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Geotermia e salute sull’Amiata, i risultati dello studio InVetta spiegati da ARS

L’Agenzia Regionale di Sanità ha presentato in un webinar pubblico i risultati dell’indagine epidemiologica, oltre ai dati raccolti in 15 anni di studi nel merito

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L’Agenzia Regionale di Sanità ha presentato in un webinar pubblico i risultati dell’indagine epidemiologica, oltre ai dati raccolti in 15 anni di studi nel merito


Oltre 70 persone hanno partecipato l’altro ieri al webinar Geotermia e salute: i risultati dello studio InVetta, organizzato dall’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) Toscana, per fare pubblicamente un primo punto – dopo la presentazione alla stampa già avvenuta lo scorso febbraio – sui 15 anni di ricerca condotti in merito all’impatto dell’attività geotermoelettrica sulla salute della popolazione, in particolare amiatina.

Come ricordato in apertura dall’assessore regionale alla Sanità, Simone Bezzini, l’indagine InVetta rappresenta uno studio estremamente approfondito, che ha pochi precedenti in Italia e non solo: se il quadro legato a Covid-19 continuerà a migliorare l’auspicio è fare una presentazione in presenza direttamente sul territorio amiatino, in modo da allargare ulteriormente la condivisione dei dati raccolti.

Dati che sono stati raccolti e approfonditi in una lunga tornata di studi, della quale InVetta rappresenta l’apice. La prima ricerca di questo filone venne pubblicata nel 2010 da ARS e CNR di Pisa, riscontrando criticità sanitarie nell’area geotermica amiatina rispetto a quella tradizionale, con un costante eccesso di mortalità maschile – mentre per le donne mostravano dati in linea con la media regionale – a partire sin dal 1971 (ovvero l’inizio della serie storica); mortalità che, come hanno mostrato successivi studi condotti sempre da parte di ARS, sta andando progressivamente appiattendosi anche per gli uomini verso la media regionale.

Nel periodo 2010-2017 resta comunque un eccesso di mortalità generale per pari al 5% e di mortalità per tumori al +11%, sempre e solo per gli uomini.

Da qui la volontà di capire meglio la relazione tra questi dati e vari fattori, sia ambientali – le emissioni delle centrali geotermiche e/o l’esposizione a lungo termine a metalli come arsenico nelle acque – sia legati agli stili di vita, che ha portato all’indagine epidemiologica InVetta condotta direttamente sul campo: sono 2.060 i cittadini di 10 Comuni amiatini, oltre a numerose istituzioni sanitarie e ambientali a livello locale.

Fondamentale ad esempio l’apporto dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), che effettua regolarmente controlli sulla qualità dell’aria come sulle emissioni delle centrali geotermiche dandone conto in appositi report (quello incentrato sull’anno 2020 riporta lo 0% di irregolarità).

A darne conto per ARPAT è stato il tecnico Alessandro Bagnoli, documentando ad esempio un andamento in costante declino nell’ultimo decennio per le emissioni di idrogeno solforato (H2S), particolarmente importante in quanto usato come tracciante dell’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche.

Campagne di monitoraggio ad hoc (come quella condotta tramite il mezzo Geo1 ad Abbadia San Salvatore, nel 2019-20) hanno invece rilevato una presenza significativa di mercurio in atmosfera – sebbene a concentrazioni ancora reputate non pericolose per la salute –, non imputabili alle centrali geotermiche (in base alla direzione del vento in occasione delle rilevazioni) ma in aumento nelle stagioni più calde (con le alte temperature a facilitare il rilascio del mercurio presente nell’ambiente).

ARPAT suggerisce comunque degli obiettivi di miglioramento per le centrali geotermiche: ridurre il disturbo olfattivo causato dall’H2S; ridurre i periodi di blocco centrale e fermo AMIS; adottare strategie di interconnessione tra centrali (come già accaduto tra Bagnore 3 e 4); ridurre i tempi d’intervento per manutenzione AMIS; ridurre il drift emesso dalle torri di raffreddamento.

Ma quali sono le relazioni tra le emissioni geotermiche (tracciate tramite l’H2S) e gli impatti sulla salute? Giorgia Stoppa (ARS-Università di Padova) ha snocciolato i dati elaborati da InVetta, che non mostrano associazioni negative tra l’esposizione cronica ad H2S e salute respiratoria, tumori, malattie croniche, salute riproduttiva; c’è invece un’associazione con l’ipertensione, che è però del tutto incoerente con il resto della letteratura scientifica disponibile sul tema, e che verrà dunque ulteriormente indagata.

Più critica invece la presenza di un metallo dannoso per la salute come il tallio, che viene facilmente assorbito dal terreno, non tanto nell’acqua utilizzata per annaffiare gli orti locali quanto in molte verdure raccolte (su tutti brassicaceae come cavolo nero e broccoli), suggerendo una componente ambientale non trascurabile per questo inquinante.

Come sottolineato da Daniela Nuvolone (ARS) sono stati invece riscontrati alti livelli di arsenico nelle acque potabili distribuite dall’Acquedotto del Fiora (AdF), ma negli anni 2005-2010: grazie agli ingenti investimenti messi in campo, da oltre un decennio sul territorio non si registrano deroghe nel merito rispetto agli stringenti limiti normativi per l’arsenico (individuati a livello nazionale già nel 2001), come confermato peraltro direttamente da AdF ai sindaci.

Sono i dati per l’arsenico nell’acqua potabile pre-2010 a mostrare associazioni con una maggiore mortalità e ricoveri, per tumori e non.

Per quanto riguarda invece nello specifico le emissioni di arsenico e mercurio – inquinanti naturalmente presenti nel sottosuolo – rilasciate in atmosfera dalle centrali geotermiche, InVetta non ha trovato associazioni con nessuna delle malattie/sintomi analizzati, né per lo scenario attuale né per quello passato.

L’esposizione di tipo inalatorio resta trascurabile rispetto a quella alimentare.

Che fare dunque adesso?

Fabio Voller (ARS) ha concluso ricordando come la Regione Toscana abbia già deciso di continuare ad approfondire gli elementi di criticità – prevalentemente legati alla natura “entropica” del territorio amiatino più che alle emissioni geotermiche, come mostra l’indagine epidemiologica appena conclusa – emersi da InVetta, istituendo un’apposita cabina di regia di cui anche Voller fa parte.

Le sue attività si snoderanno attraverso i prossimi due anni, comprendendo anche nuovi momenti di confronto con la popolazione, e secondo l’attuale canovaccio delle attività verteranno soprattutto su: estendere il monitoraggio di arsenico e altri metalli anche nelle acque dei pozzi privati; irrobustire le campagne di monitoraggio sui tanti orti presenti sull’Amiata e sulle relative coltivazioni; biomonitoraggio per metalli e inquinanti (in primis il tallio) su campioni di sangue e urine dei lavoratori nelle centrali geotermiche; aggiornamento degli indicatori su mortalità e ospedalizzazioni materno-infantili agli anni più recenti.