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Tagli alle rinnovabili “Silicon Valdarno” trema

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NELLA sola «Silicon Valdarno» calcolano che il conto da pagare al nuovo decreto sulle energie rinnovabili sarà di cento milioni di fatturato in fumoe di centocinquanta posti di lavoro persi

Fonte: La Repubblica- Firenze

Autore: MAURIZIO BOLOGNI

NELLA sola «Silicon Valdarno» calcolano che il conto da pagare al nuovo decreto sulle energie rinnovabili sarà di cento milioni di fatturato in fumoe di centocinquanta posti di lavoro persi.
E NELLA "Silicon Valdarno" sono fortunati rispetto al resto della Toscana.
«Qui solo il 40% del nostro giro d’affari viene dal mercato nazionale – spiegano infatti – e su questo va messa in conto una perdita della metà, che però compenseremo aumentando la quota di export attualmente al 60%». Per le aziende toscane che invece lavorano solo sul mercato nazionale, la bancarotta è dietro l’angolo. Per questo, ieri, il nuovo decreto sulle rinnovabili varato nella notte dal governo, che taglia incentivi, soprattutto al solare, è stato accolto con freddezza dal presidente della Regione Enrico Rossi. «Contiene alcune cose buone, come l’obiettivo di portare dal 26 al 35% la produzione di energie da fonti rinnovabili nel settore elettrico, e molte altre meno buone, come la riduzione degli incentivi e l’appesantimento burocratico, sui quali proporremo correzioni dopo aver sentito gli operatori del settore» ha detto il governatore.
Tra le cose «non buone» c’è sicuramente il tetto stimato in 180 milioni di euro degli incentivi massimi che annualmente saranno concessi agli impianti fotovoltaici, destinati quindi a fermarsi a quota 2-2,5 gigawatt, dimezzati rispetto alle previsioni. E’ il taglio che peserà sulla «Silicon Valdarno» dove – tra Power One, Consorzio Terra Nuova, aziende associate e imprese dell’indotto – 1.600 addetti lavorano alla produzione degli inverter solari (moltiplicatori di potenza) generando un giro d’affari annuale di 600 milioni. Tutti numeri previsti in crescita e che dal decreto subiranno un ridimensionamento solo parziale grazie alla possibilità per il distretto di sterzare più decisamente sull’export. Cosa che invece non sarà consentita ad altre aziende toscane.
Nel panico sono, e non lo nascondono, le imprese del settore installatori aderenti a Confindustria Firenze, disorientate da questo cosiddetto Quinto Conto Energia. «Così si danneggia in maniera pesantissima uno dei pochi settori che in questi anni di crisi ha sostenuto l’economia, generando occupazione anche nei settori dell’edilizia, della bonifica dei tetti in amianto, della riqualificazione immobiliare, dei servizi e della progettazione e quindi dando nuove opportunità di mercato» dicono le imprese che hanno costituito un gruppo di lavoro.
«Il rischio concreto – aggiungono-è che questo clima di incertezza generi crollo di investimentie ripercussioni sull’occupazione e già si manifesta con sospensione delle linee di credito e cancellazione di ordini».
Dalla «Silicon Valdarno» parlano i manager di Power One e Consorzio Terra Nuova Averaldo Farri e Luciano Raviola: «E’ come se lo Stato italiano, dopo aver investito sei miliardi per far crescere il mercato, abbandonasse a metà percorso il cammino di investimenti, col rischio di bruciare un tessuto di imprese che stava crescendo sotto il profilo economico e tecnologico. Il pericolo è che molte imprese non riescano a sopravvivere». Da altra sponda, trenta intellettuali, tra cui alcuni attivi in Toscana come Salvatore Settis, Carlo Ripa di Meana, Giorgio Ruffolo, Antonio Paolucci, Nicola Caracciolo, Vittorio Emiliani e Mariarita Signorini, si appellanoa Monti affinché i decreti sulle rinnovabili «si attengano ad un contenuto rigoroso ed eliminino gli incentivi spropositati che, in particolare per quanto riguarda l’eolico, hanno già contribuito alla devastazione di tante bellezze».