Home Cosvig Per la geotermia non c’è solo la Toscana…

Per la geotermia non c’è solo la Toscana…

398
0
CONDIVIDI
Presentati i risultati della mappatura dei siti geotermici di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, prevista dal progetto VIGOR (Valutazione del potenziale Geotermico delle Regioni della convergenza) nell’ambito del POI “Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico 2007/2013”

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

VIGOR è un progetto congiunto del CNR e del Ministero dello Sviluppo economico, finalizzato all’individuazione e realizzazione di interventi per ampliare il potenziale utilizzabile di geo-energia sul territorio di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, tenendo conto delle specifiche condizioni ambientali di quelle regioni.

I risultati del progetto sono stati presentati ad Angri, nel corso di un convegno sulla geotermia, organizzato dall’Istituto Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IMAC-CNR), in collaborazione con le istituzioni e le università campane.

Dalla mappatura realizzata nelle quattro regioni del Sud sono stati individuati 23 siti che comprendono sia aree dove sono presenti sorgenti di acqua idrotermale sia territori che potenzialmente potrebbero essere utilizzati per il geoscambio, in altre parole per il raffrescamento estivo e il riscaldamento invernale tramite pompe di calore geotermico.

«Nel contesto della direttiva europea 2009/28/CE che prevede per l’Italia di raggiungere entro il 2020 un consumo di energia da fonti rinnovabili pari al 17% del consumo totale di energiaha spiegato Marina Iorio, referente del progetto VIGOR per Campania e Sicilia- i sistemi di geoscambio sono una risorsa fondamentale sia per i diversi possibili impieghi che per lo sviluppo territoriale ed economico».

Iorio ha anche spiegato come le sorgenti e i pozzi di acqua idrotermale possano essere usati direttamente come fonte di acqua calda o nei cicli produttivi o per il fabbisogno energetico.

Dei 23 siti censiti «il ministero dello Sviluppo economico e il Cnr ne hanno selezionati 8 e –ha continuato- hanno progettato gli impianti che potrebbero essere messi a bando dal ministero dello Sviluppo economico con l’obiettivo di portare sviluppo sul territorio».

Tra gli obiettivi di VIGOR infatti non vi è solo la mappatura delle aree di potenziale sviluppo della geotermia. La mappatura è il punto di partenza, da cui si svilupperà nei prossimi due anni un sistema di ricognizione per accrescere le conoscenze delle risorse geotermiche disponibili, così da poter procedere alla loro valorizzazione sul territorio delle regioni interessate, ovvero Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.

L’eventuale produzione di energia elettrica che potrà essere ottenuta dalle risorse del sottosuolo individuate sarà in primo luogo destinata ai settori industriale, agroalimentare e turistico delle stesse regioni.

Il convegno è stata anche l’occasione evidenziare richieste esplicite dei partecipanti in merito ad un maggiore rispetto delle regole e a minore burocrazia nelle procedure.

«Da tempo i geologi chiedono certezze e uniformità normativa in materia di geotermia» ha spiegato il Consigliere dell’Ordine della Campania, Giorgio Onofri, ribadendo la necessità di un dialogo tra le istituzioni, le imprese e gli Ordini professionali.

Per il mondo delle imprese, Marco Zigon presidente di un’azienda specializzata nella produzione di trasformatori elettrici, ha parlato della possibilità di sviluppare impianti «in bassa e media entalpia le cui risorse hanno il vantaggio di trovarsi in territori fortemente inurbati, dove è più facile intervenire senza suscitare allarme».

Il riferimento dell’imprenditore era, in maniera piuttosto esplicita, alle preoccupazioni sorte per il progetto "Campi Flegrei Deep Drilling” che dopo anni di discussioni ha recentemente ottenuto il via libera da parte del Comune di Napoli per le perforazione dell’area di "Bagnoli Futura" che è per il 90% di proprietà pubblica.

Il progetto prevede di scavare un pozzo pilota a 500 metri di profondità, cui potrebbe aggiungersi un secondo pozzo ancora più profondo che potrebbe raggiungere i 4 km.

Le preoccupazioni, che non si sono placate nemmeno dopo le rassicurazioni da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, riguardano la presenza in quella zona di un vulcano potenzialmente molto più pericoloso del Vesuvio.

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha tranquillizzato sulla sicurezza delle trivellazioni e sul fatto che queste non avranno alcun effetto sul supervulcano. L’INGV ha anche spiegato che uno degli obiettivi principali del progetto Campi Flegrei è proprio quello di aumentare le conoscenze sulla natura del vulcano e la capacità scientifica di previsione, così da ridurre il rischio vulcanico stesso.