Rispetto a tutte le altre impiegate in Italia, il Gestore dei Servizi Energetici certifica che «la fonte rinnovabile più produttiva è quella geotermica»
Nel rapporto statistico 2021 (con dati 2019) Energia da fonti rinnovabili in Italia, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) fornisce il quadro statistico completo sulla diffusione e sugli impieghi delle fonti rinnovabili di energia (FER), geotermia compresa.
Complessivamente, la quota dei consumi energetici coperta da FER in Italia si attesta al 18,2%, con contributi così suddivisi: nel settore elettrico le fonti rinnovabili hanno coperto quasi il 40% della produzione lorda di energia, in quello termico il 20% circa e nel settore trasporti il 9%.
Questo è il contributo offerto dalle rinnovabili a livello nazionale, ma naturalmente non tutti i territori la produzione è omogenea.
Le FER si impiegano utilmente dove sono disponibili in livello quantitativamente e qualitativamente elevato, e naturalmente dove è possibile installare gli impianti industriali necessari a ricavarne energia.
Come mostra il GSE, a fine 2019 la Lombardia è la regione con la più elevata concentrazione di potenza installata di impianti FER per la produzione elettrica (15,3% della potenza complessiva a livello nazionale), mentre tra le regioni del sud spicca la Puglia (10,4%).
«La Toscana, grazie principalmente allo sfruttamento della risorsa geotermica, è invece la regione con maggior potenza installata nel Centro Italia (4,2%)», dichiara il GSE.
Più nel dettaglio, gli impianti geotermoelettrici sono presenti nel territorio della sola regione Toscana e in particolare nelle province di Pisa (nella quale si concentra il 52,6% della produzione totale), Siena (24,0%) e Grosseto (23,7%).
La sostanziale stabilità nella potenza installata tra il 2005 e il 2019 ha prodotto variazioni piuttosto contenute anche sulla produzione lorda; il tasso medio annuo di crescita è infatti pari a 0,9%.
Nel 2019 la produzione da impianti geotermoelettrici è stata pari a 6.075 GWh, per una diminuzione pari a -0,5% rispetto all’anno precedente.
Il contributo della fonte geotermica alla produzione totale rinnovabile ha mostrato una certa variabilità negli anni, passando dal 10% del 2004 al valore massimo del 12% del 2007, per poi scendere al minimo del 5% del biennio 2013-2014, a causa della produzione progressivamente crescente da tutte le altre fonti rinnovabili
Vero è che «negli ultimi sette anni il numero degli impianti geotermoelettrici è rimasto immutato (34 unità)», ma il loro contributo resta essenziale e non solo a livello toscano, grazie alle peculiari caratteristiche della geotermia.
«La fonte geotermica – spiega nel merito il GSE – è caratterizzata da una disponibilità pressoché costante nel corso dell’anno; di conseguenza, in confronto agli altri impianti alimentati da fonti rinnovabili, le prestazioni degli impianti geotermoelettrici risultano le migliori in termini di producibilità».
Ecco perché, nonostante l’esigua presenza d’impianti geotermoelettrici a livello nazionale, il GSE sottolinea che comunque in Italia «la fonte rinnovabile più produttiva è quella geotermica. Nel 2019 gli impianti geotermoelettrici hanno registrato mediamente 7.471 ore equivalenti (fattore di capacità dell’85%). Gli impianti alimentati con le bioenergie hanno prodotto mediamente per 4.728 ore equivalenti, con un incremento rispetto all’anno precedente del 3%; gli impianti idroelettrici, eolici e fotovoltaici sono invece più condizionati da fattori esogeni di carattere climatico».
E per quanto riguarda invece il comparto termico?
Il GSE documenta che nel 2019 l’energia termica complessiva ottenuta in Italia dall’impiego dell’energia geotermica ammonta a 6.347 TJ, corrispondenti a circa 152 ktep, in leggera crescita rispetto all’anno precedente.
Più in particolare, nel 2019 i consumi diretti risultano pari a 5.477 TJ (86% del totale), 112 TJ in più rispetto al 2018 (2,1%).
I settori che utilizzano maggiormente la fonte geotermica per usi termici diretti sono il commercio e i servizi (60%, principalmente per la notevole diffusione degli stabilimenti termali), seguiti da acquacoltura/itticoltura (25%) e dall’agricoltura (13%); gli utilizzi nell’industria e nel settore residenziale (dai quali sono esclusi gli impieghi di risorsa geotermica tramite pompe di calore) si confermano piuttosto modesti.
Ai consumi diretti si aggiungono 870 TJ di calore derivato (circa 21 ktep) prodotto da impianti di sola produzione termica; si tratta principalmente di impianti di teleriscaldamento localizzati in Toscana e in Emilia Romagna.
«In Toscana (regione tradizionalmente caratterizzata dallo sfruttamento diffuso della risorsa geotermica) e Veneto (particolarmente ricca di stabilimenti termali) si rilevano circa il 73% dei consumi complessivi nazionali di energia termica prodotta da fonte geotermica. Seguono Campania, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano un ulteriore 19%; il rimanente 8% si distribuisce nelle altre regioni», conclude il GSE.