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La prima cantina al mondo Off Grid vince il Premio Eco and the City “Giovanni Spadolini”

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La Società Agricola Salcheto, ha vinto il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, promosso dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia e dal periodico Energeo Magazine, in collaborazione con CoSviG, per la sezione dedicata alla riqualificazione dei territori agricoli.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il progetto Salcheto Carbon free è risultato primo tra i cinque finalisti che hanno partecipato al premio Eco and the City Giovanni Spadolini, per l’innovativa realizzazione di una cantina- la prima al mondo – a potersi ritenere “Off Grid”, ossia scollegata dalla rete di distribuzione energetica nazionale.

«Per noi -ha dichiarato Michele Manelli presidente della Società Agricola Salcheto- ricevere la Medaglia Spadolini è un grande riconoscimento del lavoro svolto per realizzare la prima cantina al mondo Off Grid e tutta la ricerca che vi sta scaturendo attorno, dalla Carbon Footprint fino al packaging».

Il progetto è iniziato due anni fa con l’obiettivo di trovare un luogo ideale per produrre il vino dell’Azienda riducendo al minimo l’impatto ambientale.

«Sembrava una scommessa ambiziosa, un progetto difficile, in così breve tempo -spiega Manelli- ma il nostro impegno ci ha premiato. Abbiamo coinvolto le istituzioni, il mondo universitario, imprese pubbliche e private in quello che definirei un laboratorio aperto ed in continuo movimento: in tempi record, abbiamo realizzato la nostra cantina, oggi completamente funzionante ma che in realtà è solo un punto di partenza».

La cantina Off Grid, che si sviluppa su una superficie di 3.400 mq, ha raggiunto la piena autonomia energetica attraverso il risparmio energetico ottenuto attraverso innovative dotazioni tecniche e lo sfruttamento di energie rinnovabili.

Il 54% della produzione della nuova cantina viene, infatti, soddisfatto dal risparmio energetico ottenuto da collettori solari che convogliano la luce solare all’interno, i giardini verticali e il recupero di ventilazioni naturali fredde notturne che isolano dal caldo estivo, i vinificatori che sfruttano il gas autoprodotto dalla fermentazione per movimentare i vini.

Fondamentale poi l’utilizzo delle biomasse prodotte in azienda (cippato da vigneto, cespuglietti, siepi razionali, coltivazione arborea ) da cui si ricava il 29% della produzione energetica necessaria e l’energia geotermica da cui proviene il 15% del fabbisogno grazie a 400 mt di sonde interrate a bassa profondità lungo i filari. Infine, la poca energia elettrica necessaria è prodotta dal fotovoltaico (2%).

 Rispetto ad una cantina tradizionale, inoltre, la potenza termica da 200 kW passa a 150 kW (meno 25%), la potenza frigorifera da 230 kW a 100 kW e per quanto riguarda la potenza elettrica da 80 kW a 50 kW (meno 35%). 
L’investimento specifico in tecnologia per ottenere l’efficienza energetica e per le rinnovabili è stato pari a 350mila euro con un risparmio calcolato di 46mila euro di bollette all’anno.

Il Gruppo di Lavoro “Salcheto Carbon Free”, si avvale di un comitato scientifico le cui ricerche sono sostenute dalla Provincia di Siena ed è coordinato da Domenico Andreis (Università di Siena),

Vi partecipa un pool di esperti in varie discipline tra cui Riccardo Basosi (Università di Siena), Francesco Miglietta (Ibimet CNR), Antonio Ferro (Extra Comunicazione), Michele Crivellaro (Valoritalia), Leonard Bernardelli (CSQA), Paolo Fulini (La Fabbrica del Sole).

«Mi auguro -ha detto Michele Manelli- che il progetto della Salcheto, perfettamente in linea con quelli che sono gli obiettivi strategici del Protocollo di Kyoto, diventi un esempio. Se altre aziende, infatti, applicassero il modello-Salcheto all’intera produzione nazionale si potrebbero ridurre le emissioni di qualcosa come 2,3 milioni di tonnellate di CO2eq, raggiungendo un risultato sorprendente anche in termini di valore commerciale. Gli investimenti fatti consentono enormi risparmi sul lungo termine».

«Si tratta – ha concluso Manelli- di un progetto che qualsiasi azienda vinicola può in maniera molto semplice riprodurre al proprio interno, permettendo così al sistema Paese di ottenere abbattimenti di emissioni molto significativi. Miglioramenti che grazie al lavoro svolto sulla Carbon Footprint potranno essere certificati e comunicati in maniera trasparente al consumatore».