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Elettricità. Da maggio ritocco del 4,3% che si somma al +5,8% di aprile per coprire gli oneri aggiuntivi della produzione verde

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Le rinnovabili scaldano la bolletta
L’Authority: per la famiglia tipo un ulteriore rincaro di circa 22 euro l’anno

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Federico Rendina

L’annunciata batosta elettrica è puntualmente arrivata. Al maxiaumento del 5,8% del prezzo dell’elettricità riferito ai contratti "di maggior tutela" (eredità delle vecchie tariffe amministrate per le famiglie e le piccole imprese che non hanno deciso di passare ai contratti sul mercato libero), disposto dall’Authority a fine marzo per coprire gli aumenti della materia prima e dei servizi di rete, si aggiunge da inizio maggio un ulteriore 4,3%.
Colpa della voce, che nell’adeguamento trimestrale di fine marzo era stata "scorporata" e rinviata di un mese, che riguarda gli oneri aggiuntivi maturati per coprire gli aumenti dei mesi scorsi per finanziare le energie rinnovabili.
Nessuna sorpresa rispetto al pre-annuncio di un ulteriore ritocco «attorno al 4%». Che il regolatore ora conferma con un altro salto all’insù della bolletta tutelata che deriva dall’aumento della componente A3 per i cosiddetti "oneri generali di sistema" e si applica comunque a tutti i prezzi elettrici, anche quelli sul mercato libero.
Un ulteriore aggravio del 4,3% che porta il prezzo di riferimento del chilowattora a 19,09 centesimi di euro. Per la famiglia tipo (contatore da 3 chilowatt e 2.770 chilowattora consumati ogni anno) significherà una maggior spesa stimata dalla stessa Authority in poco meno di 22 euro l’anno.
Maggior spesa mitigata, ma solo per qualcuno, da una piccola consolazione: l’ennesimo aumento per l’elettricità è accompagnato da un contentino per chi consuma Gpl distribuito con le reti urbane, che a maggio costerà il 7,9% in meno rispetto ad aprile.
Batosta dolorosa e inevitabile, che però l’Authority sostiene di aver assestato ai consumatori con la dovuta attenzione. «L’obiettivo di allora – rimarca in una nota il presidente dell’Authority, Guido Bortoni, riferendosi alla decisione di scorporare e differenziare nel tempo l’adeguamento tariffario – era di richiamare l’attenzione dei decisori pubblici sulla necessità di rivedere alcuni parametri dei meccanismi di incentivazione, in quanto alcuni indicatori della politica energetica erano quasi raggiunti».
Obiettivo almeno in parte centrato, sottolinea Bortoni spiegando che «da quel momento il decisore pubblico ha avviato un processo per una rinnovata programmazione degli incentivi, in un percorso di coerenza generale per contemperare la sostenibilità delle bollette con i legittimi interessi dei soggetti attivi nella green economy».
Il riferimento qui è alle bozze, che sembrano già sufficientemente assestate, dei provvedimenti che ritoccano al ribasso gli incentivi alle rinnovabili in questi giorni all’esame della Conferenza Stato-Regioni.
In ogni caso l’Authority prosegue il suo pressing. Con una delibera fresca di varo (la 159/2012/R/) ha infatti avviato una formale ricognizione sulle categorie di «pagatori e beneficiari degli oneri generali di sistema proprio alla luce dello straordinario aumento del peso degli incentivi a Fer e assimilate». Ricognizione «anche finalizzata a individuare eventuali esigenze di modifica del quadro normativo» che l’Authority promette di concludere per il primo capitolo entro fine luglio e per il secondo entro fine settembre.
Problema davvero pressante, viste le cifre in gioco, ben testimoniate dal maxi-ritocco formalizzato ieri. Basti pensare che in una recente audizione in Senato l’Autorità ha segnalato che la componente A3 a copertura degli incentivi alle "fonti rinnovabili e assimilate" oggi vale la bellezza di 10,6 miliardi di euro l’anno, segnando ad aprile addirittura un aumento medio del 33,8% rispetto alle stime fatte solo nel dicembre scorso, con un peso differenziato tra le diverse categoria di consumo, comunque rilevante per il tessuto delle piccole e medie imprese italiane.
In particolare il peso della A3 grava «per circa il 19% sui clienti domestici, per circa il 38% sugli altri clienti in bassa tensione, per il 36% sui clienti in media tensione e per il restante 7% sui clienti in alta e altissima tensione».