«Possibile una proroga alle concessioni per una durata di 15 anni, l’azienda si è impegnata a mettere in campo un piano d’investimento pari a 3 miliardi di euro nel periodo 2024-2039»
Nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali toscane FILCTEM, CGIL-FLAEI, CISL-UILTEC e UIL hanno reso noti i contenuti emersi durante il loro ultimo incontro – avvenuto lo scorso 8 marzo – coi vertici dell’Unità di business Geotemia di Enel Green Power, la società che gestisce le 34 centrali geotermelettriche presenti sul territorio, per capire quali sono le prospettive industriali per l’impiego di questa fonte rinnovabile nei prossimi anni.
Il punto di maggiore criticità resta la scadenza ormai prossima (2024) delle concessioni minerarie che regolano la coltivazione della geotermia, che resta una risorsa mineraria patrimonio indisponibile dello Stato.
Una situazione comunque in divenire, ma che potrebbe arrivare presto ad un risvolto positivo.
«L’azienda ha dichiarato che sono stati fatti dei progressi significativi – informano i sindacati a valle dell’incontro con EGP –, a seguito di incontri svolti con la Regione Toscana e i Ministeri competenti, al fine di addivenire ad una possibile soluzione che preveda una proroga alle concessioni in scadenza per una durata di 15 anni. Tale soluzione risulterebbe la sola a garantire tempistiche immediate negli investimenti e quindi la possibilità di intervenire in maniera determinante nel processo di transizione ecologica».
Più in dettaglio, se venisse confermata la possibilità di continuare a investire sulla geotermia toscana, Enel «si è impegnata a mettere in campo un piano d’investimento importante pari a 3 miliardi di euro nel periodo 2024-2039 (15 anni)», articolato attorno a due pilastri.
Il primo prevede la «realizzazione di nuove centrali per un totale di 200 MW. Di questi, 85 MW sarebbero realizzati nel breve periodo (centrali di PC6 da 20 MW, Triana da 20 MW, Bagnore 5 da 40 MW e Monterotondo da 5 MW)», mentre il secondo riguarda «l’ammodernamento di tutte le attuali centrali, partendo dai macchinari esistenti, fino all’installazione delle torri ibride ed al raddoppio degli impianti AMIS per l’abbattimento dell’idrogeno solforato e del mercurio, ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge», limiti che peraltro sono già oggi ampiamente rispettati come documentano puntualmente dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT).
Questi investimenti «permetterebbero di non aumentare le emissioni in atmosfera nonostante i 200 MW in più», sottolineano i sindacati, aggiungendo che sono «previsti inoltre investimenti in sostenibilità, indirizzati verso gli impianti di teleriscaldamento, le strade, i percorsi turistici».
Opportunità che i sindacati accoglierebbero a braccia aperte: «Riteniamo che la geotermia rappresenti una parte fondamentale nel percorso di transizione ecologica e che in questo preciso contesto storico sia ancora di più in grado di contribuire positivamente alla riduzione della dipendenza energetica dagli idrocarburi. La geotermia è infatti una fonte rinnovabile programmabile di grande valore, da potenziare e valorizzare sempre più per il futuro del Paese, anche alla luce dei problemi e della vulnerabilità energetica dimostrata dall’Italia, in conseguenza dei tragici fatti che stanno accadendo a seguito della guerra tra Russia e Ucraina. È necessario fare presto. Se non ora quando?», concludono i sindacati.