È trascorso più di un mese dall’incontro che, il 27 marzo, ha visto ha visto il ministero dello Sviluppo Economico (MISE) confrontarsi per la prima volta sul tema degli incentivi alla geotermia – cancellati per la prima volta dallo schema di decreto FER1, e ancora in forse per il FER2 – con una delegazione dei sindaci geotermici e della Regione Toscana, ma «non vi sono ancora certezze sugli incentivi per la geotermia – osserva il consigliere regionale Andrea Pieroni – Dal governo solo affermazioni ambigue e nessun impegno concreto per reinserire nel decreto FER2 gli incentivi cancellati col decreto FER1».
Secondo quanto emerso durante il confronto al MISE condotto sotto la presidenza del sottosegretario Crippa, il tavolo con ministero, Regioni ed enti locali avrebbe invece dovuto riunirsi nuovamente entro un mese, dunque entro il 27 aprile.
Per questo secondo Pieroni «occorre riconvocare subito il tavolo al Mise. La geotermia non può attendere oltre. In ballo ci sono 600/700 milioni di investimenti da parte di Enel Green Power, per nuovi impianti geotermici, in grado di creare 100 nuovi posti di lavoro, oltre a dare ossigeno ad un indotto in grande difficoltà».
Di fronte a questi numeri, per il consigliere appare evidente che «gli incentivi non sono certo un problema economico. I dati aggiornati forniti dal GSE confermano, infatti, che gli incentivi alla geotermia costituiscono lo 0,65% del totale, essendo pari a 96,8 milioni di euro, a fronte di un totale di incentivi pari a 14,7 miliardi di euro».
«Sarebbe davvero colpevole che, per una somma di fatto residuale rispetto al valore complessivo degli incentivi, possa essere messo in ginocchio un comparto delle energie rinnovabili che utilizza tecnologia tutta made in Italy, il cui sviluppo consentirebbe alla Toscana di accreditarsi quale regione “carbon free” entro il 2050. La Regione Toscana – conclude Pieroni – ha fatto la sua parte, approvando, a gennaio, una legge che fa chiarezza, fissando regole e modalità precise per lo sfruttamento della risorsa geotermica, avendo anche avviato il percorso per l’individuazione delle aree non idonee (ANI). Ora tocca al Governo fare la propria parte per evitare il collasso di un intero comparto e dei territori geotermici».