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Energy (R)evolution 2012 : ridurre la dipendenza da fonti fossili, salvare il clima globale con più rinnovabili e con motori più efficienti

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Il rapporto presentato a Berlino da Greenpeace, dall’European Renawable Energy Council (EREC) e dal Global Wind EnergyCouncil (GWEC) indica la strada per il prossimo futuro.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Ridurre la domanda di petrolio è possibile, secondo il rapporto Energy (R)evolution 2012 di Greenpeace poiché le rinnovabili potrebbero coprire al 2030 il 37% della domanda globale di elettricità e l’elettricità potrà garantire il 3,5% del totale della domanda di energia del settore trasporti in Europa (2,5% a livello mondiale), prevedendo nelle nuove autovetture elevati standard di efficienza nel 2020. Una percentuale che potrà salire al 12% al 2030 e al 44% al 2050.

Nel lungo termine ciò significherebbe una drastica riduzione delle centrali alimentate con fonti fossili, la dismissione dell’energia nucleare e il 94% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili.

Questa trasformazione garantirebbe, inoltre, la crescita economica e la riduzione dei costi dell’energia e delle emissioni di CO2 che sarebbero drasticamente tagliate, prevenendo una catastrofe climatica e creando nuova occupazione.

In questo scenario, dopo un picco al 2015, le emissioni di CO2 si ridurrebbero come richiesto dalla comunità scientifica per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico e, al 2050, sarebbero ridotte dell’85% rispetto ai livelli del 1990.

Per costruire questo scenario, Greenpeace ha condotto un’analisi di dettaglio sulla crescita delle energie rinnovabili partendo dalla situazione attuale, e sulla possibile crescita del settore e un’analisi sulle possibilità di ridurre la domanda di elettricità e di calore ricorrendo all’efficienza energetica.

Questa prospettiva energetica è fondata su una dettagliata analisi delle risorse di petrolio convenzionali attualmente disponibili, sullo stato delle odierne infrastrutture dell’industria petrolifera, su stime di produzione dei pozzi (che tengono conto delle previsioni di riduzione della produzione) e sui piani di investimento resi noti alla fine del 2011.

Il rapporto fornisce infatti per la prima volta un’analisi dei trend di esaurimento delle riserve di fonti fossili e uno scenario per la progressivo fuoriuscita del petrolio, senza prevedere lo sfruttamento dei giacimenti artici, delle sabbie bituminose, delle riserve petrolifere off shore in Brasile o di altre riserve marginali. Secondo il rapporto, la capacità di produzione di petrolio presenta un tasso di decrescita compreso tra il 2,5% e il 5%, che include il completamento di tutti i nuovi progetti di infrastrutture pianificati tra il 2012 e il 2020. Anche con la realizzazione di questi progetti, la quantità di petrolio convenzionale ancora a disposizione appare esigua: da ciò, la transizione a un sistema produttivo a bassa domanda di petrolio appare essenziale.

Dall’analisi delle rinnovabili la potenza installata nel 2011 è risultata superiore del 50% rispetto alle previsioni formulate nel primo rapporto Energy [R]evolution (2007) -essendo pari a 237 GW- e viene ipotizzato uno scenario in cui la potenza installata crescerà sino a 7.392 GW nel 2030.

Le soluzioni tecnologiche rinnovabili che sostituiranno il petrolio, nello scenario Energy [R]evolution 2012, sono riferite a tecnologie già disponibili in produzioni di serie, alle dinamiche attuali dei mercati e alle previsioni dei loro sviluppi futuri così come previsti da associazioni di rappresentanza dell’industria delle rinnovabili quali il Global Wind Energy Council, l’European Photovoltaic Industry Association e l’European Renewable Energy Council, il DLR e Greenpeace International.

L’analisi relativa all’efficienza energetica porta a stimare la possibilità che tali misure possano ridurre la domanda di elettricità del 30% rispetto alla crescita attesa nello scenario di riferimento e del 20% la domanda di energia da riscaldamento.

«Per ridurre la domanda di petrolio, proteggere il clima e evitare disastri come quello della Deepwater Horizon -ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima di Greenpeace– bisogna aumentare l’efficienza dei motori e rendere quanto prima superflue le attività estrattifere, cominciando da quelle offshore».

Naturalmente affinché la sostituzione del petrolio con le energie rinnovabili possa diventare realistica –si legge nel rapporto- le risorse finanziarie dovranno indirizzarsi, dal 2012, verso nuovi mercati per supportare tecnologie per l’energia rinnovabile ed efficienza energetica, senza essere messe a budget di nuovi progetti a servizio delle fonti fossili.

Gli investimenti necessari per attuare lo scenario Energy [R]evolution al 2050 sono stimati in 1.200 miliardi di dollari/anno, corrispondenti all’1% del PIL mondiale. Nel rapporto si stima anche l’impatto occupazionale globale della prospettata rivoluzione energetica, che porterebbe ad ottenere 4,8 milioni di posti di lavoro in più nel mondo al 2020 e il 65% dei posti di lavoro nel settore energetico, al 2030, sarebbe garantito dalle fonti rinnovabili.

Questa rivoluzione energetica permetterebbe anche una percentuale di riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica pari all’85% rispetto ai livelli del 1990.

Per fare tutto questo, però, servono impegni precisi da parte della politica che deve cambiare radicalmente rotta rispetto alla situazione attuale. Greenpeace indica quindi quali dovrebbero essere le priorità:

 

  1. Fine di ogni forma di sussidio alle fonti fossili e al nucleare;

  2. Internalizzazione dei costi esterni (sociali e ambientali) della produzione energetica attraverso sistemi commercio delle emissioni “cap and trade”;

  3. Promuovere severi standard di efficienza per tutti gli apparecchi, gli edifici e i veicoli che consumano energia;

  4. Stabilire obiettivi vincolanti per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per la cogenerazione di riscaldamento ed elettricità;

  5. Riformare i mercati elettrici garantendo priorità di accesso alla rete ai produttori di rinnovabili;

  6. Garantire guadagni definiti e certi per chi investe nelle fonti sostenibili, ad esempio attraverso programmi di feed-in tariff;

  7. Sviluppare sistemi più avanzati di etichettatura energetica e divulgazione così da garantire maggiore informazione ambientale riguardo a prodotti e consumi;

  8. Aumentare la capacità di ricerca e i relativi finanziamenti nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.