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Dalle biomasse alla geotermia: così Turboden amplia il raggio d’azione

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Con l’ingresso in nuovi mercati promettenti, la società specializzata in impianti Orc punta a triplicare il fatturato nel 2015

Fonte: Energia24Club.it

Autore: Ruggero Vota

Non più solo impianti a biomassa, ma diversificazione verso il geotermico, il recupero di calore e il solare termodinamico. È questa la strategia di Turboden, azienda italiana attiva dal 1980 nella produzione di turbogeneratori Orc (Organic Rankine cycle) che dal 2009 è controllata da Pratt & Whitney. Sfide molto ambiziose a partire dal mercato più consolidato, quello degli impianti Orc a biomassa, che vede l’azienda in una posizione molto forte in Germania (69 impianti), in Austria (30) e naturalmente in Italia (54), le cui applicazioni parlano di cogenerazione termica ed elettrica nei contesti di teleriscaldamento e nelle attività industriali di essiccazione del pellet o del legno, oltre alle segherie.
L’obiettivo è ora quello di puntare ai mercati delle altre nazioni europee ma anche del Nord America, aumentando di gran lunga l’installato attuale, ovvero 36 impianti in 17 Paesi. «In questo settore è importante disporre sempre della materia prima necessaria per l’impianto – spiega Marco Baresi, responsabile delle relazioni istituzionali -: il nostro approccio punta a calibrare l’impianto sulla reale possibilità del volume di residuo agricolo che viene prodotto nel territorio, per questo i nostri impianti hanno un taglio da 1, 3, 5 o, al massimo, 8 MW; oltre diventa rischioso».
La logica di offrire impianti di piccola taglia personalizzati sulle caratteristiche del luogo ha permesso a Turboden di muoversi nel geotermico, uno spazio fino a oggi presidiato da grandi competitor che realizzano impianti da 40/50 MW. «Questi operano in Paesi dove il geotermico è ormai consolidato, come Usa, Islanda, Nuova Zelanda e Indonesia – racconta Paolo Bertuzzi, direttore commerciale di Turboden – ma esistono nazioni che stanno guardando a questa fonte, come Germania, Slovacchia, India e Kenya dove l’accesso all’acqua sotterranea è più difficile e a temperature più basse».
Queste caratteristiche tengono per oggi lontano i grandi player dalla nuove opportunità di business che, invece, Turboden pensa di poter cogliere partendo sempre con impianti da 5 MW. Con questo approccio, l’azienda pensa che anche l’Italia per il geotermico potrà rivelarsi un mercato molto interessante.
Sul fronte dell’efficienza energetica, infine, Turboden ha studiato la possibilità di offrire impianti Orc all’industria italiana del cemento e del vetro oltre che alla siderurgia: «Abbiamo individuato un potenziale complessivo di 130 MW distribuiti in 80 siti diversi – dichiara Baresi -. Complessivamente un nostro intervento comporterebbe un risparmio energetico annuo di 1 Twh». Tale mercato oggi può essere affrontato meglio rispetto al passato, grazie alle  politiche di incentivazione che hanno aperto i Titoli di Efficienza Energetica all’industria, e non più solo al residenziale, mentre l’incentivo da novembre 2011 è stato portato da 17 a 60 euro a MW. Insieme al solare termodinamico, che però è ancora una frontiera, queste sono le mosse che dovrebbero portare nel 2015 il fatturato di Turboden a 120/130 milioni euro, partendo dai 40 milioni ricavati nel 2010.