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Le turbine dentro il Parco

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Le centrali di nuova generazione hanno impatto ambientale limitato

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Luca Vaglio

 

Rispetto dell’ambiente e tecnologie innovative sono le linee guida che hanno ispirato Consorzio canale industriale Camuzzoni nella realizzazione dell’impianto idroelettrico che si trova nei pressi di Verona, sul fiume Adige. Si tratta di un progetto, operativo dal 2010, con una potenza installata di circa 1,3 Mw e a Deflusso minimo vitale, ossia fatto per funzionare stabilmente utilizzando la portata di acqua minima che si ha durante l’anno nel fiume. Grazie a questa caratteristica l’impianto, in grado di produrre 12 Gwh annui di energia elettrica, incide in misura assai ridotta sugli equilibri idrogeologici dell’area circostante. «Il progetto, che si giova di un’analisi tecnica preliminare curata dallo studio Frosio di Brescia, sorge su un territorio sottoposto a vincolo ambientale, poiché si trova all’interno del Parco Adige Nord. Per questa ragione è stato necessario richiedere una Valutazione di impatto ambientale (Via) della Regione. Il progetto si colloca su una struttura già esistente e risalente agli anni ’20. Si tratta di una conca di navigazione pensata per far passare le barche in quel punto del fiume, dove c’è un piccolo salto di 3,5 metri. Il nostro progetto è andato a ripristinare e a rinforzare la vecchia conca di navigazione, aggiungendo nello stesso spazio un impianto di produzione dell’energia elettrica», spiega Roberto Redivo, direttore del Consorzio Camuzzoni. Per poter realizzare l’impianto nello spazio della conca di navigazione preesistente, riducen do così al minimo l’impatto ambientale, è stata adottata una tecnologia particolare, denominata StrafloMatrix. «In sostanza, nelle pale fisse delle turbine sono incorporati dei magneti permanenti. Questo fa sì che turbina e generatore di energia siano tutt’uno e permette di avere una struttura notevolmente più compatta rispetto a quanto avviene in altri impianti. Così, si risparmia spazio e, inoltre, si riesce a sfruttare la notevole portata d’acqua disponibile, sia pure con un salto modesto», precisa sempre Roberto Redivo. In virtù di queste caratteristiche, il progetto ha ricevuto lo scorso anno PAustrian State Prize. Il Veneto è al quarto posto in Italia, dopo Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige, per quanto riguarda l’energia idroelettrica con 1.106 Mw installati nel 2010, pari al 6,2% del totale nazionale. In base ai dati del Gse (Gestore servizi elettrici), lo scorso anno la produzione idroelettrica è stata di 4.511 Gwh contro 51.117 Gwh in tutta Italia. E il settore continua a mostrare una certa vitalità, visto che nell’ultimo biennio sono stati realizzati 55 nuovi progetti, di piccola taglia, in media con potenza inferiore a i Mw, su un totale di 256 impianti funzionanti nella Regione. «Va anche detto che nell’elenco dei nuovi impianti, come lo stesso Gse si è premurato di precisare, potrebbero rientrare anche un certo numero di piccole strutture già esistenti, ma non ancora tracciate e registrate» spiega lulca Collevecchio di Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili). Questo dinamismo si deve senza dubbio alle caratteristiche idrogeologiche del Veneto, ma anche all’efficienza dell’amministrazione e a una relativa velocità delle autorizzazioni. «Il Veneto ha cercato di semplificare i passaggi burocratici necessari a far partire un nuovo impianto idroelettrico, unificando la procedura dell’autorizzazione unica per le fonti rinnovabili e quella per ottenere la concessione dell’uso delle acque pubbliche» dice Colleveccio. Altri aspetti normativi, invece, destano maggiore perplessità. «Secondo la Dgr 1609 del 2009 – spiega Collevecchio – la concessione per gli impianti di potenza superiore ai 7 Mw ha una durata ventennale contro i 30 previsti dal Testo unico nazionale, mentre la possibilità di richiedere una concessione trentennale è prevista soltanto presentando un Piano economico finanziario che giustifichi un limite più lungo». E, ancora, determina aggravi economici il fatto che, secondo una prassi adottata dalla regione Veneto, per ottenere il rinnovo della concessione dell’acqua pubblica per un impianto già esistente e su cui non siano state effettuate modifiche, sia necessario fare ex novo la Via.