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Eco-business. Incentivi generosi, costi bassi, tempi rapidi: in Europa centro-orientale decollano le rinnovabili

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A Est è corsa alle energie verdi
In Serbia il parco fotovoltaico più grande al mondo a tecnologia italiana

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Laura Cavestri

 

Un giga. Ai non addetti ai lavori forse non dirà molto ma nelle ambizioni del fondo lussemburghese Securum Equity partners e del governo serbo si prepara a essere il parco fotovoltaico più grande del mondo. Il doppio di quello californiano che oggi detiene il primato coi suoi 500 mw di produzione. L’annuncio del "One giga project" è arrivato da Belgrado a fine febbraio.
Il progetto – 100 impianti da 10 mw per 1,7 miliardi di euro da investire nel triennio 2012-2015 – è solo l’avanguardia più eclatante rispetto all’effervescenza che anima tutto l’est Europa sul fronte delle energie rinnovabili.
Con l’Italia, che ha posto un tetto agli incentivi e la Germania che li ha drasticamente ridotti, invece, Serbia, Polonia e Repubblica Ceca (su fotovoltaico ed eolico) Bulgaria e Romania (su fotovoltaico e biomasse, per lo più) hanno sviluppato, accanto a politiche di agevolazioni generose, costi industriali e di manodopera inferiori e tempi stretti per le autorizzazioni. Motivati dalla necessità di uscire, da un lato, dalla produzione del nucleare e, dall’altro, di emanciparsi dal carbon fossile, con l’obiettivo (per chi è da poco entrato nell’Unione europea o chi è candidato all’ammissione) di raggiungere entro il 2020 – come prevedono i vincoli comunitari – il 20% di consumo di energia "green". Insomma, l’est Europa brucia le tappe facendo business anche sulle incertezze e le lentezze dell’ovest.
«Gli investitori europei – ha sottolineato Filippo Carzaniga, marketing manager di Fimer, l’impresa italiana che del progetto serbo si è aggiudicata l’appalto da 150 milioni di euro in tre anni per la fornitura di inverter per la conversione di energia generata da celle solari – puntano sui Paesi limitrofi ma ancora non membri della Ue per la costruzione di impianti. Incentivi e permessi rapidi consentiranno a questi Paesi di rivendere l’energia "pulita" a quelli comunitari che, per il 2020, non saranno diventati autosufficienti per la quota minima del 20% imposta dagli accordi di Bruxelles».
La Repubblica Ceca è stata, fino a qualche mese fa, la regina incontrastata del solare. Nel solo 2010 la capacità installata, in megawatt, da Praga, è stata di poco meno di 1,5 milioni, dietro solo a Italia (2,3 milioni) e Germania (inafferrabile con oltre 7 milioni di mw). Ma il forte ridimensionamento degli incentivi l’ha resa meno appetibile. Le frontiere sembrano però essere, a nord, la Polonia e, verso sud, Bulgaria, Romania e Serbia. Investimenti sostenuti anche da banche italiane.
«Nel 2011 nei paesi dell’Europa centro-orientale UniCredit – ha spiegato Leonardo Cartei, business development manager di UniCredit Leasing – ha finanziato tramite il leasing un volume di investimenti pari a circa 300 milioni di euro nelle energie rinnovabili. In quasi la metà dei casi erano progetti di investitori stranieri rispetto al Paese di destinazione. Italiani, tedeschi e austriaci soprattutto». Selezione e valutazione dei progetti vengono effettuate secondo linee guida del nostro "Centro di competenza per le energie rinnovabili", che ha sede a Vienna e a Milano.
«In ambito fotovoltaico – ha proseguito Cartei – Romania e Bulgaria sono molto interessanti. Hanno promulgato un sistema di incentivazione pubblico. La Romania ha l’attuale maggior potenziale di sviluppo, per il buon livello medio di irraggiamento solare in presenza di certificati verdi valorizzati a prezzi molto interessanti. In Bulgaria, dove abbiamo finanziato di recente un impianto fotovoltaico di 3,5 mwp attualmente in costruzione, è in funzione uno schema simile a quello italiano, con la presenza di una tariffa attraente, anche se al momento non fissa per tutto il periodo del finanziamento, che permette quindi finanziamenti solo su base molto selettiva».
Secondo uno studio della commissione polacca della Wind energy association, la Polonia ha raggiunto il +24% di eolico nel 2020. Il Paese vorrebbe raggiungere la quota del 21% di energia da fonte rinnovabile entro il 2020 (già nel 2010 il solo eolico produceva il 15% dell’energia).
Il Gruppo Relight – nato in Italia 10 anni fa – è in Polonia attraverso la controllata Relight Cee, dove ha una pipeline di progetti in via di sviluppo nel settore eolico per la realizzazione di oltre 300 Mw, un terzo dei quali in costruzione entro il 2013. «Siamo a metà della fase di sviluppo – ha spiegato il responsabile dello sviluppo, Alessandro Salerno – per un investimento di circa 50 milioni di euro. Il sostegno pubblico ma anche l’interesse del private equity sulle rinnovabili consentono di finanziare progetti ambiziosi. Noi ci occupiamo anche di tutte le fasi che precedono la costruzione dell’impianto, con identificazione delle aree, verifiche ambientali e richieste di permessi». Tempo medio? «Quattro anni. Assolutamente ragionevole e soprattutto certo».