Home Cosvig Efficienza energetica per un’economia stabile

Efficienza energetica per un’economia stabile

585
0
CONDIVIDI
“Un paese che utilizza meno energia per ottenere gli stessi risultati o meglio riduce i costi e l’inquinamento, è in grado di sviluppare un’economia più forte e più competitiva”.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Con questa frase Sara Hayes, Rachel Young, and Michael Sciortino dall’American Council for an Energy Efficient Economy (ACEEE), presentano il rapporto che indaga sui livelli di efficienza energetica delle economie più importanti del mondo.

“L’efficienza energetica –dice il rapporto- ha svolto un ruolo importante nelle economie dei paesi sviluppati per decenni ma resta tuttavia una “risorsa di energia” abbondantemente sottoutilizzata“.

Il rapporto di ACEEE analizza dodici economie di altrettanti paesi che rappresentano il 78% del PIL mondiale, il 63% del consumo globale di energia e il 62% delle emissioni mondiali di anidride carbonica equivalente.

I ventisette i parametri considerati sono suddivisi in quattro gruppi che coprono i diversi aspetti dell’utilizzo di energia a livello nazionale nei tre settori maggiormente energivori: le costruzioni, l’industria e i trasporti.

Circa la metà di questi parametri poi, descrivono risultati quantificabili e il resto sono rappresentativi delle politiche messe in atto e delle best practices, tra cui la presenza di un obiettivo nazionale di risparmio energetico, standard per i combustibili e per i veicoli e gli standard di efficienza energetica per gli elettrodomestici.

Tra i parametri usati per fornire risultati quantificabili rientrano la quantità di energia consumata da un paese sul suo prodotto interno lordo, le distanze medie percorse per ogni unità di carburante dai veicoli stradali per passeggeri, e l’energia consumata per metro quadrato di superficie in edifici residenziali.

Ad ognuno dei ventisette parametri è stato quindi assegnato un punteggio che è poi servito per stendere la classifica dei dodici paesi analizzati con una scala di massimo 100 punti ciascuno: nessuna nazione ha però ottenuto tutti e cento i punti in più di una categoria.

La classifica vede una buona posizione dei paesi europei rispetto agli Usa, con il Regno Unito al primo posto (con 67 dei 100 punti possibili), al secondo la Germania, e l’Italia al terzo. Seguono poi il Giappone e la Francia.

L’Unione europea nel suo complesso si colloca al sesto posto assieme ad Australia e Cina mentre gli Stati Uniti li troviamo al nono posto, seguiti da Brasile, Canada e Russia.
Vi sono comunque buoni risultati per singola categoria con la Germania al primo posto per le politiche nazionali (19 su 25 punti), la Cina al secondo per l’efficienza negli edifici (23 su 28 punti), il Regno Unito per l’efficienza ottenuta nell’Industria (18 su 24 punti), mentre Italia, Cina, Germania e Regno Unito hanno ottenuto lo stesso punteggio nel settore trasporti (ciascuno con 14 su 23 punti).

I risultati del rapporto indicano che alcuni paesi stanno superando gli altri, ma la scoperta più importante è che ci sono notevoli possibilità di miglioramento in tutte le economie analizzate. Le condizioni richieste per un punteggio pieno -anche se non ancora raggiunte (la media del punteggio è di 54 punti)- non sono un obiettivo troppo difficile e lo dimostra il fatto che per ogni parametro almeno un paese (e spesso molti) hanno ricevuto punteggio pieno.

Secondo il direttore esecutivo dell’ACEEE, Steven Nadel, il Regno Unito e le principali economie europee sono molto più avanti rispetto agli Stati Uniti in fatto di efficienza energetica. L’Europa utilizza minori risorse per ottenere gli stessi risultati degli Stati Uniti, riducendo i costi e producendo un maggior numero di nuovi posti di lavoro. Eppure siamo ancora lontani dall’esprimere il massimo potenziale in risparmio energetico e c’è ancora molto che i diversi Paesi possono imparare gli uni dagli altri. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno un punteggio relativamente elevato nell’edilizia, ma pessimo nei trasporti.

Gli autori del report affermano che sebbene l’efficienza energetica abbia svolto un ruolo importante per decenni nelle economie sviluppate, resta ancora una risorsa sottoutilizzata.

La seconda parte del rapporto focalizza particolare attenzione sugli Stati Uniti, che secondo gli autori “sprecano soldi ed energia quando gli altri Paesi riescono a risparmiare e reinvestire”.

Nella maggior parte dei parametri analizzati, negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno fatto progressi limitati verso una maggiore efficienza a livello nazionale. Il punteggio complessivo di 47 degli Stati Uniti è meno della metà dei punti possibili e di venti punti di distanza dal primo posto. Gli Stati Uniti si posizionano dietro il Giappone, l’intera UE, la Cina, e persino l’Australia e questo può significare un vantaggio economico di questi paesi rispetto agli Stati Uniti perché hanno costi inferiori nella produzione delle merci e dei trasporti, grazie ai minori costi energetici.

La domanda che si pongono i ricercatori dell’ACEEE è quindi come potranno gli USA guardare al futuro e riuscire a competere in un’economia globale continuando a sprecare i soldi e l’energia che invece in altre nazioni industrializzate vengono risparmiati e reinvestiti.

E indicano una serie di raccomandazioni al loro paese, tra cui l’imposizione di obiettivi vincolanti a livello nazionale per il risparmio energetico; migliori incentivi finanziari, quali i crediti fiscali o i prestiti a sostegno dell’efficienza; l’adozione delle più recenti e severe norme per il regolamento edilizio; riqualificazione della rete elettrica e maggiori incentivi al trasporto pubblico.