«Per tutte le centrali delle due zone geotermiche, Monte Amiata e zona tradizionale, non sono stati registrati superamenti dei valori limite»
È dal 1996 che l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) è incaricata di valutare la sostenibilità e la compatibilità ambientale della coltivazione dei fluidi geotermici, e in quest’ottica è stato appena pubblicato il documento relativo al Monitoraggio delle aree geotermiche toscane – Anno 2018, dal quale emerge che «per tutte le centrali delle due zone geotermiche, Monte Amiata e zona tradizionale, non sono stati registrati superamenti dei valori limite alle emissioni» individuati dagli specifici atti autorizzativi (ovvero la normativa regionale e in particolare il Dgrt 344/2010, più restrittiva di quella nazionale definita nel D.Lgs. 152/2006).
Sull’Amiata sono installati in totale 120 MW (nei Comuni di Piancastagnaio e Santa Fiora) mentre nell’area tradizionale la potenza installata è pari a circa 794,5 MW (con impianti presenti nei Comuni di Pomarance, Castelnuovo di Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Monterotondo Marittimo, Montieri, Radicondoli e Chiusdino), ma i benefici legati all’impiego della geotermia non riguardano solo le aree dove viene coltivata.
ARPAT infatti rileva che nel 2018 la produzione di 5.708,2 GWh fornita dai 36 gruppi geotermoelettrici produttivi presenti in Toscana è riuscita a coprire il 29,2% del fabbisogno elettrico regionale, confermando la geotermia come «un’importante fonte energetica alternativa, anche in considerazione del fatto che il calore geotermico è utilizzato per usi plurimi, tra i quali il teleriscaldamento di abitazioni e serre».
In questo contesto, anche nel 2018, ARPAT ha portato avanti un ampio ventaglio di attività volte a monitorare gli impatti ambientali legati alla coltivazione della geotermia: oltre al controllo delle emissioni delle centrali sono stati infatti condotti anche monitoraggi della qualità dell’aria e delle acque superficiali e sotterranee dell’Amiata (che saranno presto oggetto di specifiche relazioni tecniche, e dunque pubblicate sul sito web dell’Agenzia).
Per quanto riguarda il primo punto, oggetto del documento appena pubblicato, l’ARPAT nel 2018 ha effettuato il controllo alle emissioni di 16 centrali, per un totale di 23 diffusori campionati.
Si tratta di centrali – come tutte quelle presenti in Toscana – dotate di impianto AMIS (Abbattimento di Mercurio e Idrogeno Solforato), definito come «la migliore tecnologia disponibile per abbattere il mercurio e l’acido solfidrico presenti nei gas incondensabili in uscita dal condensatore»; a questi impianti, per le centrali presenti in località Bagnore si affiancano anche un impianti di abbattimento dell’ammoniaca.
Per quanto riguarda l’attività di controllo condotta nel 2018, ARPAT segnala che è stato registrato «per le centrali Sasso 2 e Le Prata, in provincia di Pisa, e San Martino, in provincia di Grosseto, il superamento del valore limite del requisito minimo (>90%) relativo alle ore di disponibilità AMIS sulle ore di funzionamento della centrale; se, a seguito di azioni correttive messe in atto, il dato rientrerà nel valore limite nel successivo anno solare (2019), la prescrizione sarà da ritenersi rispettata.
«Con riferimento ai pozzi geotermici produttivi – aggiunge l’Agenzia – rispetto all’anno 2017 è stata registrata una quantità maggiore di circa il 229% di fluido sfiorato in atmosfera, con 69.333t di fluido sfiorato nel 2018 rispetto alle 21.073t del 2017.
L’aumento consistente degli sfiori da parte dei pozzi produttivi è stato causato da eventi accidentali. Occorre inoltre precisare che nel 2018 le operazioni di gestione dei pozzi sono state svolte in concomitanza di fermate programmate di centrali meno interconnesse rispetto alle centrali fermate nel 2017, che avevano una maggiore possibilità di gestione dello sfioro proprio in virtù della loro maggiore interconnessione».
Ciò premesso, ARPAT conferma che anche nel 2018 i risultati relativi ai controlli svolti circa la determinazione degli inquinanti normati con Valori limite di emissione (mercurio e acido solfidrico in uscita torre; mercurio, acido solfidrico e anidride solforosa in uscita AMIS), sono risultati «tutti conformi agli Atti autorizzatori».
La stessa conformità è stata registrata per «la capacità di trattamento di un extraflusso da parte dei due AMIS interconnessi delle centrali Bagnore 3 e Bagnore 4 e «la capacità di abbattimento dell’ammoniaca e dell’acido solfidrico in entrata delle centrali Bagnore 3 e Bagnore 4».
Inoltre, fra i parametri ai quali non sono applicati valori limite, «sono da segnalare le elevate efficienze di abbattimento del mercurio e dell’acido solfidrico da parte dell’impianto AMIS, mediamente del 99,7% per l’acido solfidrico e 97,5% per il mercurio, con l’eccezione di Monteverdi 1, in cui è stata registrata un’efficienza di abbattimento del mercurio pari al 70,6%».