C’era una volta il nimby, not in my back yard, non nel mio cortile.
Ma nel caso del progetto del parco eolico di Poggio Tre Vescovi, che abbraccia Emilia Romagna e Toscana, si assiste a un curioso ribaltamento: non sono i locali a difendere i loro cortili da opere indesiderate, male Regioni e il ministero dei Beni culturali. Not in your back yard, dunque.
Il nodo del contendere è la realizzazione di un parco eolico (36 aerogeneratori, una potenza di oltre 122 Mw) tra Castelde1ci (Rn), con 22 pale previste; Verghereto (Fc), sui cui crinali sono preventivati 3 aerogeneratori; e Badia Tedalda (Ar) con 22 pale. Un investimento da 260 milioni targato Geo Italia, controllata al 100%
dall’omonimo studio di progettazione tedesco specializzato nell’eolico. A fronte di una produzione di 252 Gwh annui e a una redditività media lorda annua di 20 milioni, in sei lustri si taglierebbero le emissioni di C02 di 4 milioni di tonnellate. Dopo un decennio di studi sulla ventosità dei crinali, i tre Comuni firmarono nel 2009 un protocollo d’intesa che pone a chi avanza progetti sull’ eolico obblighi precisi.
Nasce da quell’intesa l’idea di realizzare una public company – realtà diffusa in Germania, mentre in Italia è sperimentata solo in piccoli impianti fotovoltaici o a biomasse – alla quale conferire il 30% delle quote del parco eolico. Ai cittadini che investissero – dice il proponente del progettosarebbero garantiti, agli attuali andamenti del mercato, rendimenti del 7 per cento. I comuni potrebbero, invece, rimpinguare casse ormai prosciugate. «A fronte di un investimento di . circa 7 milioni per l’acquisto in leasing di una pala – spiega il sindaco di Castelde1ci, Mario Fortini – il mio comune, che ha un bilancio annuale inferiore al milione, incasserebbe 1,2 milioni per trent’anni. Un pool di avvocati e commercialisti sta studiando la forma giuridica più idonea a premetterlo».
L’intesa prescrive anche che una parte consistente dei lavori sia affidata a imprese locali e che, per la man!1tenzione, siano assunte 20-30 persone del luogo. «E oltre a non compromettere il territorio – aggiunge Guido Guidi, sindaco di Verghereto- e a prevedere, come compensazione, risorse da destinare al restauro di una parte considerevole del patrimonio artistico, l’eolico darebbe una spinta al turismo con la creazione di un parco scientifico-tecnologico».
«Il progetto è coerente con le normative vigenti, migliorabile sotto il profilo dell’impatto ambientale – dice il presidente della sezione Italia Nostra di Sestino, Gabriele Cevasco – ed è il primo in Italia a prevedere l’azionariato diffuso applicato all’eolico. I no pregiudiziali sono deleteri, si valutino con lungimiranza i progetti,
specie quelli che, fondandosi su modelli gestionali trasparenti, garantiscono uno sviluppo ecosostenibile delle comunità locali». Si misura in anni luce la distanza con la dirigenza nazionale di Italia Nostra (e con il Wwf), che ha più volte sconfessato quella posizione – allineata al sì di Legambiente – e medita di chiudere la sezione "ribelle". «In Italia non c’è una ventosità tale da giustificare impianti di simili dimensioni e riteniamo sovrastimati i benefici per il territorio, visto che i comuni non possono dall’anno scorso, per legge, incassare quote dei proventi dagli impianti. Oltre a ciò, i numeri sulla ricaduta occupazionale sono eccessivi», ribatte Mariarita Signorini della giunta nazionale. E aggiunge: «I vantaggi sono, invece, di pochi: abbiamo presentato un esposto alla Procura di Firenze denunciando il conflitto d’interesse del sindaco di Badia Tedalda, che col fratello è proprietario dei terreni su cui è previsto il 50% delle pale toscane».
«Quei terreni sono nostri da più di 30 anni – replica il sindaco chiamato in causa, Fabrizio Giovannini – ossia i
molto tempo prima che, nel 2006, la provincia di Arezzo ne riconoscesse la vocazione eolica. Sulla questione si esprimerà la magistratura. Comunque, i nostri terreni saranno affittati alle stesse condizioni previste per gli altri proprietari e, inoltre, con questo progetto, i benefici ricadrebbero anche sull’intera comunità».
Sul fronte dell’impatto ambientale, le criticità emerse in Conferenza dei servizi sono numerose: le dimensioni eccessive dell’impianto; l’impatto visivo di pale alte 180 metri su un territorio vergine (le terre di Piero dellaFrancesca e Della Robbia, dice Italia Nostra); le caratteristiche geologiche dei terreni, in alcuni casi a rischio dissesto; la vicinanza ad aree naturalistiche Sic e Zps e le ripercussioni sulla fauna; l’interferenza tra il cavidotto per collegarsi alla rete da realizzare con il metanodotto esistente; la mole degli interventi sulla viabilità e dei terreni provenienti dagli scavi.
I sindaci sono insorti e Legambiente Toscana, citando gli ultimi stop dati dal Granducato, parla anche per Poggio Tre Vescovi di «motivazioni debolissime» e di un «no pregiudiziale all’eolico». «Stanti le osservazioni della Conferenza dei servizi si fatica a capire-argomenta Mario Schirru, responsabile Geo Italia – come le linee guida delle due regioni definiscano quelle aree non critiche e idonee all’ eolico. Entrambe affermano che il progetto è sovradimensionato, ma non fissano alcun limite. Si dice che c’è interferenza tra il cavidotto e il metanodotto, ma Snam lo nega. C’è rischio frana? Abbiamo previsto lavori per contrastare il dissesto idrogeologico. E per quanto riguarda la viabilità amplieremo solo piste utilizzate dai contadini».
Comunque sia, l’ardua sentenza spetta al Consiglio dei ministri che dovrà pronunciarsi entro l’anno. Il Mibac si è già espresso e le regioni non paiono intenzionate a cambiare idea: «Se ritengono che abbiamo sbagliato – dice Annamaria Bramerini, assessore toscano all’Ambiente, annunciando il prossimo varo di nuove linee guida regionali sull’ eolico – ricorrano al Tar. Ma non si dica che il nostro è un no all’eolico: abbiamo autorizzato impianti per 104 Mw sui 300 previsti al 2020». «La produzione di energia da fonti rinnovabili – conclude l’assessore emiliano alle Attività produttive, Giancarlo Muzzarelli – è praticabile solo quando risulti compatibile con il paesaggio. Quella struttura va quindi rivista e calibrata per un corretto equilibrio tra paesaggio, territorio ed energia».