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Geotermia, passi avanti per la definizione delle aree non idonee

Avviato il percorso partecipativo per la modifica del PAER. Fratoni: «Possiamo immaginare, con ottimismo, ma anche con realismo, che entro la fine della legislatura sarà possibile approvare in via definitiva questa variante»

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L'Assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni

Il Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER) della Toscana individua già aree non idonee (ANI) alla produzione di energia elettrica da impianti eolici, a biomasse e fotovoltaico, mentre, ad oggi, le ANI relative alla geotermia non sono contemplate: il percorso per la loro definizione, con l’intento di garantire un corretto inserimento territoriale dell’attività geotermoelettrica, è iniziato però nel 2017 ed ha compiuto importanti passi avanti nelle ultime settimane.

In particolare, per rendere il più inclusivo possibile il percorso di definizione delle ANI, è stato attivato (dall’11 marzo 2019 al 10 maggio 2019) un apposito form per l’invio di contributi partecipativi al Garante della informazione e della partecipazione per il governo del territorio della Regione Toscana.

Per offrire il proprio contributo alla modifica del PAER – che richiede comunque un atto politico, con la redazione di uno specifico allegato –, al cittadino interessato è richiesta la compilazione di un form con nome, cognome, email e (requisito non obbligatorio) eventuale appartenenza ad associazioni o comitati, per poter inviare – in un testo non eccedente i mille caratteri – le proprie osservazioni al Garante.

Si concretizza così una nuova e più ampia consultazione del territorio dopo quella avviata dalla Regione già nel 2017, in via istituzionale: sono infatti 51 i Comuni – tra quelli che già oggi ospitano impianti geotermoelettrici, limitrofi e altri –, che hanno già inviato le proposte per l’individuazione delle ANI (per 27 Comuni la non idoneità riguarda l’intero territorio comunale con possibili eccezioni per le aree industriali e artigianali nelle quali non può essere esclusa la realizzazione di impianti almeno a media entalpia).

Con quale orizzonte? Come spiegato dall’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni, nel corso dell’informativa resa in Consiglio regionale nei giorni scorsi, quello per la definizione delle aree non idonee «è un percorso impegnativo, nel quale sono previste anche fasi di partecipazione, secondo una tempistica molto puntuale. Il lavoro non è banale, ma possiamo immaginare, con ottimismo, ma anche con realismo, che entro la fine della legislatura sarà possibile approvare in via definitiva questa variante».

Come osserva Fratoni, l’individuazione delle ANI non si configura «come divieto preliminare, ma come atto di accelerazione e semplificazione dell’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio, anche in termini di opportunità di localizzazione offerte dalle specifiche caratteristiche e vocazioni del territorio».

La non idoneità, infatti, si riferisce alla “localizzazione dell’impianto” nella sua complessiva filiera di estrazione (pozzo) e utilizzo della risorsa (centrale).

Non si riferisce alle infrastrutture di collegamento (linee telefoniche, termodotti, strade).

La non idoneità, inoltre, non investe l’intera fase della ricerca: «Le limitazioni sono soltanto quelle eventualmente imposte in sede di valutazione di impatto ambientale», anche perché nella geotermia, diversamente dalle altre fonti, è fondamentale conoscere nel dettaglio le caratteristiche del campo geotermico e del fluido stesso.

Le aree non idonee, quindi, «non sono concepite e non possono in alcun modo limitare l’ambito della ricerca mineraria».

L’assessore ha accennato anche ai criteri di valutazione di non idoneità: «Oltre ai vincoli previsti per legge, occorre considerare anche la tipologia di impianto da realizzare, la vocazione economica del territorio, il grado di saturazione rispetto alla presenza di impianti geotermici o altri impianti agricolo-industriali».

In questo senso Fratoni ha rilevato come i vincoli localizzativi identificati dai Comuni «non possono essere considerati preclusioni assolute ma devono essere messi in relazione a quanto stabilito negli strumenti di pianificazione territoriale della Regione, soprattutto per quanto riguarda gli impianti ad alta entalpia che dovrebbe essere confinata nelle aree storicamente vocate all’attività geotermoelettrica».

L’individuazione delle ANI non esclude categoricamente e aprioristicamente l’intervento in quelle determinate aree, quanto piuttosto segnala una maggiore difficoltà e dei tempi più lunghi per quanto riguarda l’iter autorizzativo.

Fratoni ha comunque affermato che il procedimento di identificazione non potrà concludersi con la sola segnalazione dei vincoli, paesaggistici, ambientali o produttivi: «Dovrà anche basarsi sull’espressione della volontà politica del territorio a perseguire un determinato sviluppo socio-economico».