La geotermia in questo senso è strategica ma la strada da fare è ancora lunga per dissodare il terreno della conoscenza dal vizio del pregresso
«Ha fatto bene CoSviG a fare questo seminario coinvolgendo esperti qualificati perché le singole amministrazioni non hanno al loro interno tutte le competenze tecniche necessarie per affrontare la sfida che ci aspetta riguardo al futuro sviluppo della geotermia nel campo delle medie e basse temperature».
Con queste parole l’Assessore Regionale all’Ambiente ed Energia, Annarita Bramerini, ha aperto il suo intervento alla mattinata d’incontro e approfondimento che CoSviG ha organizzato venerdì 28 settembre ad Arcidosso per i propri soci, in cui si è parlato di media e bassa entalpia.
«Come regione ci stiamo attrezzando perché siamo il territorio più geotermico d’Italia -ha continuato l’Assessore- e in particolare per la media entalpia siamo stati sorpresi dal grande numero di richieste a seguito del processo di liberalizzazione che il Dlgs. 22/2010 ha avviato nel nostro Paese».
Le richieste giunte agli uffici della Regione sono attualmente 52 ed il rilascio del permesso di ricerca deve sottostare ad un iter specifico, che recentemente è stato rivisto con una semplificazione delle procedure amministrative in materia di verifica di assoggettabilità delle attività di ricerca mineraria, compresa quella geotermica.
«E’ stato varato un provvedimento per alleggerire la struttura regionale dal lavoro connesso all’esame delle richieste di permessi di ricerca per la fase preliminare non invasiva delle attività. Il passo successivo, ovvero il passaggio dal permesso di ricerca alla richiesta di coltivazione della risorsa, sarà invece sottoposto, come la legge prevede, alla verifica di assoggettabilità ed eventualmente alla VIA».
L’assessore ha però sottolineato il fatto che il livello di preparazione riguardo al settore della media entalpia non è adeguato ad affrontare la grande sfida che la Regione si trova a dover affrontare. «E’ importante avere invece un sufficiente livello di conoscenza per evitare che il dibattito sia inquinato dal pregresso, ovvero dalle esperienze (non tutte positive) che abbiamo in merito e che derivano dalla geotermia tradizionale, in modo da evitare che, proprio sulla base di questo fattore, il parere espresso dagli enti locali sia negativo in maniera preventiva».
«La strada da fare –ha ricordato l’Assessore – è ancora lunga per dissodare il terreno della conoscenza – ma lo dobbiamo fare perché la filiera del calore è uno dei due assi su cui si fonda il PAER».
Il Piano regionale per l’ambiente e l’energia (PAER) è lo strumento che la Regione Toscana sta mettendo a punto e che definirà gli obiettivi strategici per il futuro energetico regionale e, ha spiegato l’Assessore, tiene conto non solo del precedente Piano Energetico Regionale ma anche del dibattito sviluppatosi a livello nazionale sulle energie rinnovabili, sia per il problema incentivi sia per la difficoltà data dalla dipendenza tecnologica che impone un sempre crescente ricorso al mercato estero.
«Dobbiamo evitare di fare lo stesso errore anche con la geotermia, per la media entalpia – ha raccomandato Bramerini – e non rischiare, quindi, di regalare questa opportunità a imprese e gruppi che vengono da fuori e che a noi non lasciano alcuno spazio di sviluppo in termini di crescita».
L’obiettivo è dunque quello di far nascere e alimentare una filiera relativa al settore geotermico che sviluppi ricerca, innovazione tecnologica e sfrutti il know how già presente in Toscana per dare vita ad un’impresa complessa e integrata, che possa portare a uno sviluppo occupazionale qualificato e ad una crescita che coinvolga le aree locali e l’intera Regione in seconda battuta.
«Il lavoro è impegnativo –ha riconosciuto Bramerini- ma i numeri parlano chiaro: con il burden sharing abbiamo una strada in salita per quanto riguarda il fabbisogno termico».
La quota che spetta alla Toscana ,secondo il decreto che definisce tra le singole regioni le ripartizioni degli obiettivi che l’Italia deve raggiungere in accordo alla direttiva 20-20-20, indica il 16,5% del fabbisogno energetico termico ed elettrico coperto da rinnovabili al 2020.
Il problema per la Toscana nel raggiungere questo obiettivo con le rinnovabili non si pone tanto per la parte elettrica, quanto per la parte termica dove, rispetto ai valori dell’anno di riferimento su cui è stata costruita la ripartizione, è necessario un incremento particolarmente rilevante (+1.596%).
«E se non raggiungiamo gli obiettivi del burden sharing –ha spiegato l’Assessore- saremo costretti a pagare sanzioni che ricadranno sui cittadini. Ce la potremo fare a rispettare gli impegni, se non precludiamo a questa risorsa ».
La geotermia si conferma quindi strategica per la Toscana, in particolare proprio per le basse e medie temperature, quelle cioè più idonee alla produzione di energia termica.
La peculiarità che ci deriva dall’avere un territorio ricco di risorsa geotermica, ci rende anche i primi a dover individuare la strategia ma soli nel farlo, senza avere cioè modelli da imitare o da tenere a riferimento: pertanto «pagheremo lo scotto della gavetta» ha detto l’Assessore, richiamando l’esigenza che vi sia però una disegno condiviso con il Governo, anche per affrontare il tema dei 52 permessi di ricerca e non perdere il senso della strategicità che questa attività potrebbe avere, non solo per la Toscana.
«L’idea –ha continuato l’Assessore- è quella di fare una sorta di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) complessiva di tutti i premessi di ricerca richiesti e fare di questi un allegato del piano conoscitivo della regione da inserire nel PAER».
Il PAER, ha spiegato, conterrà anche le linee guida delle aree non idonee allo sfruttamento della risorsa, così come è già stato fatto per le altre fonti rinnovabili e quanto previsto dal PAER avrà valore prescrittivo.