Home Cosvig Convegno a Pozzuoli sulla Geotermia: “pericolo costante, immensa risorsa”

Convegno a Pozzuoli sulla Geotermia: “pericolo costante, immensa risorsa”

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Rischi e risorse legate alla geotermia nei Campi Flegrei: questo il tema del seminario “La caldera dei Campi Flegrei”, organizzato dall’associazione culturale La Città Meridiana e tenutosi alle Terme Puteolane di Pozzuoli, a partire dalle 17.30.

Fonte: L’Iniziativa.net

Autore: Laura Longo

Ad introdurre i lavori c’era la professoressa Iaia de Marco, a coordinare il professore Giuseppe Luongo, a condurre la lectio il professor Giuseppe Di Natale. La sala, gremita, ha dimostrato interesse e partecipazione per un tema strutturalmente legato al territorio ma poco dibattuto, almeno in questi termini.  Nella sua presentazione, la de Marco ha sottolineato l’importanza di una cittadinanza attiva in grado di fare una politica partecipata, vicina agli interessi dei cittadini e della città di Pozzuoli: «In attesa che il sistema partitico si riformi – ha spiegato Iaia de Marco – la nostra associazione intende promuovere e sostenere, assieme ad altre associazioni e realtà già attive nei Campi Flegrei, una cittadinanza orizzontale, che sia in grado di interrogare e controllare l’operato politico». E’ proprio in quest’ottica che si è deciso di utilizzare lo strumento seminario, primo di una serie: il fine ultimo è quello di migliorare la qualità della vita e, quindi, incidere sul rapporto cittadino – ambiente. «Per questo – ha proseguito la professoressa – vogliamo spostare il baricentro dal Nord al Sud del Paese, per contrastare un modello che ha dimostrato tutte le sue falle. Intendiamo ripartire proprio da qui, dalle energie pulite e rinnovabili, come la geotermia: una forma di sviluppo che non implica consumo e distruzione».

Il professor Giuseppe De Natale, ricercatore all’Osservatorio vesuviano e responsabile dell’Unità dinamica dei sistemi vulcanici e geotermia, con l’aiuto di grafici e slides, ha avvicinato i presenti ad un tema scientifico e spesso inaccessibile a chi non è esperto della materia. L’intervento si è suddiviso in due parti: la prima dedicata ai rischi legati al vulcanesimo flegreo, la seconda alle opportunità energetiche che lo stesso vulcanesimo offre. «La pericolosità – ha affermato De Natale – cresce in presenza di una forte urbanizzazione: l’alta dose di popolazione esposta fa dell’area flegrea quella più rischiosa al mondo». De Natale ha spiegato che le eruzioni flegree sono di tipo esplosivo, ossia caratterizzate da una forte aumento di pressione interna che spacca le rocce e spinge la lava al di fuori del cono vulcanico, determinando fuoriuscite di lava e gas che danno origine alle cosiddette valanghe ardenti, fiumi di lava e detriti ad alta velocità e temperatura. Pozzuoli è una zona particolarmente esposta ai rischi derivanti dai prodotti da caduta, ossia dai detriti, fumi e ceneri trasportati dal vento.

Un discorso a parte è stato fatto per il bradisismo: «Seguendo le tracce dei litodomi, piccoli molluschi sulle colonne del Tempio di Serapide, è stato possibile misurare, nel tempo, innalzamenti ed abbassamenti del suolo. A questo proposito – ha proseguito il professore – bisogna far notare che a movimenti violenti del suolo non sempre coincidono delle eruzioni: c’è stata questa coincidenza nel caso di Monte Nuovo, ma non se ne ha notizia in epoca medievale, quando pure si è registrato un sollevamento vistoso del suolo».

I Campi Flegrei, d’altra parte, non sono solo fonte di pericolo per la popolazione: l’altra faccia della medaglia è l’enorme serbatoio di energia pulita e rinnovabile a disposizione dei cittadini. Lo sviluppo sostenibile è uno dei principi da seguire nell’immediato futuro, ed i Campi Flegrei si prestano in maniera ottimale in questo senso. L’Italia tutta, nella sua fascia centro meridionale, quella che si affaccia sul Tirreno, è un’area dall’alto potenziale geotermico, caratterizzata da temperature alte a bassa profondità del suolo. Non è un caso che il primo impianto geotermico, risalente al 1913, sia quello di Larderello, in Toscana. Solo successivamente si sono avuti impianti simili in America ed in Nuova Zelanda. «Gli impianti geotermici – ha tenuto a precisare il professore – sono assolutamente sicuri per la salute dei cittadini e dei lavoratori: sono infatti basati sul principio di estrazione e separazione di fluidi e gas. Si tratta di un circuito chiuso, per cui i gas, una volta estratti, non vengono dispersi nell’atmosfera ma vengono reimmessi nel terreno». In Germania, si finanziano progetti di perforazione di più di tre chilometri di profondità per ottenere le stesse temperature che, nelle zone di Ischia e di Mofete, sono ad appena cinquecento metri di perforazione. Quello di cui il territorio ha bisogno è del coraggio di investire in energie rinnovabili e moderne, sicure per i cittadini e per l’ambiente. E sicuramente l’informazione corretta può fare tanto, in questo senso.

E’ proprio la comunicazione che è mancata nel presentare il controverso e criticato studio vulcanologico, Campi Flegrei Deep Drilling Project, finanziato dal Consorzio internazionale per le perforazioni a scopo scientifico (Icdp) ed altri organismi, tra cui la Comunità Europea, e seguito proprio dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Il progetto – ha spiegato De Natale – prevedeva uno studio vulcanologico in profondità: per studiare la storia vulcanologica dei Campi Flegrei, infatti, gli scienziati possono basarsi sugli affioramenti al di sopra del suolo oppure sulle rocce sotterranee, scavando appositi pozzi.» Il progetto è stato fortemente criticato da mass media e cittadini, tanto da determinarne lo stop definitivo.

Il disappunto, le incertezze e le critiche si sono levate anche in sala: quanto alto è il rischio derivante dalle perforazioni? Quali le ricadute, positive e negative, per la popolazione? Cosa succede se, durante le perforazioni, si incontra una sacca magmatica? C’è il pericolo di un’esplosione? Le domande, numerose e legittime, sono state accolte di buon grado dal professor Luongo, che ha immediatamente centrato il punto del problema: scarsa e cattiva comunicazione. «Se ci fosse stato un corretto rapporto tra società scientifica, mass media e cittadini, la paura, derivante dalla disinformazione e la deformazione delle informazioni stesse, non avrebbe preso il sopravvento, schiacciando il progetto». Ai timori dei puteolani presenti, il prof. De Natale ha risposto riportando il caso del pozzo in Islanda, scavato ad alte profondità, alla ricerca di temperature particolarmente calde, in cui gli scienziati hanno incontrato, senza rendersene conto per tre giorni, un blocco di magma. La trivella, a contatto col magma, non ha dato origine ad alcun fenomeno preoccupante e, una volta resisi conto di quello che accadeva, gli scienziati hanno abbandonato il progetto, chiudendo il pozzo, senza danni per popolazione ed ambiente.

Il dibattito, animato e partecipato, ha dimostrato un forte interesse della cittadinanza a conoscere temi che toccano il territorio da vicino e che vanno inclusi all’interno di una progettazione politica seria per la città di Pozzuoli. Conoscere il proprio territorio, con rischi e potenzialità annessi, fare cittadinanza attiva: questi i primi due passi, interconnessi e fondamentali, per incidere sullo sviluppo, corretto, moderno ed eco compatibile, dell’ambiente della propria città.