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Distretto Biologico della Val di Cecina al via

È di alcuni giorni fa la notizia della richiesta di riconoscimento alla Regione Toscana dell’area nella quale si trovano anche i territori geotermici.

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È di alcuni giorni fa la notizia della richiesta di riconoscimento alla Regione Toscana dell’area nella quale si trovano anche i territori geotermici.


Dopo la costituzione del Distretto Rurale della Valdicecina – avvenuta nel Febbraio scorso e che comprende, i seguenti Comuni di Cecina (unico della Provincia di Livorno), Lajatico, Volterra, Montecatini Val di Cecina, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, Monteverdi Marittimo, Pomarance e Castelnuovo Val di Cecina– è di pochi giorni fa l’annuncio di un ulteriore passo di qualificazione dell’area.

Si tratta del Distretto Biologico della Val di Cecina che costituirà un’ulteriore spinta in direzione della qualificazione di un’intera area..

La partenza dell’iter di riconoscimento ai sensi della Legge Regionale Toscana 51/2019 è stata annunciato da Stefano Berti, presidente del Distretto Rurale.

Riconoscimento che, secondo il cronoprogramma, dovrebbe arrivare entro l’estate 2021.

Il Progetto in gran parte ricalcherà l’impostazione di quello del Distretto Rurale,” afferma Berti “ma sarà caratterizzato dalla specificità del Bio attraverso una fase di ascolto, prima di tutto delle aziende biologiche, o in conversione, o che intendono passare al Bio, poi dei vari soggetti economici della filiera agroalimentare territoriale (cooperative, consorzi agrari, sistema horeca), quindi delle Istituzioni e dei cittadini consumatori”.

Una decisione, quella di andare verso la costituzione del Distretto Biologico di area motivata da diversi fattori.

Qui, infatti “la SAU (superficie agricola utilizzata, ndr) attualmente coltivata a biologico è già di gran lunga superiore alla quota del 30%, limite minimo richiesto dalla normativa” continua Berti, affermando come le PAC (Politiche Agricole Comunitarie) siano sempre più indirizzate “a sostenere un’agricoltura a basso impatto ambientale e biologica”.

Un’area che, come noto, vede al proprio interno anche una esperienza che nasce proprio dalla volontà di alcuni produttori di improntare la propria attività anche alla sostenibilità dal punto di vista energetico: la CCER – Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili della Toscana.

Nata nel 2009, grazie ad un’intesa tra Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e CoSviG, il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, è la prima Comunità mondiale del cibo ad energia pulita e rinnovabile che opera nel settore agroalimentare e che insiste sui metodi di produzione oltre che sui prodotti, ed è composta da imprenditori che hanno come priorità quella della sostenibilità ambientale.

Possono aderirvi produttori che utilizzino energie rinnovabili in maniera dominante nel proprio processo produttivo, materie prime provenienti esclusivamente dal territorio toscano e che abbiano sede produttiva all’interno della regione Toscana.

Conta, al momento in cui scriviamo, 16 soci produttori (dal vino ai prodotti dolciari e panificati, dalla birra all’olio, dalle piante officinali e floricoltura, dalla pasta ai formaggi DOP) – la cui adesione è vincolata al rispetto dei suddetti requisiti – oltre ai numerosi soci sostenitori (produttori, ristoranti, agriturismi, enti di promozione turistica, etc), il cui sostegno non è vincolato, ovviamente, al rispetto dei requisiti statutari.