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Trivellazioni nel decreto incentivi il limite previsto a 5 miglia marine

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Nel decreto sugli incentivi e il rilancio delle infrastrutture, Passera inserisce il nuovo via libera alle estrazioni molto più vicine alla costa. La denuncia da due senatori del Pd: “Enormi rischi e vantaggi minimi”

Fonte: La Repubblica.it

Autore: Antonio Cianciullo

E’ DURATO due anni il ricordo del disastro del Golfo del Messico, che in America continua a seminare una lunga scia di danni. Nel maggio 2010 il governo Berlusconi bloccò le trivelle. Ora è pronto il nuovo via libera per le trivellazioni fino a 5 miglia dalle coste. La denuncia viene dai senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. "Nel decreto sugli incentivi e il rilancio delle infrastrutture, ormai quasi pronto, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera intende dare semaforo verde per le trivellazioni petrolifere e gasiere selvagge nei mari italiani, con un limite per gli interventi off shore che  passa da 12 a 5 miglia marine, praticamente sottocosta", spiega Ferrante.

Secondo i calcoli del ministero dello Sviluppo economico, le nuove trivellazioni porterebbero a 2 miliardi di euro l’anno di entrate. Numeri che i senatori del Pd contestano: "I rischi economici sono importanti e i vantaggi minimi. Anche se estraessimo le 11 milioni di tonnellate di riserve petrolifere stimate nei fondali marini del nostro Paese, ai consumi attuali li esauriremmo in soli 55 giorni. Non possiamo continuare a costruire capannoni che non si tengono in piedi appena si è appannata la memoria del’ultimo terremoto e a trasformare il Mediterraneo in una groviera due anni dopo l’esplosione della piattaforma della Bp".

Tra l’altro una quantità ben maggiore del gas che si potrebbe estrarre dal mare è potenzialmente già disponibile in modo non rischioso: è il biometano, un’energia rinnovabile che tra l’altro darebbe un’iniezione di reddito alle imprese agricole sull’orlo della chiusura. Secondo i calcoli delle associazioni di settore entro il 2030 può valere 8 miliardi di metri cubi prodotti l’anno, ossia l’attuale produzione di gas naturale in Italia. E questo obiettivo potrebbe essere raggiunto per il 65% già nel 2020. Ottenendo un risparmio annuo, calcolato a prezzi correnti, di 5 miliardi di euro.

Esattamente la stessa quantità di energia, l’equivalente di 8 miliardi di metri cubi di metano, potrebbe essere ottenuta se si utilizzasse il giacimento di energia nascosto nelle case, cioè se si eliminassero gli sprechi energetici. "Efficienza e fonti rinnovabili possono darci lavoro e sicurezza energetica oggi e nel lungo periodo", concludono Ferrante e Della Seta, "Ma la paralisi normativa sulle fonti rinnovabili e i decreti ministeriali che aumentano il peso della burocrazia finirebbero per soffocare assieme all’energia pulita un settore produttivo che vale l’1% del Pil. C’è un serio rischio disoccupazione e una seria minaccia per il sistema paese. Abbiamo pochi giorni a disposizione per correggere la rotta seguendo i suggerimenti delle Regioni che chiedono di non fermare la nostra economia".