Home Cosvig La geotermia islandese per il Regno Unito

La geotermia islandese per il Regno Unito

981
0
CONDIVIDI
Il cavo d’interconnessione più lungo del mondo fornirà elettricità da vapore geotermico per produrre energia in Gran Bretagna

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

In Islanda l’85% degli edifici –case, scuole, centri sportivi, ospedali- viene riscaldato con acqua calda e vapore provenienti da fonti geotermiche e il 30% dell’elettricità viene prodotto dai vapori del sottosuolo.

Il paese conosciuto in tutto il mondo per i suoi geyser e grazie alla sua particolare conformazione geologica è uno dei paesi leader a livello europeo per lo sfruttamento della risorsa geotermica, sia per usi diretti che per la produzione elettrica, e da tempo sta sviluppando alcuni interessanti progetti (a tecnologia italiana) di trivellazione in profondità che consentiranno all’Islanda di diventare paese esportatore di energia elettrica.

Un asse importante non solo per il quadro energetico ma anche per l’economia dell’isola del Nord Atlantico che adesso sembra voler puntare anche sull’export.

Il progetto di cui si parla -e su cui l’azienda statale Landsvirkjun sta cercando di sviluppare un piano concreto avviando uno studio di fattibilità dettagliato- prevede di trasmettere fino a 18 TWH l’anno di energia geotermoelettrica e idroelettrica nel Regno Unito.

La trasmissione avverrebbe tramite un cavo lungo 727 miglia (circa 1500km), il più lungo del mondo nel suo genere, che oltre ai costi di attuazione (oltre 2 miliardi di dollari) comporterebbe notevoli problemi tecnologici da affrontare.

Si tratterebbe di riuscire a costruire dei cavi di interconnessione più lunghi di quelli che si stanno realizzando per trasportare l’energia elettrica da fonte eolica prodotta nel mare del Nord e di quelli che serviranno al progetto Desertec a trasportare l’energia elettrica da solare termodinamico dalle sponde africane all’Europa. Nonostante ciò il Ministro dell’Industria, Katrin Juliusdottir, ha affermato che il progetto gode del pieno sostegno del governo.

A maggio è prevista una visita in Islanda del ministro per l’Energia britannico Charles Hendry che si recherà per discutere del progetto, quasi faraonico.

«Siamo in piena trattativa con il governo islandese e loro sono molto interessati» ha dichiarato il ministro al quotidiano britannico Guardian.

«L’Islanda -ha continuato Hendry- è ricca di energia geotermica ed esiste un significativo potenziale di esportazione».

I negoziati, quindi, sono ancora aperti, ma l’interesse della gran Bretagna sembra reale.

La Gran Bretagna punta, infatti, a realizzare una vasta rete di trasmissione di energia per collegare l’isola ad altri sistemi energetici: per il momento sono già stati realizzati tre interconnettori, uno tra Scozia e Irlanda del Nord, uno con la Francia e uno con l’Olanda, ma altri nove sono in fase o di costruzione o di progettazione, tra questi un collegamento tra il Regno Unito con l’isola di Alderney, dove onde molto forti potrebbero consentire l’installazione di turbine sottomarine per generazione elettrica per una potenza calcolata fino a 4GW, e da Alderney alla Francia, per cui sono stati firmati a febbraio specifici accordi commerciali.

Il prossimo cavo previsto collegherà l’Irlanda al Galles, inaugurando così l’importazione nel Regno dell’energia delle onde proveniente dalla costa atlantica irlandese.

La Gran Bretagna è sempre stata indipendente dal punto di vista energetico, ma con le riserve di petrolio e gas nel mare del Nord in declino, il futuro sembra destinarla ad una crescente dipendenza dalle importazioni.

I cavi interconnettori sono dunque, nelle parole di Hendry «una parte assolutamente cruciale della sicurezza energetica e di una fornitura di energia a basse emissioni».

Se l’intera rete venisse costruita, gli interconnettori potrebbero, infatti, rifornire il Regno di un terzo del suo fabbisogno energetico.

«Compreremo ovviamente energia quando il vento non soffia -ha detto il ministro Hendry al Guardian- ma gli interconnettori ci permetteranno di venderla quando soffierà e le nostre fonti di energia eolica sono le migliori d’Europa».

Pur restando un progetto di una certa complessità dal punto di vista ingegneristico -ogni chilometro di cavo contiene 800 tonnellate di rame- gli interconnettori sembra che possano essere costruiti piuttosto in fretta, al ritmo di 30 chilometri al giorno.

Anche la necessità di grossi investimenti per la loro realizzazione, potrebbe rivelarsi, a lungo termine, vantaggiosa. Il collegamento tra la Gran Bretagna e l’Olanda ad esempio, costruito nel 2011, è costato 500 milioni di sterline. Secondo Doug Parr di Greenpeace gli interconnettori sono il modo più economico di supplire alle momentanee interruzioni della fornitura di energia eolica «perché si evita il costo di costruire centrali».