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Geotermia: una proposta contro la burocrazia che frena le pompe di calore

Il Coordinamento Free, la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, chiede «semplificazioni autorizzative e snellimenti burocratici»

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Il Coordinamento Free, la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, chiede «semplificazioni autorizzative e snellimenti burocratici»


La geotermia è una fonte energetica rinnovabile che rappresenta il calore naturalmente presente nel sottosuolo, ma la sua distribuzione sul territorio non è omogenea: gli impianti geotermoelettrici come quelli presenti in Toscana, ad esempio, impiegano una risorsa geotermica ad alta entalpia dalla quale sono in grado di produrre tanta elettricità da soddisfare il 30% della domanda regionale, senza contare il pur rilevante contributo offerto in termini di calore.

Calore che può però essere ricavato anche da risorse geotermiche a più bassa entalpia, attraverso sistemi di teleriscaldamento o – pressoché ovunque sul territorio nazionale – pompe di calore. Come spiegato recentemente dall’Unione Geotermica Italiana (UGI) il settore termico consuma in Europa ed Italia circa il 50% dell’energia prodotta, ma solo il 20% di questa energia proviene da fonti rinnovabili. In particolare, la geotermia ha contribuito nel 2017 con 10915 TJ alla climatizzazione degli ambienti grazie ai teleriscaldamenti e alle pompe di calore (GSHP, Ground Source Heat Pumps); tuttavia il potenziale di questa risorsa è molto più alto rispetto all’utilizzo che se ne fa, soprattutto in Italia.

Per questo UGI ha presentato nei mesi scorsi presso il Ministero dello Sviluppo Economico una proposta in grado di garantire incentivi economici (fondi per gli investitori, sgravi per i consumatori), normative che facilitano le installazioni delle GSHP (decreto “posa sonde”) ed investimenti a chi fa ricerca e innovazione per rendere il settore più all’avanguardia, di cui abbiamo già dato conto su queste pagine.

Adesso anche il Coordinamento Free, ovvero la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, chiede «semplificazioni autorizzative e snellimenti burocratici» per dare linfa al mercato delle pompe di calore geotermiche e alle altre tecnologie rinnovabili.

«I sistemi geotermici abbinati a pompe di calore – spiegano dal Coordinamento – possono svolgere un ruolo significativo nel rendere più efficiente e sostenibile sotto il profilo ambientale la produzione e gestione nei complessi edilizi di riscaldamento e raffrescamento. Con la normativa esistente, le cosiddette “sonde geotermiche” sono assoggettate ad un iter autorizzativo semplificato e con tempi certi (30 giorni). I “sistemi geotermici a ciclo aperto bilanciato”, utilizzati dalle pompe di calore idrotermiche, sono invece soggetti a due diversi iter autorizzativi autonomi, molto lunghi e dalle tempistiche incerte, tipicamente dai 7 a 12-18 mesi, nonostante, esattamente come le sonde geotermiche, scambino solo calore con il sottosuolo. Questa complessità autorizzativa ha fortemente limitato l’uso delle pompe di calore idrotermiche, nonostante siano le più efficienti e le uniche utilizzabili in aree climatiche con numero di gradi giorno elevati (zone D, E, F) che interessano 6.963 comuni (oltre l’85% dei comuni italiani)».

Per questo dal Coordinamento avanzano una proposta d’intervento normativo, attraverso la quale «si avrebbe lo stesso processo autorizzatorio per i “sistemi geotermici a ciclo aperto bilanciato” in vigore per i “sistemi geotermici a ciclo chiuso (sonde geotermiche)” perché, anche in coerenza con quanto previsto dal Piano Integrato Energia e Clima è utile aumentare la diffusione delle pompe di calore, per ridurre l’uso di energia primaria, eliminare le emissioni nei luoghi di utilizzo, ridurre le emissioni in termini assoluti a livello paese».

La proposta è dettagliata qui, e si propone di perseguire miglioramenti ambientali su molteplici fronti.

«In particolare – dichiarano dal Coordinamento – le pompe di calore idrotermiche che utilizzano “sistemi a ciclo aperto bilanciato” sono i più efficienti tra le pompe di calore e permettono di risparmiare fino al 50% dell’energia elettrica consumata, dando inoltre la possibilità di non modificare gli attuali sistemi di riscaldamento perché in grado di lavorare anche ad alte temperature (80°C). Inoltre, possono essere anche usati in zone climatiche nelle quali in inverno si raggiungono temperature esterne inferiori ai 5 °C, dove altri tipi di pompe di calore di fatto non vengono utilizzate perchè in quelle condizioni consumano troppo. Nel funzionamento estivo invece evitano il fenomeno del riscaldamento dell’aria esterna all’edificio che oltre a rendere 34 molto più calde le strade delle città, fa aumentare il fabbisogno di frigorie e, in ultima analisi, fa quindi aumentare i consumi di energia. Analogamente, nel funzionamento invernale, evitano di raffreddare ulteriormente l’aria esterna e far aumentare, anche per questo circolo vizioso, il fabbisogno di calore e, di conseguenza, i consumi di energia primaria».