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Rinnovabili, associazioni e imprese: «Incentivi almeno fino a 1° ottobre»

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Passera: «Rinnovabili e green economy forte impatto su lavoro»
In un comunicato congiunto gli “Stati Generali delle Associazioni delle Rinnovabili e dell’Efficienza energetica” sottolineano che «Di slittamento in slittamento i decreti sulle rinnovabili non escono mai.

Fonte: greenreport.it

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In un comunicato congiunto gli "Stati Generali delle Associazioni delle Rinnovabili e dell’Efficienza energetica" sottolineano che «Di slittamento in slittamento i decreti sulle rinnovabili non escono mai. Né quelli sulle rinnovabili elettriche né quelli sulle termiche, che dovevano essere firmati entro lo scorso anno tra luglio e settembre. Inoltre, siamo ancora in attesa delle specifiche tecniche sul biometano su cui l’Autorità ha appena avviato consultazione con un anno di ritardo. È stato annunciato invece il quinto conto energia sul fotovoltaico con l’effetto di creare incertezza in tutto il comparto, non solo per i suoi contenuti, ma anche per l’indeterminatezza dell’entrata in vigore». 
Quindi gli "Stati Generali delle Associazioni delle Rinnovabili e dell’Efficienza energetica", che riuniscono  Aes, Aiel, Anest, Anev, Anie/Gifi, Aper, Assierme, Assolterm, Assosolare, Ater, CIb, Comitato Ifi, Confagricoltura, Cpem, Giga, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club e  Legambiente, chiedono al Governo: «Di dichiarare subito che l’attuale schema incentivante non verrà modificato Almeno fino al 1° ottobre, come ormai da più parti segnalato; che vengano innalzate le soglie delle aste, uniformandole per tutte le tecnologie, e che vengano superati i registri con l’introduzione di meccanismi automatici e progressivi di adeguamento delle tariffe al crescere dell’installato; che ci sia una proroga degli attuali meccanismi di incentivazione per tutti gli impianti realizzati nei territori dei Comuni emiliani colpiti dal terremoto ai quali viene riconosciuto lo stato di calamità naturale; che, visto l’estremo ritardo del Governo, slitti l’applicazione del decreto sulle rinnovabili elettriche di un periodo uguale al ritardo accumulato; che siano condivise con le Associazioni di categoria le bozze dei decreti sulle rinnovabili elettriche, termiche e l’efficienza energetica».
Associazioni e mondo delle imprese delle rinnovabili chiedono anche che «Venga resa pubblica la Strategia Energetica Nazionale per valutare quale evoluzione si immagina per il nostro sistema energetico e la sua coerenza con gli scenari europei».
Una risposta indiretta all’appello viene dal ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera che al  Festival dell’economia di Trento ha detto: «La green economy può avere anche in Italia un impatto sulla creazione dei posti di lavoro. La capacità delle nostre aziende, che può essere supportata ulteriormente, è notevole. L’Italia ha preso l’impegno 20-20-20 con l’Europa, e lo conferma. Per la parte delle rinnovabili sulla produzione dell’energia elettrica li abbiamo già raggiunti, quindi abbiamo deciso di proporci di superare questo 20% di produzione di energia elettrica per via di rinnovabili, per arrivare al 32-33%. Abbiamo dovuto affrontare il tema delle rinnovabili, perché negli scorsi anni il nostro Paese aveva già preso un impegno pazzesco facendo pesare sulle tasche di cittadini e imprese, con 170 miliardi di euro gli incentivi alle rinnovabili, in particolare sul fotovoltaico. Purtroppo in passato si sono concentrati gli investimenti nei momenti di massimo costo delle tecnologie, dei pannelli. Se avessimo ragionevolmente, come altri Paesi, suddiviso l’investimento, avremmo potuto farne il doppio o il triplo. Comunque abbiamo continuato e messo a disposizione del mondo delle energie rinnovabili circa 60 miliardi di euro, cifra molto importante, spostando però di più verso quelle filiere di energie rinnovabili che sono legate a tecnologie italiane. Sono state fatte scelte non facili, ma importanti».
Legambiente e Kyoto club, inoltre, intervengono sul rinnovo dei vertici del  Gestore servizi energetici (Gse), affermando di apprezzare «senz’altro che il Governo, anche attraverso una procedura inconsueta come quella di rivolgersi a un’agenzia di ‘cacciatori di teste’, voglia uscire da una logica di indicazioni da parte della politica per i vertici delle aziende che controlla, ma vorremmo che fossero premiate le competenze adeguate». Nonostante ciò, precisano, «Dalle indiscrezioni che circolano in questi giorni, per quei ruoli sembra che non venga preso in esame nessun esperto di energie rinnovabili. Un assurdo per un’azienda il cui core business, se non il compito esclusivo, è quello di gestire gli incentivi dedicati alle fonti che, ad oggi si aggirano intorno ai 9 miliardi di euro l’anno. Nel rinnovare i vertici di un’azienda, semplice buon senso vorrebbe che si procedesse all’analisi dell’andamento della stessa e alla riconferma del vertice in caso di giudizio positivo. Altrimenti si dovrebbero cercare – nell’accademia o tra i manager d’azienda – coloro che sulle rinnovabili hanno competenze, idee e visione. Ce ne sono parecchi e sono anche bravi. Assai strano e, appunto, incomprensibile sarebbe il contrario».