Il sindaco Guarguaglini: «Enel deve rendere chiari ai Comuni sede d’impianto quali sono gli investimenti programmati, in particolare nell’area tradizionale»
A Radicondoli la geotermia è di casa: grazie alle centrali presenti sul territorio, dove questa risorsa rinnovabile viene coltivata con profitto ormai da mezzo secolo, da questo Comune senese di neanche mille anime arriva tanta energia da soddisfare il 5% del fabbisogno elettrico dell’intera toscana.
E potrebbe crescere ancora.
«Il territorio è interessato da ampi e importanti insediamenti industriali geotermici dei quali andiamo orgogliosi. È una vocazione che la comunità di considera primaria – argomenta il sindaco, Francesco Guarguaglini – Radicondoli è pronta a mettere in atto la sfida per una efficace transizione energetica e la vuole raggiungere potenziando anche gli attuali poli produttivi posti nelle zone dichiarate idonee e a comprovata vocazione geotermica».
Un distinguo che contempla il no alla realizzazione di un impianto geotermico pilota da 5 MW nell’area di Lucignano, dato che per una capacità di soli 5 MW «si prevede la realizzazione un impianto industriale di notevoli dimensioni e l’estensione con quasi 5 km di vapordotto, con due centrali in aree non vocate alla produzione di energia geotermica».
Dall’Amministrazione comunale spiegano nel merito che la centrale di produzione si troverebbe infatti ai piedi della collina di Radicondoli e la centrale di reiniezione sarebbe ai piedi della collina di Belforte.
Già a dicembre 2019, il Comune ha fornito alla Regione Toscana chiara indicazione sulle Aree Non Idonee (ANI) per l’istallazione di impianti geotermici, tra le quali è ricompresa anche l’area del permesso Lucignano: «A fronte della particolare vicinanza dell’impianto con i centri abitati di Radicondoli e Belforte l’intervento va indubbiamente a compromettere la qualità ambientale e l’impatto visivo verso l’area periurbana», continua il sindaco.
Ma questo non preclude allo sviluppo geotermico nella aree vocate, anzi.
Per proseguire in questa direzione c’è però un ostacolo fondamentale da superare, ovvero la scadenza delle concessioni geotermiche al 2024, legato a doppio filo al destino di tutte le centrali ad oggi attive in Toscana, gestite da Enel Green Power.
«D’accordo con i sindaci di Pomarance, Radicondoli, Castelnuovo Val di Cecina, Monterotondo Marittimo, Montieri, Chiusdino, Monteverdi Marittimo riteniamo – dichiara Guarguaglini – che l’unica soluzione veramente strategica sia la proroga delle concessioni all’attuale concessionario per un arco di tempo congruo, perlomeno quindicennale Il che può vuole dire in primis di mettere in sicurezza il comparto e di garantire prospettive certe, ma anche la realizzazione di investimenti, miglioramenti ambientali e tecnologici e progettualità di sviluppo economico e sociale dei territori. Enel deve rendere chiari ai comuni sede di impianto quali sono gli investimenti programmati, in particolare nell’area tradizionale, quella dei due poli produttivi di Larderello e Radicondoli. Ai sindaci interessa “condividere” il piano industriale e la politica di rilancio di Enel nei territori, non ci possiamo accontentare solo di progetti astratti e privi di concretezza. È chiaro che le cifre di cui si parla sono ragguardevoli (3 miliardi di euro in 15 anni, ndr), ma da sole non bastano e potrà essere un buon piano, accettato con favore dai sindaci, soltanto quando si andrà oltre i numeri entrando nel merito delle scelte ed indirizzando decisioni ed azioni nell’interesse primario dei territori. Enel può e deve dare di più».