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Tutti i dati sulle rinnovabili

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Dall’Università Bocconi allo studio Althesys: tutti i dati indicano un ottimo rapporto costi-benefici per le rinnovabili e una tendenza alla riduzione della taglia e, quindi, ad una generazione diffusa

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

«L’energia pulita nel 2011 ha prodotto 84 miliardi di Kwh, più dei consumi elettrici di tutte le famiglie italiane» sostiene il direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini e secondo il rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente ci sono più di 400mila punti di produzione energetica da rinnovabili sul territorio italiano, segno che la produzione diffusa sta diventando una realtà.

Le rinnovabili sono anche un comparto economico di tutto rispetto: uno studio predisposto dall’Università Bocconi relativo al rapporto costi – benefici delle rinnovabili in Italia al 2030 -alla luce delle esperienze maturate tra il 2008 e il 2011- mette in evidenza benefici netti per l’Italia pari a 79 miliardi di euro, suddivisi in maggiore occupazione, mancato import di combustibili fossili, export netto dell’industria, riduzione del prezzo di picco dell’energia.

Lo studio è stato presentato dall’Associazione nazionale dell’industria eolica Anev, che lo ha commissionato, sostenendo che per «valorizzare al massimo i benefici netti è necessario puntare su una politica di sostegno delle fonti rinnovabili fondata su obiettivi di politica industriale anche in chiave internazionale».

«L’Italia –sottolinea Anev- nel mercato mondiale delle rinnovabili ha un ruolo marginale. Se raggiungesse la quota del 3%, pari a 8 miliardi di euro, avrebbe notevoli impatti positivi sulla bilancia commerciale e sull’occupazione. Il rilancio del settore deve fondarsi su una politica industriale e d’innovazione coordinata, fortemente orientata all’esportazione, basata su una realistica valutazione delle competenze esistenti».

Il settore è attualmente fermo a causa dei ritardi nel recepimento del decreto ministeriale sulle Fer e la proposta di agenda presentata da Alessandro Gilardoni, che ha coordinato lo studio, per il suo rilancio «si basa sulla revisione delle logiche e della struttura del sostegno al settore, sul sostegno all’esportazione, alla ricerca e all’innovazione, sul processo di concertazione tra imprese, sull’ottimizzazione della gestione reti».

La fondamentale importanza dello studio, sottolinea Simone Togni, il presidente dell’Anev, «è basata sui risultati estremamente positivi in termini puramente economici che lo sviluppo dell’eolico e delle altre rinnovabili non fotovoltaiche portano. Inoltre l’autorevolezza degli autori garantisce che l’approfondita analisi svolta, determini risultati forse anche troppo cautelativi».

Allo studio della Bocconi si aggiungono i dati dell’Irex Annual Report 2012, presentati il 3 aprile a Milano da Althesys, che presentano un settore in continua crescita, anche nel 2011, con 223 impianti per una potenza complessiva di 4.338 MW -tra eolico, fotovoltaico, idroelettrico, geotermico, biomasse ed energia dai rifiuti- e un investimento di 7,8 miliardi (pari allo 0,5% del PIL) con benefici importanti per il sistema Paese.

Il fotovoltaico continua ad essere la tecnologia prevalente, con il 53% degli interventi; rispetto al passato si è però ridotta la taglia media degli impianti, che è inferiore ai 6 MW nell’87% dei casi.

Trend simile nell’eolico (più 23% di operazioni ma meno 24% di MW) dove si registra anche una tendenza alla realizzazione di progetti all’estero che superano per la prima volta i nazionali, segnando una potenza di 717 MW, circa il 56% del totale.

 

I dati sono stati anticipati e commentati in anteprima dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini: «Le fonti rinnovabili d’energia sono uno strumento fondamentale per disaccoppiare la crescita economica dalle emissioni di anidride carbonica –ha dichiarato il ministro a proposito dello studio di Althesys– Sono anche il perno attorno cui ruota il cambiamento dello scenario energetico, mirato non più sulle grandi centrali che alimentano una rete elettrica ‘a senso unico’ bensì sulla produzione distribuita di energia e su reti intelligenti (Smart Grids), sui piccoli impianti integrati con l’efficienza energetica e con l’innovazione. L’obiettivo delle nostre politiche –ha concluso il ministro– è aiutare a crescere queste tecnologie, questo tipo di innovazione e questi investimenti».

Il nuovo rapporto di Althesys “L’Italia delle rinnovabili negli scenari globali: investimenti, competitività e prospettive”, che incrocia dati industriali e finanziari delle energie green, sarà presentato dopo Milano, anche a Roma il prossimo 19 aprile.

Secondo la stima condotta da Althesys –che pare più prudenziale rispetto a quella dello studio Bocconi- le rinnovabili saranno in grado di generare benefici netti al sistema Paese tra i 22 e i 38 miliardi di euro al 2030. Il calcolo si fonda su un approccio differenziale che compara due scenari: i dati storici di generazione da fonti rinnovabili dal 2008 e l’evoluzione al 2030 sono confrontati con una situazione ipotetica in cui la produzione elettrica è solo con fonti fossili.

Tra le voci di costi vi sono computati gli incentivi e le carenze infrastrutturali; tra le voci di beneficio vi sono gli effetti sull’occupazione, la riduzione delle emissioni di CO2 (fino a 83 milioni di tonnellate al 2030), altre emissioni evitate, l’indotto, gli effetti sul Pil e la riduzione del rischio da combustibile , il cosiddetto “fuel risk”.

«L’indotto e l’occupazione sono le principali voci positive del bilancio –spiega Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys e capo del team di ricerca– La crescita delle rinnovabili ha anche effetti sul mercato elettrico, calmierando i prezzi nelle ore di picco. Si stima che nel 2011 l’effetto di peak shaving attribuibile al solo fotovoltaico in Italia sia stato prossimo ai 400 milioni di euro. In prospettiva questo valore è destinato a crescere e il bilancio costi-benefici delle rinnovabili a migliorare».