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La crescita delle rinnovabili richiede un massiccio adeguamento dei sistemi di trasmissione e distribuzione

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Che affare la rete intelligente
Si stima un potenziale di mercato di 79 mld di dollari entro il 2050

Fonte: Italia Oggi

Autore: Piero Piccioli

«Quello delle smart grids è un passaggio obbligato per integrare in rete l’energia prodotta da fonti rinnovabili.
Non sarà un intervento semplice e nemmeno breve: ci vogliono ingenti risorse economiche e tempo. Si calcola che per una completa ristrutturazione delle rete elettrica italiana ci vorranno circa 30 anni».
Parola di Dario Di Santo, direttore del Fire (Federazione italiana per l’uso responsabile dell’energia) che così fotografa così la situazione della produzione e, soprattutto, della distribuzione dell’energia elettrica alla luce del crescente utilizzo delle fonti rinnovabili, che sono ormai arrivate a una quota di tutto rispetto: il 23%, della produzione totale italiana. In parole semplici: se non si adegua l’attuale rete si rischia di dover buttare via parte dell’energia prodotta dal fotovoltaico, dall’eolico e dalle biomasse.
La rete elettrica attuale è stata concepita come sistema essenzialmente passivo e unidirezionale: dalle grandi centrali di generazione ai punti di consumo finale (utenti privati e aziende), con la nascita di una miriade di punti di generazione l’architettura va cambiata radicalmente. Nel nuovo sistema la produzione, il trasporto, la distribuzione sono integralmente concepiti e operano in connessione. Più che un’evoluzione da vecchia a nuova rete si tratta di una vera e propria rivoluzione che ha, appunto, come obiettivo finale la costruzione della rete intelligente.
Smart grid, rete intelligente, più che una definizione è un concetto, per di più variabile, collegato alle tecnologie che di volta in volta sono prese in considerazione, del loro stato di avanzamento (in fase di sviluppo o mature) e del sistema elettrico di riferimento. In ogni caso il termine smart grid si riferisce alla modernizzazione del sistema di produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica. L’obiettivo è ottimizzare l’efficienza e l’affidabilità del sistema tramite il monitoraggio e il controllo automatico delle azioni svolte dai vari punti (esempio piccoli impianti fotovoltaici, eolici o di altro tipo) interconnessi alla rete intelligente. Una smart grid non si limita alla gestione e al controllo della bidirezionalità (dall’utente alla rete e viceversa) ma svolge anche altre funzioni, non presenti nel sistema tradizionale, come il flusso d’informazioni in tempo reale tra i dispositivi della rete, che permettono il bilanciamento istantaneo e automatico dell’offerta e della domanda. «La non programmabilità è uno dei limiti strutturali delle reti attuali rispetto alla produzione da fonti rinnovabili», prosegue Di Santo. «Per il fotovoltaico e l’eolico, a seconda delle condizioni atmosferico, i flussi variano e nei casi di sovrapproduzione si creano dei colli di bottiglia, la rete va in tilt e si spreca energia. In Italia questo succede soprattutto al Sud dove la produzione da fonti rinnovabili è maggiore.
Altro aspetto importante è quello della sicurezza: nelle reti unidirezionali individuare i guasti è abbastanza facile, quando ci sono più interconnessioni è più difficile. Per questo ci vogliono le smart grid che, con tecnologie adeguate, siano in grado di gestire automaticamente il lavoro delle reti».
Non solo efficienza tecnologica, e di conseguenza risparmio economico, le reti intelligenti cambiano anche il modo di commercializzare il prodotto. Un esempio: risparmio sulla bolletta in cambio dell’interruzione di qualche utenza non fondamentale nei momenti di picco del consumo di elettricità. Si chiama intermobilità ed è già applicata alle grandi utenze (come le industrie) che riducono in determinati momenti della giornata il consumo di energia: con le reti intelligenti può essere estesa anche all’utenza familiare.
In sintesi, le questioni che dovranno essere affrontate nei prossimi tempi per dare modo alle fonti di energia rinnovabili di svilupparsi in modo corretto e produttivo sono: la regolamentazione sul piano normativo, considerato l’attuale regime, di fatto monopolistico, di gestione della rete elettrica; investimenti che, partendo dalle necessità più urgenti, tengano conto dei tempi lunghi d’intervento; tecnologie che, considerata l’evoluzione veloce, nel corso dei 30 anni saranno soggette a più aggiornamenti.
Il capitolo investimenti merita particolare attenzione. Considerato il mercato fino alla piena maturazione delle smart grid, il 35% degli investimenti riguarderà il settore dell’elettronica strumentale (37,7 miliardi di dollari), il 30% in elettronica e in strumenti di precisione (32 miliardi) il 22% in apparecchi meccanici e elettrici (23,2) Sono questi i settori che, secondo gli esperti, possono essere di maggiore interesse in Italia. Secondo le previsioni, che ipotizzano uno scenario non estremo, in Italia si investiranno tra i 4,8 e i 7,3 miliardi di dollari fino al 2020, da 13,5 a 21 miliardi fino al 2030 e da 48 a 79 miliardi entro il 2050.