David Bruhn del GFZ-Potsdam e Isabella Nardini di EnerGea, rispettivamente in qualità di sostituto Coordinatore e Segretario Scientifico di EERA-Joint Programme on Geothermal Energy, sottolineano come «sia un dato di fatto che il Programma Geotermico stia destando l’interesse di potenziali partner sia pubblici che privati. In particolare la presenza di questi ultimi è ritenuta d’interesse strategico per orientare la ricerca su obiettivi concreti di sviluppo sostenibile a scala europea e per realizzare un network, che possa rappresentare una massa critica in grado di imporsi nel tessuto economico internazionale».
Questo in sintesi il risultato delle iniziative dedicate alla geotermia che si sono svolte tra Pisa e l’area geotermica di Larderello e Monterotondo Marittimo.
Il programma prevedeva due diversi momenti di approfondimento. Il primo, tra il 28 e il 30 Marzo, relativo al 9° workshop di EERA-Joint Programme on Geothermal Energy sulla sostenibilità ambientale e gli aspetti socio-economici della geotermia e della cattura e stoccaggio della CO2, organizzato a Pisa da EnerGea, nuovo consorzio nel quale sono confluiti CEGL e CITT, e dalla Scuola Superiore Sant’Anna. Il secondo appuntamento è stato invece, il 31 Marzo, era relativo al “Third European Geothermal PhD Day”, che ha visto la partecipazione di 65 giovani ricercatori provenienti da ben 15 Paesi Europei. Anche quest’ultima un’iniziativa nata sotto l’egida di EERA-JPGE che, per il terzo anno consecutivo, permette l’incontro di dottorandi provenienti da tutta l’Europa, che si occupano di geotermia a tutto campo (ingegneristico, geologico, economico, sociale, sanitario).
«E’ stata l’occasione per avere una panoramica delle ricerche in corso, nel campo della geotermia attraverso una breve presentazione orale e un’apposita sessione poster -ha detto Isabella Nardini- Il tutto si è svolto sotto l’egida di una Comissione Scientifica, formata da Fausto Batini (MAGMA Energie Italia s.r.l.), David Bruhn (GFZ-Potsdam), Adele Manzella (IGG-CNR Pisa), J.D. Van Wees (TNO-NITG Utrecht), che ha premiato le tre ricerche più innovative, relative ai modelli per l’ottimizzazione del recupero della risorsa geotermica, ai nuovi codici per modellizzazioni parametriche, alle simulazioni dei circuiti dei fluidi salini bifase degli impianti geotermici.
L’appuntamento è stato organizzato da EERA (European Energy Research Alliance) che, lo ricordiamo, è una coalizione fondata nel 2008 da 10 Istituti leader nel settore della ricerca sulle fonti energetiche e tra i principali promotori del Piano Strategico per la Tecnologia dell’Energia, avviato dall’Unione Europea per il raggiungimento degli obiettivi del pacchetto Clima-Energia.
In questo quadro di riferimento si inserisce il Programma di EERA sull’Energia Geotermica (EERA-Joint Programme on Geothermal Energy), lanciato ufficialmente il 3 giugno 2010 a Madrid, che conta attualmente 25 Istituti di Ricerca di ben 11 Paesi Europei con oltre 350 scienziati che operano in sinergia completando il panorama delle competenze. L’Italia, inizialmente rappresentata dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dal CEGL (Centro di Eccellenza per la Geotermia di Larderello), adesso è presente con 8 Istituti di Ricerca sui 25 totali.
Il Programma si articola in 5 sotto-programmi che, per aree tematiche, completano il ciclo del piano di sviluppo di un progetto geotermico: 1. valutazione della risorsa, 2. ingegneria del serbatoio, 3. ingegneria di processo e progettazione, 4. management dei sistemi geotermici, 5. sostenibilità, ambiente e aspetti normativi.
«Energea -ha spiegato Isabella Nardini- presente in questo contesto internazionale e in un particolare momento storico di rinnovate attenzioni per la geotermia, potrebbe giocare un ruolo chiave, perché nasce in un territorio che è la terra natale della geotermia e dunque rappresenta un laboratorio naturale noto ed ambito da tutti. Inoltre fonda le sue radici in un sodalizio di Enti che conoscono a fondo la realtà geotermica, e di ricercatori attivi su tematiche avanguardistiche: una combinazione vincente e un traguardo da raggiungere».
«E’ evidente –ha aggiunto- come nel nostro Paese esistano le professionalità e il know how e di nuovo la spinta per raggiungere traguardi ambiziosi. Come è emerso anche da queste giornate di approfondimento, basta pensare al Marsili Project e al Progetto VIGOR».
Il Marsili Project è un progetto tutto italiano, per sviluppare una centrale geotermica offshore sfruttando il campo geotermico formato dal più grande vulcano d’Europa. E’ il primo esempio al mondo di valorizzazione di energia geotermica sottomarina.
«Il progetto è partito nel 2006 -ha spiegato Diego Paltrinieri, geologo marino, direttore del ’Marsili Project’ per la Eurobuilding S.p.A.– e, fin da subito, l’Eurobuilding è stata affiancata da un gruppo di ricerca composto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dall’Istituto per la Geologia Marina del CNR-Ismar, dal Politecnico di Bari e dal Centro di Ricerche Sperimentali per le Geotecnologie dell’Università di Chieti».
VIGOR, invece, come ha spiegato Adele Manzella, ricercatrice del CNR di Pisa e coordinatrice del Progetto, nasce da una intesa operativa tra il Ministero delle Sviluppo Economico–DG ENRE e il Consiglio Nazionale delle Ricerche–DTA ed è finalizzato alla individuazione e realizzazione di interventi per ampliare il potenziale sfruttabile di energia geotermica sul territorio delle Regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
«Si può quindi guardare a un futuro geotermico europeo con fiducia –ha concluso Nardini- e nutrire la speranza che opportune politiche di sostegno, sia a livello dei singoli Paesi sia a livello Europeo, possano dare un impulso notevole allo sviluppo di tale risorsa, in linea con i parametri dettati dal protocollo di Kyoto».