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«Dal green 300mila posti di lavoro»

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Sostenibilità. Per Norbert Lantschner (Fondazione ClimAbita) un’edilizia ecocompatibile sarebbe un volano straordinario per la ripresa economica

Una nuova sezione dedicata a convegni, mostre e dibattiti su efficienza e risparmio energetico

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Ch.C.

Oltre 23 milioni di metri quadrati di finestre, 300 milioni circa di coperture e altrettanti di pareti. Tutti costruiti tra gli anni ’60 e ’80, quando i costi dell’energia erano molto più bassi rispetto a quelli di oggi. Dunque tutti da ripensare.
Lo slogan di Norbert Lantschner, esperto internazionale di sostenibilità dell’edilizia e presidente della neonata Fondazione ClimAbita, alla luce di questi dati diventa fin troppo chiaro: «Serve una nuova edilizia efficiente dal punto di vista energetico per far ripartire il ciclo economico italiano». A Saie 2012, Lantschner coordinerà Green Habitat, una vetrina su tecnologie, prodotti e materiali dell’edilizia sostenibile, «dove l’approccio è olistico – aggiunge – visto che si tratta di progettare e vivere gli ambienti, come la casa e le aree urbane, avendo come obiettivi il benessere e il risparmio di energia». Al tempo stesso l’iniziativa, anche grazie a un’area dimostrativa, diventerà occasione d’incontro importante per tante categorie: da urbanisti e progettisti a imprese e artigiani, dalle istituzioni agli ordini e collegi professionali, fino alle scuole e ai consumatori.
La filosofia di Lantschner, all’insegna della ricostruzione sostenibile, avrebbe dunque «un impatto straordinario a livello di congiuntura». Innanzitutto, perché in tempi di crisi e di forte disoccupazione si creerebbero almeno 300mila posti di lavoro, oltre a nuove figure professionali. Inoltre, aggiunge l’esperto, «dal punto di vista ambientale migliorerebbe la qualità dell’aria e calerebbe il fabbisogno energetico che dobbiamo soddisfare ricorrendo alle importazioni di energia». Insomma, si tratta per Lantschner di un progetto win win, anche se per metterlo davvero in pratica ci vuole una spinta politica oltre che, visti gli investimenti richiesti, un ripensamento del patto di stabilità a livello di enti locali.
Per capire quanto siano cambiate le cose rispetto al passato, Lantschner cita un’equazione molto semplice: un aumento del 10% del costo del petrolio riduce il Pil dello 0,3% l’anno. Un concetto da tenere in grande considerazione visto che, nonostante gli sforzi dell’Unione Europea che sta spingendo sull’acceleratore per costringere gli Stati membri a puntare sull’efficienza energetica, il caro energia comincia a farsi sentire in modo sensibile. Basti pensare che nel 1999 la bolletta energetica europea era pari all’1% del Pil, mentre nel 2011 siamo saliti al 3,9%, per complessivi 488 miliardi di euro, di cui il 40% è residenziale. «Negli scorsi decenni pensavamo che l’energia fosse illimitata – commenta Lantschner – mentre ora è diventata la chiave del rilancio economico».
Questo a livello europeo. Solo in Italia, invece, secondo i calcoli degli esperti, risanando l’edilizia esistente, cioè quella realizzata fino agli anni ’80, nei portafogli dei cittadini resterebbero 3,4 miliardi di euro l’anno grazie a efficienze e risparmi. «Ecco perché – spiega Lantschner – dobbiamo cercare di riscoprire un’edilizia che dà molteplici risposte, come tutela del comfort abitativo e come sostegno alle famiglie che già ora soffrono l’aumento dei costi energetici». Anche da queste considerazioni nasce l’iniziativa di Green Habitat, «dove abbiamo cercato di rispondere innanzitutto a una domanda: quali sono le best pratice, le tecnologie e i materiali necessari per sviluppare l’edilizia sostenibile?». La risposta consiste in un concentrato di aggiornamenti a 360 gradi da cui nascono le 11 manifestazioni di Green Habitat.
In tutto ciò, la partecipazione dei cittadini è molto importante, in primo luogo perché «solo se tutti siamo a conoscenza dei problemi e delle sfide che ci aspettano possiamo ottenere dei cambiamenti», rimarca Lantschner. Ma anche e soprattutto perché in Italia «stiamo vivendo una situazione molto critica, con il sostanziale fallimento della terza generazione di norme che cercavano di introdurre elementi qualitativi legati a risparmio ed efficienza energetica».