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A che punto è l’inquinamento atmosferico in Toscana

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ARPAT evidenzia «alcune criticità relative agli inquinanti particolato Pm10, biossido di azoto e ozono», ma anche progressi. Legambiente conferma: «Deciso miglioramento» sul trend decennale

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

In attesa che nel corso dei prossimi mesi venga pubblicata la relazione annuale relativa allo stato dell’inquinamento atmosferico nel 2018, da ARPAT hanno elaborato un primo focus che mostra una situazione in miglioramento per la qualità dell’aria sul territorio regionale, anche se «permangono alcune criticità relative agli inquinanti particolato Pm10, biossido di azoto e ozono», soprattutto in alcune aree della Rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria della Regione Toscana.

Per quanto riguarda il Pm10 «la concentrazione media regionale registrata nel 2018 è pari a 21 µg/m3, leggermente inferiore rispetto alla media dell’anno precedente», e – come già da diversi anni – il valore limite relativo all’indicatore della media annuale di Pm10 «è stato ampiamente rispettato in tutte le stazioni» della Rete regionale attive; anche il limite di 35 superamenti della media giornaliera di 50 µg/m3 è stato rispettato in tutte le stazioni della rete regionale, con l’eccezione però «della stazione di fondo del comune di Capannori, presso la quale ne sono stati registrati 53». Più in generale, i superamenti nel 2018 sono stati «meno frequenti» rispetto all’anno precedente, e comunque distribuiti in modo disomogeneo, con «una maggior incidenza del fenomeno nelle zone interne di Firenze, nelle due zone di Prato e Pistoia e del Valdarno pisano e Piana lucchese. Il fenomeno dei superamenti del valore limite giornaliero è invece quasi assente nelle zone Costiera e Collinare e Montana».

Anche per il Pm2,5 la media regionale del 2018 è pari a 14,1 µg/m3, ovvero leggermente inferiore a quella degli ultimi due anni, e il limite normativo di 25 µg/ m3 riferito all’indicatore della media annuale è stato rispettato in tutte le stazioni della Rete regionale; anche in questo caso però i valori più alti di Pm2,5 sono stati registrati, analogamente agli anni precedenti, dalla stazione di LU-Capannori (UF), che ha registrato 22 µg/ m3 di media.

Guardando al biossido di azoto (NO2) si osserva che «la media regionale registrata è stata complessivamente pari a 21,7 µg/m3, inferiore di 2,3 µg/m3 rispetto al 2017», e in questo caso «il valore limite relativo all’indicatore della media annuale del biossido di azoto, imposto dal D.Lgs. 155/2010 e pari a 40 µg/m3, è stato superato soltanto presso la stazione di traffico di viale Gramsci (60 µg/m3), presso il comune di Firenze».

Ma anche nel caso dell’NO2 i valori però stanno migliorando: confrontando le medie annuali degli ultimi due anni, ARPAT nota che «per ciascuna stazione i valori medi si sono mantenuti piuttosto costanti ma con una tendenza alla diminuzione».

Infine l’ozono, che nel 2018 conferma criticità per la Toscana: il valore obiettivo per la protezione della popolazione «è stato superato in 7 stazioni su 10 ed è stato raggiunto presso un sito», con una situazione problematica «in particolare per le zone interne toscane, ma i superamenti si sono verificati in tutte le zone della Regione».

Quello prodotto da ARPAT risulta un quadro coerente rispetto alla situazione delineata anche da Legambiente all’interno del suo ultimo rapporto nazionale Mal’Aria 2019, che Fausto Ferruzza e Michele Urbano – rispettivamente presidente e responsabile del settore aria di Legambiente Toscana – hanno contestualizzato in conferenza stampa per il territorio regionale. Dal dossier del Cigno Verde emerge infatti un bilancio fatto di luci e ombre per la Toscana, anche se è indubbio che il trend decennale segnala miglioramenti assai consistenti, specie sulle polveri fini: «La situazione dell’inquinamento atmosferico 2018 in Toscana è in deciso miglioramento, anche se permangono situazioni di criticità».

Come migliorare dunque? Intervenendo in primis sui principali fattori scatenanti dell’inquinamento atmosferico, ovvero mobilità su gomma e inefficiente climatizzazione degli edifici. Non a caso per Legambiente la sfida importante che oggi deve affrontare il Paese è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento e di ripensare le città per le persone, non per le auto; contemporaneamente è «fondamentale incentivare anche l’efficientamento energetico dei nostri edifici, in modo tale che il ciclo del riscaldamento/raffrescamento del patrimonio edilizio sia meno impattante sul piano delle emissioni in aria. Da questo punto di vista – osservano da Legambiente Toscana – il problema delle modalità vetuste e inquinanti per riscaldare le abitazioni concorre senz’altro a spiegare il dato sul particolato fine (Pm10 e Pm2,5) nella Piana di Capannori».