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Il Regno Unito impegnato nello sviluppo geotermico in territorio africano

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Il Governo inglese prevede di utilizzare tre miliardi di sterline del Fondo Internazionale per il Clima per stimolare gli investimenti privati nel settore geotermico

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il Governo del Regno Unito è intenzionato a mettere a disposizione le conoscenze tecnologiche e la consulenza finanziaria della Gran Bretagna per sviluppare progetti geotermici in Etiopia, Kenya e Tanzania utilizzando risorse di fondi statali.

Secondo il Ministro all’Energia e al Cambiamento Climatico Gregory Barker, i mercati hanno il potenziale per sviluppare più di 15.000 MW di potenza geotermica e il Regno Unito è disposto ad utilizzare i suoi 3 miliardi di sterline del Fondo Internazionale per il Clima per stimolare gli investimenti privati, cifra questa da aggiungere agli aiuti per il finanziamento di tecnologie a basse emissioni di carbonio da realizzare in Africa.

In questo modo –sempre secondo il ministro Gregory Barker- le nazioni sviluppate potranno incrementare i finanziamenti per il Fondo per i cambiamenti climatici previsto per i Paesi a economie emergenti, di 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020.

Un obiettivo che rientra nel programma messo a punto tra l’Unione Europea (UE) e l’Unione Africana (UA) per incentivare lo sviluppo geotermico in Africa.

Il programma -Geothermal Risk Mitigation Facility (GRMF)- offre borse di studio agli investitori in progetti geotermici per ridurre i costi e i rischi dei progetti stessi e  sovvenzioni  agli sviluppatori del settore pubblico e privato per gli studi di superficie propedeutici alle trivellazioni e alla creazione dei successivi pozzi, al fine di ridurre il cosiddetto “rischio minerario”, ovvero la possibilità di non reperire la risorsa geotermica durante le trivellazioni.

Il GRMF è finanziato con 50 milioni di euro, di cui 20 milioni dal Ministero tedesco per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e 30 milioni dal Fondo Fiduciario per le Infrastrutture UE-Africa,  un fondo  gestito dalla Commissione dell’Unione Africana (AUC).

Con il GRMF sono finanziati i progetti in fase iniziale e i progetti pilota in cinque paesi africani, in particolare Etiopia, Kenya, Ruanda, Tanzania e Uganda.

L’AUC è alla ricerca di altre risorse, sia finanziarie che tecniche, per supportare anche l’esplorazione geotermica, lo sviluppo e l’utilizzo di energia geotermica in altri otto paesi africani -Burundi, Comore, Gibuti, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Malawi, Sudan e Zambia- come ha dichiarato il Commissario per lo Sviluppo Rurale e l’Agricoltura dell’Unione Africana, Rhoda Pace Tumusiime.

L’interesse per le risorse geotermiche africane deriva dal potenziale che esiste in questa parte del pianeta: in Kenya, in particolare nella zona della Rift Valley, ad esempio, si stima che vi sia un potenziale dai 7.000 ai 10.000 MW di potenza geotermica; la Tanzania potrebbe generare 650 MW  di energia dal calore della Terra, mentre l’Etiopia ha il potenziale per 5.000 MW.

La Tanzania ha già accolto con favore i piani della Gran Bretagna e in Kenya, secondo George Percyil Managing Director di Cluff Geothermal (una società di consulenza che opera nella produzione di energia elettrica e calore da fonti geotermiche nel Regno Unito e in Africa orientale e che ha siglato con un contratto con una società di Nairobi per lo sviluppo della geotermia nella regione Menengai) sarebbe necessario stimolare una maggiore chiarezza normativa e un vantaggio economico nell’utilizzo della geotermia.