Ma oggi siamo qui a parlarne e, a quanto pare, con altre previsioni. Ci riferiamo al vulcano sottomarino Marsili, appartenente all’arco insulare eoliano situato nel Tirreno meridionale. Sommerso a 150 km dalle coste della Campania, misura oltre 3 mila metri di altezza e la sua vetta giunge a circa 450 metri dalla superficie del mare.
Ma di Marsili oggi si discute grazie al "Marsili Project". Il suo è un obiettivo ambizioso: sfruttare l’energia che si sviluppa dal vulcano. Il progetto nasce dall’idea di una società delle Marche, specializzata in ingegneria naturalistica, precisamente nelle opere civili e nelle infrastrutture. La Eurobuilding, questo il nome della società, punta ad utilizzare l’energia geotermica che si può sviluppare dal vulcano sottomarino più grande d’Europa. Marsili possiede un’attività idrotermale, con una fuoriuscita di liquidi e acqua calda ad alta temperatura (qualcosa come 300 gradi) e, per queste sue caratteristiche, offre la possibilità di sviluppare un’alta quantità di energia. Tale energia, con un sistema termodinamico, potrebbe essere scambiato con l’ambiente esterno.
Ma come funzionerà l’impianto? A rispondere alla domanda è Diego Paltrinieri, il direttore del progetto: "Il vulcano è come un bollitore da cucina pieno di milioni di metri cubi di acqua bollente a forte pressione. Sotto il bollitore c’è una camera magmatica, come un grande fornello. L’acqua si scalda fino a raggiungere 300 gradi di temperatura e sale, ma non riesce a fuoriuscire per via di alcuni sedimenti che ostruiscono la cima del vulcano". Una sorta di pentola a pressione, detta in termini elementari e immediati. Ma Paltrinieri continua: "L’idea è di estrarre l’acqua calda, portarla sulla piattaforma e trasformarla in vapore da far confluire nelle turbine delle centrali geotermiche. L’energia così prodotta verrà messa in rete grazie a un cavo, un elettrodotto, e sarà resa disponibile per tutti gli usi civili e industriali".
Il Marsili Project si compone di tre stadi: esplorazione, perforazione e produzione. La prima di queste fasi, l’esplorazione, si compone a sua volta di una serie di attività volte alla reale conoscenza non solo del suolo sottomarino, ma anche all’acquisizione di informazioni sull’esistenza delle caratteristiche necessarie per l’applicazione delle tecnologie e delle metodologie relative alla geotermia. Nel procedere con il progetto, si rende necessaria la seconda fase, la perforazione dei pozzi che costituisce, quindi, il metodo di definizione del potenziale geotermico. A supporto di questa fase, un sostegno superficiale composto da una piattaforma. E, infine, l’ultima fase, ossia quella della produzione che potrebbe già essere messa in funzione nel 2015. È durante questo ultimo stadio che si opererà nella trasformazione in energia elettrica dei fluidi geotermici.
Il progetto rappresenta un prezioso contributo per una concreta diversificazione del mix energetico italiano. In questo modo, si favorirà la crescita della riproduzione da fonti energetiche rinnovabili e si abbatteranno le emissioni di gas serra in atmosfera. Il vulcano Marsili, quindi, viene proposto come una delle prime fonti di approvvigionamento di energia offshore della storia. E chissà che in futuro non si possano aprire inediti confini verso energie nuove, pulite ed inesauribili.