Nonostante gli impieghi industriali della geotermia siano nati oltre 200 anni fa nella cosiddetta Valle del Diavolo toscana, e che ancora oggi Larderello abbia in dote «il quarto campo geotermico al mondo per importanza nella produzione di energia», come spiega la presidente dell’Unione Geotermica Italiana (UGI) e primo ricercatore del CNR Adele Manzella, molto spesso «neanche i toscani hanno idea di possedere una risorsa così importante».
Per questo UGI sta operando sul fronte della comunicazione e del confronto sui temi geotermici.
Un lavoro culminato ieri – in occasione dell’assemblea annuale dell’Unione – in un incontro pubblico sulla geotermia organizzato presso il al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del TErritorio e delle Costruzioni (DESTEC) dell’Università di Pisa di cui avevamo dato notizia nei giorni scorsi.
È stata l’occasione per unire punti di vista diversi, il cui comune denominatore era la volontà di promuovere uno sviluppo sostenibile, locale e non, attraverso l’impiego della geotermia.
La mattinata di dibattito si è articolata attorno a due sessioni parallele, dedicate rispettivamente alla produzione di energia elettrica e di energia termica da questa fonte rinnovabile (qui il programma completo), aperte dai saluti del presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani.
«Quanto discutiamo qui con approccio scientifico si cala – ha osservato Giani – in un momento politicamente rilevante per le decisioni politiche in materia. La geotermia è particolarmente importante per la Toscana, e auspico un vero salto di qualità culturale nella comprensione della risorsa e nel sostenerla per lo sviluppo dei territori».
Aspetto sottolineato anche dal consigliere regionale Andrea Pieroni secondo il quale «non c’è motivazione scientifica né economica per non incentivare la geotermia, dato che si sta parlando di una cifra pari a circa 95 milioni di euro l’anno su un totale di 16 miliardi di euro rivolti alle energie rinnovabili nel loro complesso. È necessario l’impegno di tutti, anche della comunità scientifica, per confutare le molte fake news che mirano a far percepire la geotermia come qualcosa di dannoso».
Non solo per i futuribili sviluppi, con la Toscana punta che punta diventare una regione carbon-free entro il 2050, ma anche perché già oggi «l’Italia produce il 90% dell’elettricità geotermica nella comunità europea, facendo risparmiare al Paese l’equivalente di 1,3 Mtep di petrolio l’anno da importare, che costerebbero circa mezzo miliardo di euro», precisa Massimo Montemaggi di Enel.
Nell’orizzonte dei prossimi cinque anni l’azienda avrebbe in programma 1 miliardo di euro di investimenti aggiuntivi nella geotermia toscana, 600 milioni dei quali però legati allo sviluppo e dunque fortemente a rischio senza quegli incentivi «che sono presenti in tutti i Paesi del mondo che possiedono la geotermia, nessuno escluso».
Durante il dibattito – con l’apporto di Aurelio Cupelli per la Rete Geotermica – durante il quale è stata esplorata anche la possibilità di applicare in Toscana soluzioni impiantistiche pilota a “reiniezione totale”, è stata rilevata la necessità di una buona comunicazione in fatto di geotermia, dato che «l’informazione referenziata oggi è troppo spesso soppiantata da slogan, ad esempio sui social network».
Proprio sulla necessità di investire in buona comunicazione ambientale si è incentrato l’intervento del direttore di Greenreport, Luca Aterini, che ha proposto «un modello basato su due pilastri: trasparenza e dialogicità. Occorre una comunicazione che sappia presentare in modo chiaro e fruibile i dati relativi agli effettivi benefici e rischi legati alla coltivazione geotermica; che ascolti le perplessità della cittadinanza per offrire risposte solide sui temi percepiti come più controversi, e lo faccia lì dove la domanda di informazione è più forte, su Internet come attraverso incontri sul territorio».
Il fine, garantito dalla guida delle istituzioni pubbliche, dev’essere in ogni caso lo sviluppo della comunità.
A questo proposito la nuova legge regionale in fatto di geotermia offre strumenti importanti per migliorare gli impatti ambientali e paesaggistici nella coltivazione della risorsa, rafforzando al contempo le ricadute sociali attraverso il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG).
«La nuova legge – ha sostenuto Loredana Torsello, responsabile per il Consorzio del settore dei Progetti Internazionali, Strumentali e Complessi – ha sancito ciò che CoSviG ha di fatto costruito sul territorio, un modello di sviluppo che vede nella geotermia un mezzo di sviluppo per la comunità locale. Adesso si alza l’asticella, e dobbiamo rafforzare la nostra capacità di veicolare gli elementi di attrattività dei territori geotermici, che non sono un’entità omogenea ma presentano tutti importanti potenzialità da valorizzare attraverso innovazione e trasferimento tecnologico: coinvolgere la popolazione nei processi decisionali e ridurre il rischio d’impresa saranno elementi importanti in questo percorso, perché gli investimenti arrivano se i vari stakeholder sono coesi».
«La geotermia è una risorsa fondamentale per i nostri territori – ha concluso il sindaco di Radicondoli e vicepresidente CoSviG, Emiliano Bravi – Vogliamo valorizzarla e farlo bene: manca un’adeguata comunicazione sulle possibilità del settore, che ci vede come leader a livello internazionale. Dibattiti come quello di oggi sono molto utili, e preghiamo UGI di replicarli anche sui territori geotermici, in modo da costatare con maggiore efficacia i dati fuorvianti che affliggono lo sviluppo della risorsa».