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Intervista a Gianni Silvestrini

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Il direttore dei Kyoto Club «Paghiamo lo stoccaggio nelle tariffe elettriche ma Eni ha investito poco
Ora l’Autorithy ha il potere di imporre maggiori stock»
«Rigassificatori, più concorrenza e meno sprechi»

Fonte: L’Unità

Autore: JOLANDA BUFALINI

Direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini è uno degli scienziati italiani che ha dedicato i propri studi alle fonti rinnovabili e alle politiche energetiche, è stato direttore generale al ministero dell’Ambiente e consulente di Pier Luigi Bersani quando era ministro dello Sviluppo economico.
Silvestrini, stiamo tornando alle lampade a petrolio, con là decisione di accendere le centrali a olio combustibile?
«Negli ultimi 10 anni c’è statala chiusura delle centrali a olio, che hanno un rendimento del 38% contro 55% di quelle a metano. È un processo di modernizzazione del le centrali. È un provvedimento per ridurre la-quota di metano che va alle centrali elettriche a ciclo combinato, per non toccare la produzione industriale». Sono però più inquinanti delle centrali a metano?
«Sono più inquinanti, c’è una maggiore emissione di CO2. Sarebbe preoccupante se non fosse che si tratta di una settimana».
Perché si è creata questa situazione, siamo troppo condizionati da un solo fornitore?
«Abbiamo più fornitori, oltre alla Russia l’Algeria e il Nord Europa. Il vero problema è che non abbiamo
realizzato i rigassificatori, che hanno un riflesso in termini di competitività e di sicurezza energetica. Dei tanti progetti ce ne sono solo due che stanno per essere realizzati, a Porto Empedocle e a Livorno».
Lei propone di agire anche sul risparmio energetico.
«In Italia c’è un grosso consumo nel settore civile, perché il parco edilizio è inefficiente. Si calcola che un risparmio energetico del 15% è uguale al metano che si estrae in Italia. Come Kyoto Club proponiamo che si imponga per il 2015 un risparmio energetico del 30%. Poi c’è la potenzialità dei biogas, che si ottengono con la combustione dei residui agricoli o delle discariche. Sarebbe una produzione di 6 miliardi di metri cubi di gas. Servono comportamenti più razionali nel consumo di energia per contrastare il trend della sola importazione dall’estero». Sono politiche che incontrano diffidenza nell’opinione pubblica?
«La diffidenza è forte verso le biomasse ma le energie rinnovabili hanno in generale un buon livello di accettazione. Il concetto, però, è che l’Europa si è data l’obiettivo della diffusione delle energie rinnovabili e la riduzione dei gas serra. Nel 2021, secondo la direttiva Ue, tutti i nuovi edifici dovranno essere a consumo "quasi zero". In Italia dobbiamo tagliare i consumi non necessari e ridurre la produzione di energia da fonti fossili, la Germania ha già fatto molto in questa direzione».
Un altro tema emerso con la crisi dei maltempo e della riduzione delle forniture dalla Russia è quello di un aumento degli stoccaggi.
«Sebbene nelle tariffe elettriche sia prevista una quota per lo stoccaggio Eni è stata riluttante ad investire nel loro aumento».
È il problema della gestione monopolistica dell’Eni?
«Il decreto sulle liberalizzazioni all’articolo 18 ha mandato un segnale forte, prevedendo che l’Autorità per l’energia possa imporre nuovi stoccaggi alla Sogit, la società dell’Eni che si occupa di stoccaggio, così come un maggior numero di gassificatori consentirebbe l’ingresso di un maggior numero di competitore. L’altra misura importante prevista dal decreto sulle liberalizzazioni è la separazione proprietaria di Snam rete gas».
Però in questi giorni il rigassificatore di Rovigo è guasto, proprio a causa del maltempo, ci sono dei punti deboli anche lì?
«Le fragilità ci sono, per questo è importante agire con più strumenti. L’impianto di Rovigo è in mare aperto, non è vicino alla costa, è stata una scelta per motivi di impatto ambientale. Quella di questi giorni è l’altra faccia della medaglia». Perché gli altri impianti progettati non sono stati realizzati?
«Ci sono state molte opposizioni locali. A Brindisi nel 2000 andò Tony Blair per la prima pietra. È ancora lì, bloccato. Con 250 milioni investiti».
Potremmo trovarci in una situazione simile a quella del settembre 2003, quando un black out spense tutta l’Italia?
«Sul fronte dell’elettricità ormai abbiamo una decisa soviacapacità, il picco di potenza è di 55 GW le centrali possono produrre fino a 105 GW».