Home Cosvig Efficienza energetica: i cittadini rispondono ma l’Italia rischia la procedura d’infrazione da...

Efficienza energetica: i cittadini rispondono ma l’Italia rischia la procedura d’infrazione da parte dell’UE

541
0
CONDIVIDI
Nel 2010 il risparmio energetico attribuibile agli interventi di riqualificazione è superiore ai 2.000 GWh/anno in energia primaria ma la nostra normativa, secondo la Commissione Europea , non è conforme alle disposizioni relative ai certificati energetici e si rischia pertanto la procedura d’infrazione

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

I dati pubblicati dall’ENEA nel rapporto “Le detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente nel 2010” forniscono un quadro interessante riguardo agli interventi realizzati sugli edifici residenziali, utilizzando lo sgravio fiscale del 55%. Il Rapporto, che è stato presentato lo scorso 28 marzo al Ministero dello Sviluppo Economico, indica, infatti, che per il 2010, il risparmio energetico attribuibile agli interventi di riqualificazione degli edifici che hanno beneficiato degli incentivi fiscali (introdotti dalla Legge 296/06 e mantenuti con successive proroghe) è superiore ai 2.000 GWh/anno in energia primaria, con una conseguente quota di risparmio in termini di CO2 pari a circa 430 kt/anno.

Il rapporto Enea, cui i cittadini devono inviare la documentazione per richiedere la detrazione fiscale del 55% a fronte di lavori effettuati per la riqualificazione energetica di edifici esistenti, è consultabile all’indirizzo www.efficienzaenergetica.enea.it.

Nel rapporto emerge che nel corso del 2010 sono state trasmesse 405.600 pratiche che in termini di investimenti effettuati corrispondono a oltre 4.600 milioni di euro di cui oltre 25.000 i milioni di euro sono gli importi portati in detrazione.

Il costo medio di ogni intervento è valutato in 11.350 € che, in risparmio medio di energia, significa 5 MWh/anno sempre per singolo intervento.

Non mancano le disomogeneità su scala regionale con la Lombardia in testa sia per il numero di pratiche trasmesse, sia per il valore degli investimenti complessivi che per il risparmio conseguito.

La Toscana si colloca al quinto posto con interventi che hanno riguardato circa 25.300 edifici, per un costo totale pari a 266.746.000 euro (corrispondenti a detrazioni fiscali per 146.710.000 euro) ed un costo medio per intervento di 10.544 euro.

Numeri in continua crescita nel periodo di osservazione 2007-2010 che confermano una diffusa conoscenza del meccanismo di efficienza energetica e una risposta convinta da parte dei cittadini nell’attuarlo. Con ricadute di estremo rilievo nel comparto occupazionale.

«Dal 2007 si è assistito in Italia a un reale boom del mercato dell’efficienza energetica, sia dal punto di vista produttivo per le aziende, sia dal punto di vista occupazionale per i lavoratori coinvolti, non solo dipendenti, ma anche liberi professionisti» affermava, infatti, in un’intervista dello scorso anno, Giampaolo Valentini della Direzione dell’Unità Tecnica Efficienza Energetica dell’ENEA. Con l’auspicio che «tenendo conto del grosso successo riscosso dalle detrazioni fiscali nei quattro anni di vigenza e dei risultati macroeconomici ottenuti, il sistema delle detrazioni fiscali venga confermato anche oltre il 2011, sia per dare certezze a medio-lungo termine agli utenti finali e al sistema imprenditoriale italiano, sia al fine di concorrere a raggiungere i target in materia energetico-ambientale previsti dagli accordi sottoscritti dall’Italia in ambito internazionale».

Il sistema delle detrazioni fiscali al 55% per gli interventi di efficienza energetica, dopo altalenanti annunci, è stato poi confermato sino a tutto il 2012. E, secondo le intenzioni espresse dal Ministro dell’Ambiente Clini nel corso del suo intervento al CIPE per la presentazione del Piano Nazionale per la Riduzione delle Emissioni di CO2 in ossequio agli impegni assunti dall’Italia nell’ambito del Pacchetto Clima Energia “20-20-20”, la proroga potrebbe arrivare al 2020.

La nostra normativa riguardo alla certificazione energetica degli edifici non è stata però ritenuta adeguata alla direttiva di settore secondo il giudizio della Commissione Europea, tanto che l’Italia, dopo essere stata richiamata, dovrà ora risponderne davanti alla Corte di Giustizia dell’UE e, se non saranno fornite soddisfacenti spiegazioni, il procedimento potrebbe concludersi con una (ennesima) ammenda nei confronti del nostro Paese.

Due le lacune sollevate da parte della Commissione nella normativa italiana: la prima è il fatto di non aver rispettato tutti gli obblighi relativi all’attestato di certificazione energetica (ACE), che rappresenta il documento che indica la classe di efficienza di un’abitazione.

A differenza della direttiva comunitaria che prevede che l’attestato sia obbligatorio in tutti i casi di locazione e compravendita, la norma italiana non rende obbligatoria l’ ACE se non in caso di edifici di nuova costruzione.

Il secondo elemento di difformità riguarda il soggetto che può rilasciare la certificazione: la direttiva esige che questa possa essere fatta solo da un esperto qualificato, mentre le nostre norme permettono ai proprietari degli edifici di produrre un’autocertificazione, purché dichiarino che l’immobile ricade nella classe di efficienza peggiore, la G.

Le mancanze in materia di certificazione energetico non sono nemmeno l’unico motivo alla base del deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea. Secondo la Commissione, l’Italia non ha recepito in modo corretto neanche le disposizioni europee in materia di sistemi di condizionamento d’aria, che prevedono ispezioni per valutare l’efficienza energetica dell’impianto e su cui le autorità nazionali non hanno ancora notificato alcuna misura attuativa di questa disposizione all’UE.