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Geotermia, l’esperienza Enel e la Turchia

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Ankara vuole sviluppare le rinnovabili e in particolare la geotermia. Egp, presente con una società di ricerca ed esplorazione, ha individuato siti su cui effettuare studi dettagliati per la generazione di energia elettrica e di calore.

Fonte: Informazione.it

Autore: Informazione.it

Con i suoi 75 milioni di abitanti e una economia tra le più dinamiche al mondo, la Turchia sta acquisendo crescente rilievo nello scacchiere geopolitico internazionale anche per il settore strategico dell’energia.
Come ha ricordato l’ad di Enel, Fulvio Conti, nel corso dell’Aspen Bosphorus Dialogue tenutosi a marzo a Istanbul, oltre ad avere “un ruolo cruciale per il gas che serve all’Europa, la Turchia è importante anche per le potenzialità sul fronte delle energie rinnovabili”.
In particolare il Paese che fa da ponte tra Oriente e Occidente può contare su importanti risorse geotermiche che rappresentano le maggiori risorse su cui Ankara punta per diversificare le proprie fonti di energia. A oggi sono infatti meno circa 86 i megawatt geotermici installati in Turchia, ma il piano quinquennale varato dal governo punta a superare quota 600 MW entro il 2015.
A documentare questo percorso di sviluppo individuato da Ankara c’è anche l’accordo firmato da Enel Green Power con il gruppo industriale turco Uzun . L’intesa, siglata nel gennaio 2011, ha portato alla costituzione di una società di ricerca ed esplorazione gestita e partecipata a maggioranza da Egp che, partendo da un pacchetto di 142 licenze esplorative geotermiche nella zona occidentale del Paese, ha già selezionato 34 siti su cui effettuare studi dettagliati per la generazione di energia elettrica e di calore.
L’esperienza turca conferma il Gruppo Enel come il maggiore player mondiale nel settore geotermico grazie ad una tradizione risalente alle prime centrali realizzate in Toscana, a Larderello, già nel 1904.
Oggi Enel Green Power è l’unica società in grado di offrire tutta la tecnologia geotermica “chiavi in mano”: dall’analisi dei dati geologici, fino alla distruzione dell’elettricità prodotta e alla manutenzione degli impianti. Non a caso Egp riesce a sfruttare le centrali geotermiche al 95% del potenziale, contro una media internazionale del 70%.