase di produzione. La capacità di sviluppare in modo efficiente grandi parchi eolici offshore e di cogliere i vantaggi di scala, sia nella realizzazione, sia nella gestione operativa, è un elemento centrale nel nostro costante impegno per ridurre i costi dell’energia prodotta da questa tipologia di impianti».

E Tony Cocker, Ceo di E.On ha dichiarato di voler ridurre i costi dell’eolico off-shore del 40% già nei prossimi tre anni; già si ipotizza tra l’altro di mettere in cantiere una fase di sviluppo del parco di London Arrey, per raggiungere una potenza installata di 870MW.

Con questo trend,  la Gran Bretagna potrebbe arrivare al 2018 al superamento –in termini di potenza installata- delle rinnovabili sull’energia nucleare, secondo quanto previsto da uno studio commissionato dall’associazione  Renewables UK e pubblicato dal Guardian.

Lo studio di Renewables UK stima, infatti, che l’energia eolica sarà la fonte principale che permetterà alla Gran Bretagna di avviare la propria transizione energetica: la produzione eolica è cresciuta del 25% dal 2010 e solo nell’ultimo anno i progetti a terra sono cresciuti del 50% e gli investimenti nell’eolico off-shore sono cresciuti del 60%, arrivando a un miliardo e mezzo di sterline.

Il settore dell’energia è nei fatti quello, dove la Gran Bretagna sta facendo i maggiori investimenti: 43 miliardi di sterline investiti negli ultimi quattro anni e oltre 10 nell’ultimo anno, secondo l’ultimo report di Ernst & Young Powering the UK, di cui la metà sono andati alle fonti rinnovabili. Secondo questo trend -sempre secondo il report Ernst & Young– la Gran Bretagna è sulla buona strada per raggiungere quei 100 miliardi di sterline di investimenti al 2020 che secondo il Governo di Londra sono necessari per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni pari al 34% rispetto ai livelli del 1990.