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L’impresa verde produce di più

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Secondo un’indagine una pmi su tre utilizza tecnologie pulite. Sforbiciata alla bolletta del 20%
Taglio ai costi per le aziende che puntano sulle rinnovabili

Fonte: Italia Oggi

Autore: Mari Pada

 

Risparmio energetico non vuol dire necessariamente risparmio economico, ma gli effetti positivi possono ricadere sia sui costi sia sull’aumento della produttività delle imprese. Gli strumenti e le novità per produrre e lavorare all’insegna del rispetto dell’ambiente non sempre si sposano però con il budget dell’azienda. Mobilità alternativa, energie rinnovabili, edilizia ecosostenibile, sistema tecnologico rivisti in chiave «green» possono aiutare l’impresa a tagliare le spese a patto di seguire determinati percorsi. E le pmi lo stanno imparando.
Da una ricerca di Fondazione Impresa «Piccole imprese e green economy» emerge che il 33% utilizza tecnologie, metodologie e procedure per la riduzione dell’impatto ambientale. Su 600 imprese con meno di 20 dipendenti, una su tre è attenta all’ambiente.
Una sforbiciata alla bolletta del 20%. Tecnologia e professionalità, il mix perfetto per tagliare i costi per l’energia. La tecnologia oggi consente di avere una automazione nel controllo dei consumi e nel governo del funzionamento degli impianti. L’abbassamento dei costi legati ad impianti eolici, fotovoltaici e termici, dovuto alla loro maggiore diffusione permette invece di produrre energia spendendo e inquinando meno, con rientro dall’investimento di circa 12 anni.
Aumentata infatti la produzione di energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici, su capannoni e terreni. Il 19,2% ha scelto di produrre energia attraverso il fotovoltaico e il 27,3% è attenta anche ai consumi e dichiara di aver acquistato negli ultimi 24 mesi macchinari a basso consumo. Importante anche il 18,7% delle aziende che ha scelto di riqualificare gli aspetti energetici per gli edifici dove avviene il ciclo produttivo e il 16,7% che afferma l’introduzione di sistemi i gestione ambientale (Fondazione impresa).
Un taglio netto dei consumi degli edifici pubblici e soprattutto delle aziende (i più energivori), permetterebbe di eliminare gli sprechi. Un recente studio nazionale di Confindustria conferma il saldo positivo tra costi e benefici per quelle aziende che investono in efficienza energetica.
Check up energetico, una mano dall’It. Incidere ancora di più sui consumi energetici in azienda è possibile, ma solo se il contributo dei dipendenti è significativo e, soprattutto, se si introducono nuove figure dedicate.
L’energy manager può agire sui sistemi e in particolare incentivare l’utilizzo di impianti di cogenerazione, quelli di monitoraggio dei consumi, le lampadine a basso consumo e i sistemi di valutazione dell’efficienza energetica degli strumenti in ufficio.
L’obiettivo finale è quello di ridurre i costi e il fabbisogno mantenendo costante la produzione di bene e/o servizi.
L’information technology è una delle voci di spesa più pesanti per le medie e grandi imprese. Anche l’It deve fare la sua parte per permettere di risparmiare. Diverse le opzioni. Si comincia con la razionalizzazione dell’uso della carta, il cui costo viene sempre più spesso addebitato al cliente attraverso dei codici di riconoscimento delle pratiche, l’abbandono della stessa per la versione digitale di documenti e fatture o l’acquisto di macchine prestanti comuni agli uffici accantonando le stampanti individuali. Poi, possono essere rinnovati i macchinari più datati per evitare inefficienze ed abbattere i consumi. Ancora, si può prevedere l’accentramento dei server e dei data center in un unico spazio, all’interno del quale creare un sistema computerizzato per il raffreddamento dell’ambiente, l’accensione e lo spegnimento parziale degli stessi, o lo «stand-by» da remoto dei computer dei dipendenti in modo coordinato. «Un piccolo risparmio su ciascuna postazione può tradursi in un grosso risparmio complessivo» dicono gli esperti. Infine, c’è l’occasione di cedere alla «nuvola», ovvero abbandonare i grandi server da tenere in azienda e portare sistemi hardware e software all’esterno, spendendo meno per l’aggiornamento e la manutenzione e risparmiando sui consumi.
Spesso, però, il problema delle aziende è il fatto di non essere consapevoli dei propri consumi.
Da pochi anni sono venute in soccorso le Energy service company (Esco), che offrono servizi energetici e che in particolare forniscono: assistenza nella manutenzione degli impianti energetici, outsourcing della gestione degli impianti di produzione o di utilizzo dell’energia, ottimizzazione dei consumi elettrici e dei contratti di fornitura dell’energia stessa.
Qualsiasi sia il soggetto scelto dalla pmi per farsi supportare adeguatamente in questo percorso di miglioramento si dovrà certamente partire dall’Audit Energetico, per poi procedere alla pianificazione, implementazione e misurazione dell’intervento di risparmio energetico che costituisce il monitoraggio dell’efficienza energetica conseguita.
Sul piano dei costi le Esco si impegnano a fornire al cliente un servizio globale a «zero» perché vanno a reperire il capitale necessario a effettuare l’investimento. Il servizio dell’Esco è ripagato dal cliente tramite la cessione parziale o totale del risparmio ottenuto rispetto alla spesa energetica media prima dell’intervento. Fatta 100 una bolletta, se risparmio 50, 30 sarà l’emolumento per la Esco.
Dipendente più contento senza posto auto. Rivedere i meccanismi di mobilità all’interno dell’azienda potrebbe portare nuovi vantaggi non solo in termini di costi, ma anche di produttività. Cosa fare in concreto? Intraprendere azioni per la diminuzione dell’impatto ambientale causato dagli spostamenti sistematici del personale mediante la riduzione dell’uso dell’automobile come mezzo di trasporto privato e una migliore organizzazione degli orari per arginare il fenomeno del traffico.
I mezzi elettrici sono ancora un sogno. Da una recente ricerca Deloitte emerge che le batterie hanno ancora poca autonomia rispetto all’esigenza minima dei guidatori di fare almeno 300 km con un «pieno» di energia. Anche ricaricarle resta un problema, visto che gli attuali mezzi hanno bisogno di otto ore. E poi il prezzo, tasto dolente. L’aspettativa di privati e imprese è di pagare un auto 15mila euro, ovvero la metà del costo di un’auto elettrica attuale.
Spazio dunque alle alternative. Accanto naturalmente al trasporto pubblico locale, c’è la mobilità in bicicletta o scooter, car pooling, car sharing, pedonalità e bus navetta aziendali. In qualche caso si potrebbe fare ricorso al cosiddetto telelavoro, il lavoro da casa connessi alla rete aziendale tramite un pc. Grazie a queste misure si potrebbero ridurre i rimborsi chilometrici, legati ai viaggi per lavoro, migliorare i tempi di viaggio tra le sedi (interne ed esterne) dell’azienda o nel tragitto casa-lavoro, persino introdurre una «tassazione» sui parcheggi per disincentivarne l’uso con il relativo risparmio legato alla diminuzione della necessità di parcheggi. A questi vantaggi aziendali si possono sommare i vantaggi diretti e indiretti dei dipendenti, che ne beneficiano dal punto di vista economico, della sicurezza e psicologico-relazionale. Gli effetti? L’aumento della produttività con la maggiore puntualità negli spostamenti, il minore impatto ambientale e sociale, con conseguente miglioramento delle relazioni con gli abitanti della zona e gli effetti positivi sull’immagine aziendale.