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Il parere dell’AEEG sul decreto rinnovabili elettriche, compresa la geotermia

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La Conferenza Stato-Regioni ha rimandato il parere sul Decreto per l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, mentre l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) si è già espressa ed ha indicato le proposte di correzione per lo schema di decreto che riguarda le rinnovabili diverse dal solare.

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

I decreti sulle rinnovabili elettriche escluso il fotovoltaico e sul Quinto Conto Energia varati dai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico sono al vaglio della Conferenza Stato-Regioni –che ha rinviato il proprio parere alla prossima seduta del 22 maggio- e dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) che ha, invece, già pubblicato sul proprio sito (nell’allegato A alla delibera dell’8 maggio) quello riferito alle rinnovabili diverse dal solare, compresa quindi la geotermia.

Il decreto prevede una riduzione degli incentivi statali, impone tetti massimi di potenza incentivabile e l’obbligo di registrazione presso il GSE per molti degli impianti.

L’AEEG giudica positivo il taglio previsto sugli incentivi, anche se ritiene che questo non sia sufficiente a garantire uno sviluppo equilibrato delle rinnovabili in Italia perché, secondo l’Autorità, manca ancora una vera e propria strategia energetica nazionale.

Su questo l’Autorità ritiene necessario e urgente un intervento dei Ministri competenti volto a ridefinire le modalità di raggiungimento degli obiettivi al 2020, aggiornando prima di tutto il Piano di Azione Nazionale (PAN), dal momento che dagli schemi di decreto emerge che si intende raggiungere, in relazione all’impiego delle fonti rinnovabili per usi elettrici, valori decisamente superiori .

Inoltre L’Aeeg ritiene che gli schemi di decreto proposti “continuano a riguardare la sola produzione elettrica da fonti rinnovabili e sono stati proposti in totale assenza di una revisione degli obiettivi complessivi e delle relative strategie per il loro raggiungimento”.

Mentre” –si legge nel documento- “l’Autorità aveva sottolineato che un maggior ricorso all’efficienza energetica e all’utilizzo delle fonti rinnovabili per  la produzione di calore, anziché per la produzione di energia elettrica, comporterebbe un minore costo per il  raggiungimento degli obiettivi al 2020 previsti dalla direttiva 2009/28/CE e vedrebbe l’Italia giocare un ruolo importante, essendo un Paese avanzato nel campo degli interventi e delle tecnologie per l’efficienza energetica”.

L’Autorità, pur condividendo l’intervento di riduzione degli incentivi, indica che l‘innalzamento dell’obiettivo 2020 sulle rinnovabili elettriche –dal 26% al 32-35%comporterà, in capo alla collettività tramite le bollette elettriche, costi maggiori rispetto a quelli strettamente necessari ai fini del raggiungimento degli obiettivi imposti a livello europeo. L’attuazione degli schemi di decreto determinerà costi aggiuntivi rispetto a quelli derivanti dall’applicazione degli strumenti incentivanti già esistenti. In particolare, a regime (e quindi al 2016), a fronte di un valore complessivo delle incentivazioni dirette pari a circa 12 miliardi di euro all’anno, (di cui 5,5 attribuibili all’insieme delle fonti rinnovabili diverse da quella solare), i costi aggiuntivi, definiti dai presenti schemi di decreto, si attesteranno a circa 1 miliardo di euro all’anno per le fonti rinnovabili diverse da quella solare e a circa 0,5 miliardi di euro all’anno per gli impianti fotovoltaici”.

I nuovi strumenti incentivanti previsti dal decreto legislativo 28/11 –si legge ancora nel parere- dovrebbero promuovere la gestione  degli impianti secondo criteri che tengano conto delle esigenze di sistema”.

Sempre sugli incentivi l’Autorità ritiene che i valori unitari delle tariffe incentivanti “debbano essere allineati a quelli vigenti nei Paesi europei caratterizzati dalla maggiore diffusione di impianti alimentati da fonti rinnovabili”. Pertanto, nel caso delle rinnovabili diverse dal fotovoltaico, secondo l’AEEG, i valori potranno avvicinarsi alla UE “solo grazie al buon esito di procedure concorsuali ben disegnate, che portino a riduzioni significative rispetto al valore base d’asta di partenza”.

Inoltre l’ AEEG indica la preferenza per “uno strumento basato su meccanismi di mercato, per il quale sono definite accuratamente le regole che ne garantiscono il funzionamento” rispetto ad uno strumento totalmente amministrato. Uno dei motivi di questa propensione sta nel fatto che così viene delegato al mercato “l’allineamento tra i valori degli incentivi e i costi sottesi, promuovendo quindi l’efficienza nell’allocazione dei costi”, e perché “presenta logiche di funzionamento  di natura tecnica che non dovrebbero comportare repentini cambiamenti e, di conseguenza, instabilità, poiché meno si prestano ad azioni lobbistiche o ad interventi politici”.

Come richiesto dai Ministeri, l’Autorità ha anche avanzato delle specifiche proposte di modifica per il decreto che riguardano in particolare la modalità di accesso ai registri per semplificarne l’accesso e promuoverne l’ordinato funzionamento; la semplificazione nella trasmissione delle informazioni necessarie al GSE; disposizioni finalizzate all’introduzione di un sistema di tracciabilità degli incentivi complessivamente percepiti da un medesimo soggetto; correttivi da apportare agli incentivi per consentire di stabilizzare i prezzi dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, correttivi da apportare alle procedure concorsuali per promuoverne l’ordinato ed efficiente funzionamento; disposizioni relative agli impianti che attualmente beneficiano dei certificati verdi con l’obiettivo di promuoverne la sostenibilità nelle bollette elettriche; disposizioni relative alla copertura degli oneri di gestione, verifica e controllo che spettano al GSE.

Tra le proposte sono indicate anche disposizioni relative al ritiro, nel 2012, dei Certificati Verdi.

Rispetto a quanto previsto nello schema di decreto, ovvero che, su richiesta del detentore, il GSE ritiri i certificati verdi relativi alle produzioni del 2011 entro il 2012 e assicuri il pagamento del 25% degli importi spettanti entro il mese di giugno 2012, del 25% entro il mese di settembre 2012 e del rimanente 50% entro il mese di dicembre 2012, secondo l’ AEEG a parità di risorse, si potrebbe prevedere che: entro giugno 2012, il GSE effettui pagamenti riferiti al 50% dei CV complessivamente ritirati”. Il maggiore onere sostenuto dal GSE entro giugno potrebbe secondo l’ AEEG essere “compensato, in termini finanziari, da una dilazione (di almeno 4-6 mesi) nelle tempistiche di pagamento degli incentivi previsti per l’energia elettrica prodotta nei mesi di maggio e giugno 2012 dagli impianti fotovoltaici di taglia maggiore (ad esempio sopra 100 kW)”.