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Roma potrebbe diventare “la capitale più pulita d’Europa”

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Se fosse sfruttata la potenzialità geotermica presente nel letto profondo del fiume Tevere, in dieci anni «si potrebbe disegnare il nuovo volto energetico della capitale».

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

In una recente intervista su un quotidiano nazionale Franco Barberi è tornato a parlare di geotermia e ad illustrarne le grandi potenzialità del Paese, anche al di fuori della Toscana, regione in cui questa fonte di energia è stata per la prima volta utilizzata per produrre energia elettrica nel 1904 e che contribuisce, oggi, per il 25% del fabbisogno di energia elettrica regionale.

Franco Barberi è un geologo attualmente in pensione, ha insegnato vulcanologia e geotermia all’Università di Roma, è stato responsabile della Protezione Civile e poi presidente vicario della commissione Grandi Rischi, prima di tornare alla ricerca scientifica e all’insegnamento.

Proprio assieme ad alcuni ricercatori dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia aveva presentato nel 2009 uno studio in cui si ripercorreva la storia del corso sotterraneo del fiume Tevere.

Dello studio si parlò ampiamente in un articolo di Franco Foresta Martin su Il Corriere della Sera di tre anni fa, in cui si descriveva la tesi secondo la quale il letto sotterraneo del fiume Tevere potesse essere utilizzato come sorgente termica per riscaldare e raffrescare gli edifici della capitale.

Una notizia ma soprattutto uno studio che pare non abbia avuto alcun seguito (e di cui si propone la lettura in questa sede) che, se invece realizzato o almeno avviato avrebbe permesso a Roma di essere (come dice Enzo Boschi, il direttore dell’INGV alla fine dell’articolo ) “la capitale più pulita d’Europa”.

 

Il Corriere della Sera, 10 febbraio 2009

Il Tevere nasconde, sotto il suo letto, un enorme fiume profondo, completamente separato, che potrebbe essere utilizzato come sorgente di energia geotermica per riscaldare e rinfrescare gran parte dei condomini della capitale, con notevoli risparmi di combustibili e riduzione dell’inquinamento». A stupirci con questa doppia notizia, geologica ed energetica, è Franco Barberi, un volto noto ai più perché è stato sottosegretario alla Protezione civile prima di Guido Bertolaso. Ma, per chi si occupa di scienze della Terra, Barberi è soprattutto il professore di geochimica, il vulcanologo, lo scienziato che per primo è riuscito a deviare una rovinosa colata di lava dall’Etna. Tornato alla ricerca scientifica e all’ insegnamento presso l’ università di Roma Tre dopo la lunga parentesi al governo negli anni ‘ 90, Barberi, con la collaborazione della giovane moglie Maria Luisa Carapezza, geochimica all’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), e di altri ricercatori universitari, ha ricostruito con grande dettaglio il corso del fiume sotterraneo di Roma, effettuando prelievi e analisi attraverso più di 200 pozzi. «L’acquifero si trova fra i 30 e i 60 metri sotto il Tevere ed è molto più largo del fiume superficiale, estendendosi per qualche centinaio di metri sia da un lato del corso che dall’ altro – spiega lo scienziato -. Ma non si pensi a una vera e propria cavità: il flusso d’acqua sotterraneo scorre fra le ghiaie e le sabbie dell’ antico corso del Tevere, stretto, sopra e sotto, fra due strati di terreno impermeabile e quindi isolato rispetto alle acque di superficie». Come se non bastasse la curiosità geologica del fiume antico sotto a quello attuale, che Barberi e collaboratori descrivono in uno studio appena pubblicato («La geologia di Roma», a cura del professor Renato Funiciello), le indagini fisico-chimiche indicano che le acque sotterranee possono diventare una risorsa energetica: «Hanno una temperatura media di 20 gradi centigradi, pH neutro e non presentano contaminazioni. Insomma – spiegano Barberi e la Carapezza – presentano le caratteristiche di un fluido che, grazie a pompe di calore, può cedere il suo contenuto termico, provvedendo sia al riscaldamento invernale che al raffrescamento estivo». In passato, aggiungono i due studiosi, sembrava che fosse conveniente sfruttare solo le risorse geotermiche ad alta temperatura, come quelle presenti nella regione Toscana, a Larderello, dove i fluidi sotterranei superano i cento gradi. Ma ora, in molti Paesi dell’ Europa centro settentrionale si sta creando un grande mercato dell’ energia geotermica pulita e a basso costo, sfruttando proprio acquiferi a temperature anche sotto i 20 gradi: «In Svezia, il Paese con la crescita più sbalorditiva di questi impianti, vengono installate ogni anno oltre 50 mila pompe di calore geotermico che già provvedono ai bisogni di diverse centinaia di migliaia di abitazioni – assicurano Barberi e la Carapezza -. A Roma, come pure in molte altre città italiane caratterizzate da un substrato geologico caldo, che trasferisce energia agli acquiferi profondi, sarebbe estremamente facile e conveniente estrarre i liquidi geotermici, convogliarli ai condomini e, dopo lo sfruttamento attraverso le pompe di calore, iniettarli nuovamente nell’ acquifero per non farlo esaurire». Finora le ricerche di Barberi e collaboratori hanno ricevuto i finanziamenti del ministero della Pubblica istruzione, dell’Ingv e dell’università Roma Tre: «Ora ci aspettiamo l’arrivo di partner industriali con cui sviluppare alcuni prototipi di impianto, per valutarne funzionamento e rendimento». «Sono convinto che Roma, come Reykjavik, la capitale dell’ Islanda, potrebbe raggiungere la pressoché totale indipendenza energetica dagli idrocarburi, grazie allo sfruttamento dell’ energia del sottosuolo, diventando la capitale più pulita d’ Europa – conclude il professor Enzo Boschi, presidente dell’ Ingv, che appoggia con convinzione l’ iniziativa di Barberi -. Non vorrei sembrare eccessivamente ottimista ma, data la relativa semplicità degli impianti, già in dieci anni si potrebbe disegnare il nuovo volto energetico della capitale».

Franco Foresta Martin